Cultura

Villa Pignatelli di Montecalvo

L’incuria e l’estrema frammentazione della proprietà faranno scomparire per sempre Villa Pignatelli di Montecalvo, gioiello dell’architettura vesuviana 

di Tonia Ferraro

SAN GIORGIO A CREMANO (NA) – Al largo Arso, angolo via Botteghelle, si erge un rudere ancora maestoso, malgrado le ingabbiatre che lo tengono in piedi: è la Villa Vesuviana Pignatelli di Montecalvo, patrimonio UNESCO.

La dimora fu edificata nel 1747 per volere della nobile Emanuella Caracciolo Pignatelli duchessa di Montecalvo, che acquistò una tenuta  che si estendeva per quattro ettari.

L’ingresso principale dell’edificio presenta uno schema planimetrico a forma di U con un atrio centrale a pianta ellittica.  Al centro della volta si trova una metopa, cioè una formella in pietra,  con le iniziali E.D. scolpite in rilievo.

 

Dall’atrio, corredato da  panchine di piperno, partono due scaloni rococò d’accesso al piano nobile della stessa pietra vesuviana che presentano una serie di fregi e volute delicati e leggeri.

Altre due scale, sebbene di grande effetto, sono un’aggiunta ottocentesca, funzionali allo sbocco dei terrazzi panoramici.                                                                                                 Al piano nobile, in corrispondenza dell’atrio si trova un salone ellittico sormontato da una cupola che sporge all’esterno della fabbrica.

Come in tutti i Casini di Delizie, originariamente un’apertura dava accesso al parco retrostante, attraverso un lungo viale che probabilmente terminava con un’esedra per poi sfociare nel giardino. Purtroppo possiamo solo immaginarlo, perché quello della dimora non esiste più.

Di notevole interesse era cappella gentilizia, dedicata alla Madonna Immacolata, con un meraviglioso pavimento in maiolica.

Alla morte di Emanuella, che si spense proprio nella villa, la proprietà passò agli eredi, fino al 1903, quando venne venduta passò al cavalier Emiddio Mele.

Sebbene le modifiche strutturali all’edificio fossero già iniziate alla fine dell’800, quando la villa fu ripartita tra i due fratelli Carlo e Paolo Pignatelli di Montecalvo, lo scempio vero e proprio cominciò  con Mele, che ricavò diversi appartamenti. La sola galleria a volta ellittica venne trasformata in un’unica abitazione. A quell’epoca i meravigliosi affreschi e stucchi vennero eliminati e furono praticate aperture di luci nei muri.

Il progetto originario della villa, attribuito erroneamente al Vaccaro o al Sanfelice, fu invece di un geniale per poco noto architetto, Girolamo Molino.

Il Molino diresse i lavori questa dimora principesca dal 1741 al 1747. Dalle ricerche fatte dal Docente di Urbanistica professor Giuseppe Fiengo risulta che il capomastro del cantiere si chiamava Carlo Caruso, di San Giorgio a Cremano, come si evince dall’atto stipulato dal notaio Tommaso Sodano il 20 novembre 1741 in Napoli. Napoli.                          Sorsero controversie tra il capocantiere e la principessa Emanuella; la responsabilità delle inadempienze alla fine ricadde sulle spalle del povero architetto Molino e ne minòin modo irreparabile la credibilità professionale.

Dal 1747 al 1765 i lavori vennero affidati a fra Giacinto da Foggia, che operò rispettando il progetto originale del Molino. In cantiere, la fabbrica fu curata dal maestro Crescenzo Cozzolino di Resina e gli stucchi dal maestro Marcantonio Ferraro di Torre del Greco.

Questo è ciò che era Villa Pignatelli di Montecalvo: oggi, invece, è una struttura fatiscente puntellata dal Comune per la messa in sicurezza, quando qualche anno fa si aprì na grossa lesione sul lato dell’edificio che affaccia su via Botteghelle.

Gli stucchi sono quasi del tutto scomparsi. Sul portone si vede ancora lo stemma della famiglia, riposizionato nel 1959 dopo che per vario tempo era stato abbandonato in un angolo dell’atrio. L’atrio centrale è diventato un ventre vuoto dove il vento spinge cartacce e l’inciviltà della gente immondizia. L’apertura posteriore conduce ad uno spazio aperto dove di verde sono rimaste solo le  erbacce.

I diversi proprietari pare non abbiano interesse al recupero di questo splendore, le Istituzioni tacciono, l’Ente Ville Vesuviane pure. Solo il FAI ha mostrato interesse proponendolo al censimento I luoghi del cuore, ma con poco successo.

Il passante ignaro viene informato da un cartello che si tratta della famosa Villa Pignatelli di Montecalvo. Il saperlo non fa che acuire il grande dispiacere di vederla nelle condizioni in cui versa.

Liberamente tratto dall’articolo dell’autrice Tonia Ferraro pubblicato il 15/03/2011 su www.ilmediano.it

La Villa, cartolina d’epoca, erroneamente citata come Pignatelli di Monteleone

 

6 pensieri riguardo “Villa Pignatelli di Montecalvo

  • Giorgio Esposito

    Complimenti per l’articolo e per il grafico del prospetto principale della Villa, che è una Tavola della mia tesi di Laurea

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    • Grazie per l’attenzione. Provvederemo a segnalare che è lei l’autore del grafico.

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  • GIORGIO ESPOSITO

    il mio commento è solo un plauso. Non rivendico nulla. Mi piace che si alimenti l’attenzione su un luogo troppo dimenticato, pur essendo l’unica vera testimonianza architettonica del settecento nella nostra città, degna di nota

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    • La ringraziamo per l’apprezzamento, ma è giusto essere rispettosi della proprietà altrui. Complimenti per il grafico

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  • Salviamo Villa Pignatelli di Montecalvo

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    • La ringraziamo per la sua attenzione. Anche noi ci auguriamo che si possa trovare una soluzione per restaurare quella magnifica villa vesuviana, ma purtroppo è una situazione molto complicata. Saluti

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