Variante Omicron, venti di febbraio
Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASLnapoli3sud, Consigliere nazionale Società italiana medicina dell’Adolescenza, ci parla della situazione attuale della pandemia e della lotta alla variante Omicron e alle sue mutazioni
Il Sars-CoV-2 virus continua a “correre” in tutto il mondo, con picchi di contagi in Europa, Asia, Nuova Zelanda. Nella settimana 17-23 gennaio, secondo il report dell’Oms, la regione che ha riportato il maggiore aumento del numero di nuovi casi nel mondo è stata quella del Mediterraneo orientale, mentre il numero massimo di nuovi decessi settimanali si è registrato nella regione del Sud-est asiatico. Il numero assoluto più alto di nuovi casi e di decessi nel mondo è stato segnalato dagli Stati Uniti.
Nella Regione Europea, l’Italia purtroppo figura al secondo posto per numero assoluto nuovi casi e decessi. Al primo posto per nuovi casi è la Francia, mentre la Russia ha il più alto numero di decessi.
Purtroppo, dall’inizio della pandemia, l’Italia registra un numero di decessi in proporzione più elevato rispetto a quello di altri Paesi europei. Questo è collegato anche al fatto che il nostro è il Paese più longevo d’Europa, ma non si tratta di una longevità sana, bensì segnata da diverse patologie croniche, il che spiega la fragilità della nostra popolazione anziana.
Secondo l’aggiornamento settimanale dell’Ecdc, Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, in Italia comunque la situazione è in miglioramento, anche se la situazione europea resta ancora allarmante, con 9 Paesi (Bulgaria, Croazia, Estonia, Francia, Lettonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia) in una situazione definita “estremamente preoccupante”.
Solo la Gran Bretagna va meglio: è scattata infatti, grazie al successo nella campagna vaccinale e delle terze dosi (il Regno Unito è al primo posto in Europa per copertura con le dosi booster), che hanno portato a una significativa diminuzione dei nuovi contagi e dei ricoveri, l’ultima fase della revoca delle restrizioni, con eliminazione dell’obbligo di mascherine, di Green pass, di smart working, di tamponi per chi viaggia (a partire dall’11 febbraio).
La variante Omicron, identificata per la prima volta a novembre del 2021, presenta un numero importante di mutazioni della proteina Spike, molte nella regione che lega il recettore delle cellule umane, ACE2, promuovendo un più facile ingresso del virus nelle cellule, oltre a consentirle maggiore resistenza agli anticorpi sviluppati dal contatto con varianti precedenti o dai vaccini e agli anticorpi monoclonali.
In tutto il mondo, Omicron sta rapidamente sostituendo Delta. In Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), al 17 gennaio il 95,8% dei campioni in Italia era positivo a Omicron, mentre la Delta era al 4,2%. Rispetto alle precedenti varianti, le infezioni da Omicron sembrano essere caratterizzate da una minore incubazione ma anche da un decorso più veloce, una maggior percentuale di asintomatici, una minore gravità clinica e, in caso di ricovero, una durata più breve e un meno frequente trasferimento in terapia intensiva. Infatti, se guardiamo ad esempio all’Europa, sebbene l’attuale tasso complessivo di nuovi casi corrisponda al picco più alto osservato finora durante la pandemia, i tassi di ospedalizzazione e la mortalità sono inferiori ai livelli osservati nelle ondate precedenti.
Non tutti i ricoveri di persone positive al Covid peraltro sono dovute a sintomi della malattia: in Italia, ad esempio, almeno un terzo delle persone positive ospedalizzate si sono ricoverate per altre ragioni. Sebbene la riduzione della gravità sia in parte dovuta alle caratteristiche intrinseche del virus, gli studi dimostrano che un ruolo significativo nella prevenzione dei gravi esiti clinici e delle ospedalizzazioni dell’infezione da Omicron è svolto dalla vaccinazione, in modo significativo tra le persone che hanno ricevuto tre dosi di vaccino.
