Una Spa del 79 d.C.
di Tonia Ferraro
ERCOLANO (NA) – Il Parco Archeologico di Ercolano giovedì 8 marzo, in occasione della Festa della Donna, ha celebrato tutte le donne attraverso SpaErco, una originale iniziativa che ha previsto una visita multisensoriale nella sezione femminile delle Terme Centrali.
Il percorso emozionale ha già avuto inizio nel primo ambiente riscaldato, forse adibito anche a spogliatoio, da cui attraverso un arco si accedeva al tepidarium vero e proprio, e infine il calidarium con la vasca di marmo in cui le matrone si rilassavano nell’acqua calda.
Dal lato opposto alla piscina un supporto sosteneva all’epoca un grosso bacile di marmo che conteneva acqua fredda: non essendovi il frigidarium alle terme femminili, non si rinunciava alla sferzata benefica del freddo dopo la pernanenza nella piscina calda.
Le terme romane erano praticamente il corrispettivo di una moderna Spa: la funzione primaria era quella del rispetto dell’igiene, ma si concedeva anche molto alla cura del corpo e al relax.
Una delle caratteristiche di questo percorso sensoriale è stato quello di esporre copie fedelissime – in resina, ricavate da un modello 3d – degli oggetti rinvenuti negli scavi che le antiche ercolanesi adoperavano alle terme: pettini, spilloni, specchi, vasetti per i profumi e per gli unguenti, lo strigile che si passava sulla pelle ammorbidita dagli olii essenziali cosparsi abbondantemente prima di accedere all’ultimo ambiente.
La presenza di teli da bagno sparsi sapientemente sulle mensole di pietra e sui sedili, il brusio dei visitatori, il profumo che aleggiava, davano per davvero l’illusione di rivivere un ultimo giorno del 79 d.C., quando la furia del Vesuvio cristallizzò i momenti di tante donne, di tante vite. Al loro posto, migliaia di petali di rose …
La luce della bella giornata soleggiata dell’8 marzo manteneva gli ambienti in una suggestiva penombra, sottolineando particolari architettonici, come la scanalatura delle volte a botte, che aveva la funzione di raccogliere la condensa e lasciarla scorrere sulle pareti e non al centro delle stanze.
Biglietti con frasi tratte da fonti letterarie antiche erano stati posti accanto agli oggetti di uso comune: erano Marziale, Ovidio, Vitruvio che suggerivano le connessioni con gli oggetti esposti, sollecitando i visitatori a fare le dovute deduzioni, al di là di quella conoscenza passiva fornita dalle nozioni.
L’evento SpaErco ha visto la direzione e il coordinamento del professor Francesco Sirano, mentre l’allestimento e curatela scientifica sono state di Marina Caso, Laurence Marlin, Stefania Siano, funzionarie entrate in servizio da poco più di due mesi.
Assistenza tecnica a cura di Giuseppe Farella e Antonio Russo, comunicazione di Daniela Leone e Francesca Cantone.
Accompagnati amabilmente dal direttore Francesco Sirano, abbiamo avuto modo di rivolgergli alcune domande.
In futuro è in programma di estendere gli scavi anche in direzione di Portici?
Al momento no. Comunque gli scavi sono complicatissimi: non solo dovremmo scavare sotto la città, ma troviamo un fronte di roccia lavica dell’eruzione del 79 d.C. che va dai 15 ai 20 metri e di quello dell’eruzione del 1631, altri 6 metri. Problemi notevoli che rendono complicato riprendere gli scavi. Al momento sono proiettato nel far ripartire la manuntenzione e il recupero di quanto è stato portato alla luce finora nel sito.
Il profumo che aleggia in questi ambienti ha un significato?
Si, a quell’epoca si produceva a Capua un profumo di rose su base oleosa molto diffuso. Per ottenerlo si usavano sacchi e sacchi di petali di rose. Per ricreare l’illusione di quella essenza abbiamo rispettato la stessa tecnica.
I siti archeologici dell’area veauviana saranno infine messi in rete?
Nell’ambito del Grande Progetto Pompei si sta lavorando per rendere unico il percorso archeologico: sarà realizzato quanto prima un piano strategico che riguarda tutta la buffer zone.