Vincenzo Arangio-Ruiz a Villa Sorvillo
Portici, il nostro autore ci racconta la storia di Villa Sorvillo di Bellavista dove soggiornò il giurista Vincenzo Arangio-Ruiz
di Teodoro Reale
Nel 1922 Vincenzo Arangio Ruiz, quasi quarantenne, fu chiamato ad insegnare Storia del Diritto Romano all’Università della natia Napoli, dove si era laureato nel 1904.
Erano i primi anni della dittatura fascista: per sottrarsi al clima della città e per dedicarsi meglio ai suoi studi si trasferì nella settecentesca Villa Sorvillo di Bellavista, come ha ricordato Antonio Guarino, suo allievo e poi genero: «… costituiva, (…), nella sua riposta serenità, un rifugio ai crucci che il regime politico del tempo procurava al suo spirito di fermo e convinto liberale, onorato dall’amicizia di Croce e dalla consuetudine con la scelta schiera di amici del filosofo napoletano.(…) Egli ritornava con piacere ogni giorno alla quiete operosa di Bellavista, ove attese in pochissimi anni alla prima stesura delle Istituzioni, a quella del corso sulla responsabilità contrattuale, nonché all’impostazione della Storia del diritto romano, che sarebbe apparsa in edizione ufficiale non più riservata agli studenti, soltanto qualche anno appresso. Erano giornate di lavoro intenso, che egli inaugurava per vero assai tardi, levandosi mai prima delle nove del mattino, ma concludeva in compenso tardissimo, verso le due o le tre del mattino seguente, sedendo lunghe ore al tavolo dello studio, in una stanza piena di porte, aperta a tutti i rumori di casa e talvolta all’amabile, ma non perciò meno alto baccano che i figliuoli producevano insieme ai molteplici amici convogliati dalla loro spigliata ospitalità nella villa.»
La sua scelta non fu una fuga: gli eventi di quei giorni non lo videro spettatore passivo, anzi. Profondi infatti erano i suoi rapporti con l’ambiente antifascista liberale, in particolar modo con Benedetto Croce, Giovanni Amendola, e Gherardo Marone, avvocato e letterato, fondatore di La Diana, una delle primissime riviste a diffondere l’opera poetica di Ungaretti, e della rivista politica Il Saggiatore.
Vincenzo Arangio-Ruiz fu tra i promotori a Napoli dell’Unione Nazionale fondata da Amendola, e collaborò a Il Mondo, testata vicino al movimento.
Intensa fu la sua attività giornalistica, iniziata con l’articolo La politica e le Università. Lettera agli uomini di Scienza (Il Mondo, 3 luglio 1924), cui fecero seguito altri articoli sulla rivista di Gherado Marone: Il debitore moroso e le bande indigenti (Il Saggiatore, n. 1-2 10-25 dicembre 1924), Esame di coscienza (Il Saggiatore, 15 gennaio 1925), Acque stagnanti (Il Saggiatore, 30 aprile 1925). Quest’ultimo portò, dopo alcuni sequestri, alla chiusura definitiva della rivista.
Tali articoli, oltre ad essere delle vere e proprie requisitorie contro il nascente regime, erano anche arguti ed ironici, e per questo più trasgressivi agli occhi dei fascisti.
Inoltre, l’1 maggio 1925 Arangio Ruiz telegrafò a Benedetto Croce la sua adesione al Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto dal filosofo in risposta a quello di Gentile: «Prègola includermi tra firmatari manifesto grazie.»
Un altro ricordo è quello del magistrato Domenico Zeuli, già suo allievo, stabilitosi a Portici alla fine degli anni Venti: «… nell’attesa del treno della Circumvesuviana, che da Bellavista ci portava a Napoli. L’incontro era sempre desiderato e gradito perché potevamo confidarci le nostre osservazioni, anche sul regime politico del tempo, che tentava di conculcare ogni libera e palese espressione di pensiero.»
Il legame di Arangio-Ruiz con Bellavista venne interrotto nel 1931 dalla disposizione del regime di obbligare i docenti di prestare giuramento al fascismo, introdotta dal Regio Decreto del 28 agosto 1931.
Per sottrarsi a questa imposizione Arangio-Ruiz scelse di trasferirsi all’Università del Cairo, dove a partire dal 1931 venne chiamato ad insegnare Diritto Romano e Papirologia.
Nel 1937 prese casa anche a Napoli in via Tasso, ma fece ritorno a Bellavista con mezzi di fortuna.
Nel 1944 Vincenzo Arangio-Ruiz venne nominato Ministro di Grazia e Giustizia del Governo di Salerno e scelse l’amico Zeuli come Capo di Gabinetto.
(La foto di copertina è di V.Pandolfo, per gentile concessione)