Molti decessi attuali sono legati alla variante Delta, o alla variante Omicron in persone non vaccinate. Le persone non vaccinate secondo l’Iss mostrano rispetto a chi è vaccinato con la dose booster un tasso di occupazione dei posti in terapia intensiva quasi 40 volte più alto, un tasso di mortalità è di 33 volte più alto e di ricovero in degenza ordinaria 12 volte più alto. Questi risultati sono garantiti per Omicron solo con la dose booster, ma non si sa per quanto tempo dureranno, considerata la minaccia a lungo termine legata alla capacità di Omicron di sfuggire all’immunità. Per questo motivo Pfizer e Moderna stanno lavorando su un vaccino booster anti-Covid in grado di contrastare in modo specifico la variante Omicron, da somministrare magari con richiami annuali. Un’azienda indiana è invece al lavoro per produrre un vaccino a mRNA completamente nuovo, specifico per Omicron. Oltre al vaccino, la strategia per difendersi da Omicron prevede le misure individuali quali igiene delle mani, areazione degli ambienti, distanziamento interpersonale, evitamento degli assembramenti e uso delle mascherine. Riguardo a queste, vista la maggiore trasmissibilità di Omicron, probabilmente le mascherine chirurgiche non sono sufficienti. Le mascherine a maggior poter filtrante, FfP2, sono da raccomandare almeno in ambito sanitario o dopo contatti a rischio. Per il personale sanitario che si prende cura dei pazienti con infezioni virali respiratorie, sospette o confermate, che si diffondono per trasmissione aerea, come il Sars-CoV-2 e il virus respiratorio sinciziale (RSV), sono ancora più raccomandate le mascherine FfP3, a potere filtrante ancora maggiore.
Arriva omicron 2– Ad Omicron si aggiunge ora una sua sotto-variante, definita Omicron 2, che ha 70 mutazioni in più rispetto al ceppo originario Wuhan, rispetto alle 53 di Omicron. I primi studi disponibili dicono che le difese immunitarie contro Omicron dovrebbero proteggere anche contro il tipo 2, l’efficacia vaccinale verso i casi sintomatici sarebbe preservata, anzi leggermente più alta, e non vi sarebbe alcuna differenza di gravità. In Danimarca Omicron 2 si sta diffondendo rapidamente ed è ormai prevalente rispetto a Omicron (82% dei casi). Uno studio effettuato proprio in Danimarca suggerisce che la variante Omicron 2 sia del 33% più contagiosa di Omicron e in grado di infettare maggiormente anche le persone vaccinate.
Diagnosi – La diagnosi di infezione si basa sui tamponi antigenici o molecolari. I molecolari sono il gold standard per sensibilità e specificità ma attualmente gli antigenici hanno uguale valore legale per confermare la diagnosi o uscire dalla quarantena o l’isolamento. Il tampone per verificare la guarigione va fatto a 7 giorni di distanza dal primo tampone di diagnosi per i vaccinati recenti con due dosi (meno di 4 mesi) o con booster e a 10 giorni per gli altri. Per la quarantena dei contatti stretti di positivi, se vaccinati recenti (meno di 4 mesi) o con booster vale l’auto-sorveglianza: eseguono il tampone se hanno sintomi o dopo 5 giorni. Tuttavia, secondo una revisione della letteratura pubblicata su BMJ Evidence-Based Medicine, i test antigenici rapidi nei bambini non soddisfano i criteri minimi di prestazione stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dalle autorità di regolamentazione dei dispositivi di Stati Uniti e Regno Unito, soprattutto per l’elevata percentuale di falsi negativi tra gli asintomatici. Altrettanti dubbi sono sollevati per gli “autotest”, comprati in farmacia ed eseguiti a domicilio dal paziente, per i quali, oltre al problema che il test antigenico è meno attendibile del molecolare, si aggiunge il fatto che la procedura a casa è spesso eseguita con minor correttezza di quella in farmacia o in laboratorio. Pensare che non siano attendibili al 100% è sconfortante se consideriamo che solo da marzo 2021 ad oggi solo per i tamponi privati gli Italiani hanno speso oltre 2 miliardi di euro, concentrati soprattutto negli ultimi 3 mesi (indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat).
Copertura vaccinale – Negli Stati Uniti la copertura vaccinale della popolazione si attesta attorno al 75,5%, mentre la copertura media europea è del 70%: l’Italia ha raggiunto il 76,1%, la stessa della Francia e si pone al settimo posto in classifica. I Paesi con percentuali più alte di copertura sono Malta, Portogallo e Danimarca con valori sopra l’80%. In fondo alla classifica, la Bulgaria (28%) e Romania (40%). Nel mese di gennaio in Italia sono state effettuate, in totale, oltre 17 milioni di somministrazioni, con una media di 548 mila al giorno. In ambito pediatrico (fascia di età 5-11 anni), il numero di bambini raggiunti da prima dose è pari al 32,52%: purtroppo, causa perplessità di molti genitori, la vaccinazione dei piccoli stenta a decollare. E poi c’è il grave problema delle bassissime coperture vaccinali nel Terzo Mondo: ad oggi, ad esempio, l’85% della popolazione in Africa non ha neanche una dose di vaccino.
