Una stanza degli schiavi di 2000 anni fa
Grazie all’eccezionale stato di conservazione, l’ultima scoperta di Civita Giuliana rivela nuovi particolari sulla condizione degli schiavi
POMPEI (NA) – A Civita Giuliana, il sobborgo a nord di Pompeii, continuano i rinvenimenti: nella villa suburbana indagata dal 2017, nella quale fu rinvenuto il carro cerimoniale e la stalla con i cavalli bardati
Recentemente nel quartiere servile del complesso è venut alla luce una stanza destinata agli schiavi che lavoravano nella villa.
Uno sguardo straordinario su una parte del mondo antico che normalmente rimane all’oscuro: l’ambiente offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi, grazie allo stato di conservazione eccezionale e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite che ha coperto le strutture.
Il rinvenimento è avvenuto non lontano dal portico dove, nel gennaio scorso, fu scoperto un carro cerimoniale che attualmente è oggetto di interventi di consolidamento e restauro. A pochi passi dal luogo in cui il prezioso veicolo fu parcheggiato e non lontano dalla vicina stalla scavata nel 2018, ora emerge uno degli alloggi modesti degli addetti che si occupavano del lavoro quotidiano in una villa romana, inclusa la manutenzione e la preparazione del carro.
Nell’ambiente, dove sono state trovate tre brandine in legno, infatti, è stata rinvenuta una cassa lignea contenente oggetti in metallo e in tessuto che sembrano far parte dei finimenti dei cavalli.
Inoltre, appoggiato su uno dei letti, è stato trovato un timone di un carro, di cui è stato possibile effettuare il bcalco.
I letti sono composti da poche assi lignee sommariamente lavorate che potevano essere assembrate a seconda dell’altezza di chi li usava. Mentre due hanno una lunghezza pari a 1,70 m circa, un letto misura appena 1,40 m per cui potrebbe essere di un ragazzo o di un bambino.
La rete dei letti è formata da corde di cui le impronte sono parzialmente leggibili nella cinerite e al di sopra delle quali venivano messe coperte in tessuto, anch’esse conservate come cavità nel terreno e restituite attraverso il metodo dei calchi.
Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare possedimenti privati, brocche in ceramica e il “vaso da notte.” L’ambiente, assolutamente “spartano”, era illuminato da una piccola finestra in alto e non presentava decorazioni parietali.
Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una piccola famiglia – lo lascerebbe intuire la brandina a misura di bambino – l’ambiente serviva come ripostiglio, come dimostrano otto anfore stipate negli angoli lasciati appositamente liberi per tal scopo.
Lo scavo dell’ambiente rientra in un’attività che il Parco Archeologico di Pompei sta portando avanti insieme alla Procura di Torre Annunziata, guidata dal Procuratore capo Nunzio Fragliasso.
Risaleinfatti a pochi mesi fa il rinnovo di un protocollo d’intesa tra Procura e Parco archeologico per il contrasto alle attività di scavo clandestino nel territorio pompeiano, che vede impegnati anche il Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e il Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei Carabinieri.
Nel corso degli anni si è verificato purtroppo un saccheggiamento sistematico. Dopo un’indagine della Procura, la villa di Civita Giuliana è dal 2017 oggetto di scavi stratigrafici che hanno restituito una serie di nuovi dati e scoperte a cui si aggiunge ora la stanza degli schiavi. Purtroppo, anche in questo ambiente, una parte del patrimonio archeologico è andato perduto a causa dei cunicoli scavati dai tombaroli che, in tutta la villa, hanno creato un danno complessivo che è stato stimato in quasi 2 milioni di euro.
Si tratta di una finestra nella realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici. – ha spiegato il Direttore Generale, Gabriel Zuchtriegel – È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra dormitorio e ripostiglio di appena 16 m², che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione del 79 d.C. È sicuramente una delle scoperte più emozionanti nella mia vita da archeologo, anche senza la presenza di grandi ‘tesori’: il tesoro vero è l’esperienza umana, in questo caso dei più deboli della società antica, di cui questo ambiente fornisce una testimonianza unica.
Ancora una volta uno scavo nato dall’esigenza di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico, in questo caso grazie ad una proficua collaborazione con la procura di Torre Annunziata , ci permette di aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza del mondo antico – ha commentato Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei sotto la cui direzione al Parco archeologico di Pompei sono stati avviate nel 2017 le attività di scavo– Lo studio di questo ambiente, che sarà arricchito dai risultati delle analisi in corso, ci permetterà di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita dagli schiavi a Pompei e nel mondo romano.
L’ulteriore significativo ritrovamento negli scavi di Civita Giuliana – ha sottolineato il Procuratore capo, Nunzio Fragliasso – è l’ennesima conferma della sinergia tra la Direzione del Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e della efficacia del protocollo d’intesa stipulato tra le suddette Istituzioni, che, con il prezioso apporto dell’Arma dei Carabinieri, ha portato, da un lato, alla condanna in primo grado degli autori degli scavi abusivi di Civita Giuliana e, dall’altro, al rinvenimento di beni archeologici di eccezionale rilevanza. In attuazione del suddetto protocollo continueranno le attività investigative e di ricerca sia presso gli scavi di Civita Giuliana che presso altri siti di scavi archeologici abusivi ricadenti nel territorio di Pompei.
Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini: Pompei è la prova che quando l’Italia crede in sé stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo. Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie. Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo.