Cultura

Villa Signorini

Ancora un gioiello del ’700 napoletano, una delle poche Ville Vesuviane che conserva intatta l’atmosfera borbonica, Villa Signorini

di Tonia Ferraro

ERCOLANO (NA) – Villa Signorini è forse la dimora vesuviana ad essersi conservata praticamente intatta nel suo splendore originario. Edificata nella seconda metà del XVIII secolo, per lo stile architettonico è attribuibile a Domenico Antonio Vaccaro, che progettò anche la vicina Villa Maltese, in territorio porticese.

Da un catasto provvisorio del 1809, sappiamo che in origine il proprietario era un certo don Andrés Alfano. Poi passò a Giovanbattista Cirelli, e in seguito a diversi proprietari, tra cui Luigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona. Nel 1884 venne venduta a Carlo Brancia principe d’Apricerna. Nel 1911 villa e terreno circostante furono acquistati dall’industriale Paolo Signorini.

Alla fine degli anni ’80 Villa Signorini divenne proprietà della società che attualmente la gestisce, che ne ha fatto una struttura di uso pubblico per manifestazioni culturali e di spettacolo, feste e cerimonie, e comunque a disposizione di coloro che vogliano visitarla.

Abitata fino al 1980, Villa Signorini dopo il sisma del 23 novembre venne parzialmente evacuata. Il terremoto non causò rilevanti danni statici all’edificio, che piuttosto furono dovuti all’abbandono in cui versò per un decennio: le infiltrazioni d’acqua, infatti, provocarono il deterioramento delle decorazioni dei soffitti del piano nobile.

La facciata dell’edificio, di due piani, presenta caratteristiche tipiche dell’architettura rococò, come gli stucchi che adornano i vani delle finestre al pianterreno e quelli dei balconi al piano nobile. Sul muro che affaccia su via Roma si aprono tre ingressi, di cui il principale presenta un elegante portale in piperno da cui partono due mensole aggettanti a voluta, sempre di piperno, che reggono il balcone sovrastante.

La fabbrica di Villa Signorini ha una tipologia a corte e un impianto planimetrico più o meno quadrato, con due logge laterali, originariamente scoperte, con balaustre traforate, che si ritrovano uguali sulla terrazza posteriore del piano nobile, caratteristiche del Vaccaro, con elementi di gusto floreale in sintonia col rococò delle strutture in ferro battuto e vetro della loggia sul giardino e le decorazioni a stucco e su carta del piano nobile, e ad alcuni infissi interni in legno.

Avendo adibito l’edificio a propria abitazione, fu proprio Paolo Signorini ad apportare piccole trasformazioni strutturali all’edificio originario: alla terrazza della facciata posteriore furono aggiunte due scale sui lati, creando un accesso al giardino dal piano nobile.

Di fronte si trova un’edicola, al centro una pregevole fontana con statua impreziosita da una struttura in ferro battuto.

Il giardino è uno dei pochissimi che ancora conserva planimetria e sistemazione originaria, come si evince dalla Mappa del Duca di Noja e da alcuni disegni del Giardiniere Reale Francesco Geri. Anticamente confinava con il prolungamento del giardino di Villa Maltese che la collegava al mare, la cosiddetta  “passeggiata de’ I Caravita“, primi proprietari di quest’altra dimora vesuviana.

Il giardino all’italiana di Villa Signorini oggi confina con il Parco inferiore della Reggia, in quanto quello di Villa Maltese-Caravita è stato estremamente ridotto. Di contro, le pertinenze agricole di Villa Signorini – separate dal resto del giardino da un viale costeggiato da palme che accede a via Marittima – sono rimaste intatte.

Un grillage di fine ‘800 rivestito da un glicine si apre su di una radura dove si trova una colonna greca.

Un roseto supportato da strutture in ferro lavorato inizio ’900 racchiude il giardino centrale, mentre quello laterale ha un proprio ingresso da via Roma, ed è contornato da gelsomini e siepi di alloro. Accanto all’ingresso si trova una bellissima camelia vecchia di circa novant’anni.

L’ultima ristrutturazione della villa ebbe inizio nel 1991. Condotta sotto il severo controllo degli Enti preposti alla salvaguardia degli edifici storici ed artistici, terminò nel ’93. La procedura di recupero è stata particolarmente attenta e confacente agli interventi eseguiti nel corso degli anni, cercando di salvare i pavimenti e gli infissi sia interni che esterni. Nella ricostruzione sono stati impiegati materiali quanto più compatibili a quelli originari.

Arredata in modo sobrio e consono alla vetustà dell’edificio, Villa Signorini rimane uno dei più bei Casini di Delizie del Miglio d’Oro, dove ancora oggi si ha la possibilità d’intrattenersi e rivivere il passato, immersi in una natura e un paesaggio impareggiabili.

La squisita ospitalità dell’ingegner Corrado Sorbo, gestore di Villa Signorini Events & Hotel, mette a disposizione stanze nella parte antica e nelle dependance della dimora vesuviana, una piscina e l’eccellente ristorante Le Nuvole.

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Liberamente tratto dall’articolo dell’autrice Tonia Ferraro pubblicato s www.ilmediano.it in data 14/02/2011

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