Vita da Strega
ROMA – Alla Biblioteca Rispoli in piazza Grazioli giovedì 21 luglio alle 18.30 nell’ambito della mostra di Carlo Riccardi Vita da Strega si terrà il dibattito I ricordi del Premio Strega.
La mostra resterà aperta fino al 30 luglio.
Oltre all’autore, alla discussione sull’esposizione fotografica parteciperanno Raffaele La Capria, vincitore 1961, Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci promotrice dello Strega, insieme allo scrittore Roberto Ippolito, giurato in qualità di Amico della domenica.
Infatti il Premio è sempre stato animato dagli Amici della domenica, chiamati così per il giorno delle loro prime riunioni nel 1944. Sono loro il corpo elettorale da sempre: si tratta di quattrocento esponenti del mondo culturale che ogni anno, con due successive votazioni a Roma, scelgono il libro di narrativa vincitore.
Correva l’anno 1961: Il Premio Strega giungeva alla quindicesima edizione. Raffaele La Capria, in partenza non considerato favorito, lo conquista con Ferito a morte battendo in finale Natalia Ginzburg e Giovanni Arpino dopo aver già messo fuori gioco Leonardo Sciascia e Lalla Romano.
Esattamente 55 anni e 15 giorni dopo la vittoria, La Capria scaverà nei ricordi del riconoscimento letterario italiano più importante e racconterà insieme a Petrocchi ed Ippolito gli anni d’oro del Premio.
È un appuntamento unico per godere contemporaneamente delle testimonianze sulla vita e sui retroscena della manifestazione e delle suggestive immagini in bianco e nero che immortalano emozioni e modi di essere dei protagonisti.
C’è una singolare coincidenza: La Capria, chiamato affettuosamente Dudù, e Carlo Riccardi sono nati entrambi il 3 ottobre. Il primo nel 1922, il secondo nel 1926. Stanno quindi per compiere, rispettivamente, 94 e 90 anni. Nella mostra, curata da Maurizio Riccardi e Giovanni Currado e nata da un’idea di Roberto Ippolito, lo stesso La Capria è ritratto e non solo con in mano l’assegno ricevuto da un milione di lire.
Il suo libro ha lasciato il segno, anche se la vittoria è avvenuta con un solo voto di vantaggio rispetto sia a Fausta Cialente che ad Arpino e grazie all’arrivo in ritardo di una scheda inviata per posta. Delle vicende di quell’anno incredibile e non solo di quell’anno parla Stefano Petrocchi, fra l’altro autore del libro La polveriera, pubblicato da Mondadori, che definisce lo Strega «… da sempre un formidabile contenitore di storie, perlopiù a sfondo giallo [ma] beninteso, non il giallo oro che lo zafferano dona all’omonimo liquore dal sapore dolce e speziato», sponsor sin dalla prima edizione del 1947 vinta da Ennio Flaiano.
A cominciare proprio dall’arguto Flaiano, con le fotografie di Carlo Riccardi (esposte in seguito alla paziente opera di ricerca e recupero dai negativi originali dell’Archivio Riccardi) vengono proposti gli anni d’oro del Premio dall’istituzione fino al 1971 e sfilano l’impeccabile Pier Paolo Pasolini, un giovanissimo Umberto Eco, l’attraente Elsa Morante, l’annoiato Alberto Moravia, tanti altri scrittori e i partecipanti alle serate delle votazioni come gli attori Alberto Sordi o Claudia Cardinale o il pittore Renato Guttuso.
Alla Biblioteca Rispoli, a pochi metri da Piazza Venezia nelle ex scuderie del quattrocentesco Palazzo Doria Pamphilj, vengono dunque ricostruiti con Ippolito i momenti salienti del Premio, di cui è regista Petrocchi, fino all’ultima edizione vinta da Edoardo Albinati, con La scuola cattolica, edito da Rizzoli.
La Rispoli fa parte delle Biblioteche di Roma, il cui commissario Paola Gaglianone giovedì 7 luglio ha inaugurato la mostra con
Antonio Debenedetti, finalista nel 1991 e nel 2001, e Ippolito. È intervenuto anche il critico Filippo La Porta.
Vita da Strega è anche un libro, presentato in anteprima nel corso dell’inaugurazione della mostra, dal titolo Gli anni d’oro del Premio Strega – Racconto fotografico di Carlo Riccardi (Edizioni Ponte Sisto). Il volume, curato da Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, raccoglie una selezione di oltre 90 foto, una sintesi più ampia della raccolta presente all’interno dell’Archivio Riccardi, e si conclude con il commento di Stefano Petrocchi.
(ph archivio Carlo Riccardi, per gentile concessione)