Epidemia italiana – Attualmente la quarta ondata di epidemia da Sars-CoV2 in Italia, dopo il raggiungimento del picco, è entrata nella fase di “plateau”, una sorta di “frenata” della curva dei contagi, in cui i nuovi casi rimangono stazionari o in lento decremento, ma comunque si verifica una coda di ricoveri e decessi, che avvengono sempre alcune settimane dopo i contagi. Il monitoraggio settimanale della Cabina di regia Iss-Ministero della Salute rivela che c’è una lenta diminuzione dell’incidenza settimanale dei casi, passati a 1.823 ogni 100.000 abitanti nella settimana 21 -27 gennaio contro i 2.011 ogni 100mila abitanti di quella precedente. In discesa anche l’indice di trasmissibilità (Rt), da 1,31 a 0,97, il tasso di occupazione in terapia intensiva e in aree mediche. Tuttavia, si registra una crescita in percentuale dei casi tra i bambini. La crescita del tasso di incidenza infatti sta rallentando in tutte le fasce di età tranne che nei bambini sotto gli 11 anni, per i quali risulta anzi in aumento. Anche in gravidanza si registra una significativa incidenza. Secondo la rilevazione della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) negli ospedali sentinella, 1 donna incinta su 6 (16% delle gravide) partorisce con il Covid. Tra le donne risultate positive al momento del parto, il 60% non risulta vaccinata.
Le nuove regole – L’evolvere della situazione epidemica dopo due anni di emergenza richiede nuove regole. La durata del Green pass dal primo febbraio passa da 9 mesi a 6 per chi ha solo due dosi, mentre, visto che al momento non si prevede una quarta dose, non scade per chi ha fatto la dose di richiamo o booster (indicata ora come 3/3 a seguito di una vaccinazione primaria a 2 dosi quale AstraZeneca, Moderna o Pfizer e 2/1 dopo una vaccinazione a dose singola quale Johnson&Johnson) o per i contagiati e poi guariti dopo 2 dosi. Sempre dal 1° febbraio sarà possibile continuare ad accedere senza Green pass solo nei supermercati e nei negozi di alimentari, nelle farmacie e parafarmacie, nelle sanitarie, dagli ottici, nei negozi per l’acquisto di carburanti, prodotti per animali e per il riscaldamento, negli uffici giudiziari o di pubblica sicurezza per presentare denunce. Per tutto il resto servirà il Green pass: servizi alla persona; pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari; attività commerciali escluso quelle sopra indicate; istituti penitenziari. Per tutti gli arrivi dall’Unione europea con Green pass, si potrà entrare in Italia senza dover esibire tampone, come era invece obbligatorio fino a fine gennaio. Scatta sempre dal primo febbraio l’obbligo vaccinale contro il Covid-19 per tutti gli over 50. Il Consiglio dei Ministri ha deciso la proroga dell’obbligo di usare le mascherine all’aperto e della chiusura delle discoteche fino al 10 febbraio.
Per chi è vaccinato con 3 dosi o ha ricevuto la seconda dose negli ultimi 120 giorni o è guarito dall’infezione dopo il ciclo primario a 2 dosi, se entra in contatto stretto con un positivo si prevede l’auto-sorveglianza: se asintomatiche hanno il solo obbligo di indossare mascherine FfP2 per 10 giorni, senza necessità di ricorrere a tampone. Riguardo alla scuola, verrà esclusa alle medie e superiori la necessità di non frequentare e passare in Didattica a distanza (Dad) per gli studenti vaccinati o guariti entro 6 mesi che vengano a contatto con contagiati. Se sono presenti 2 o più contagiati in classe scatta la Dad (di 5 giorni) solo per i non vaccinati. Inoltre, viene ridotta da 10 a 7 la durata dell’isolamento per gli studenti positivi vaccinati o guariti entro 6 mesi. Alla scuola dell’infanzia: fino a 4 casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, l’attività didattica prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FfP2 da parte dei docenti fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato positivo. In tali casi, è fatto comunque obbligo di effettuare un test antigenico rapido o molecolare o test antigenico autosomministrato alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto. In caso di utilizzo del test antigenico autosomministrato l’esito negativo è attestato tramite autocertificazione. Con 5 o più casi di positività, si sospende la frequenza scolastica per 5 giorni. Per il rientro a scuola non servirà più il certificato medico, basta il tampone negativo. Altra novità decisiva è l’eliminazione del sistema dei colori introdotto per la prima volta con il 3 novembre 2020 e basato sulle quattro zone (bianca, gialla, arancione e rossa): rimarrà solo la zona rossa, ma per le persone con Super Green pass non varranno più le restrizioni previste dalla zona rossa. Infine, dal conteggio dei ricoveri ai fini del calcolo dell’occupazione dei letti verranno divisi i ricoveri per Covid da quelli che hanno il Covid ma entrano in ospedale per altri problemi.