Una chiesa e un quadro scomparsi: Sant’Anna dei Lombardi e La Resurrezione del Caravaggio
di Teodoro Reale
Una colonia particolarmente importante presente a Napoli, era quella dei Lombardi. Con questo termine erano genericamente indicati gli abitanti del nord Italia e della Svizzera, in particolar modo quelli del Canton Ticino.
La loro chiesa, costruita nel 1582, sorgeva via Monteoliveto, salendo verso via Toledo, sulla sinistra, all’angolo di via Tommaso Senise, denominata fino agli anni Venti del Novecento vico Caro Gioiello, dal nome di un piacevole e delizioso giardino sulla cui area venne costruita la chiesa.
Per reperire ulteriori fondi i Governatori della Confraternita iniziarono a concedere le cappelle ai lati della chiesa. Una di esse venne acquistata dal mercante bergamasco Alfonso Fenaroli nel 1607, il quale ne commissionò la decorazione marmorea a Cristoforo Monterosso, che vi lavorò tra il 1608 ed il 1611, come attesta la relativa polizza di pagamento del 29 novembre 1608 conservata all’Archivio Storico del Banco di Napoli: Ad Alfonso Fenaroli d. 50. E per lui a Cristofaro Monterosso dite in conto d’ una cappella li fa in Sant’Anna di Lombardi.
In quel periodo era a Napoli per la seconda volta Caravaggio, e il Fenaroli non facendosi sfuggire l’occasione gli commissionò per la sua cappella una Resurrezione ed altri due quadri non meglio specificati, ma dei quali fino ad ora non è stato rinvenuto alcun documento di pagamento, se non l’indicazione del primo biografo dell’artista, il Bellori: In Santa Anna de’ Lombardi la Risurretione, e le descrizioni delle antiche Guide di Napoli, e di qualche viaggiatore.
Segnaliamo quella del De Dominici nelle Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani nel 1742: «… fece per la Chiesa di S. Anna della nazione Lombarda tre quadri per una Cappella, con figurare in quello dell’Altare la resurrezione del Signore, che quasi con ispavento esce dal suo sepolcro; idea bassa, ed indecente al rappresentato.»
Al 1765 risale un’altra descrizione, quella del pittore Charles Nicolas Cochin, dal quale possiamo dedurre il disinteresse del tempo per il Caravaggio: «Nella terza cappella, a sinistra, si vede un quadro raffigurante la resurrezione di Gesù Cristo. È un’immagine singolare; il Cristo non è nell’aria, e passa camminando attraverso le guardie, il che dà un’impressione bassa e lo fa somigliare a un colpevole che scappa dai suoi guardiani.
Inoltre ha il carattere di un uomo magro, e che ha sofferto.
La composizione, dal punto di vista puramente pittorico, è molto bella, e la maniera è ferma e sentita con gusto. É molto annerito. S’ignora il nome dell’autore. Questo pezzo è bello.»
Infine una breve descrizione la dobbiamo al Sigismondo nella sua guida Descrizione della città di Napoli e suoi borghi edita nel 1788: «Nell’altra che siegue dei Fenaroli vi sono tre quadri di Michelangelo da Caravaggio, ed in quel di mezzo sta rappresentata la Risurrezione di Nostro Signore.»
Per la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi lavorarono nello stesso periodo altri artisti del tempo, Battistello Caracciolo e Carlo Sellitto, i quali osservando l’opera del Caravaggio ne furono colpiti aderendo al linguaggio dell’artista, in particolar modo il Sellitto. Infatti è esplicitamente caravaggesco il raggio di luce che penetra dall’alto in un ambiente oscuro, e che in Sellitto, però, illumina i nodi tematici essenziali, sottolineando la diversa dignità dei protagonisti.
Un crollo improvviso del soffitto nel 1798 pose fine alla storia della chiesa, che rimase abbandonata fino a quello definitivo seguito al terremoto del 26 luglio 1805, ironia della sorte festività di Sant’Anna, con epicentro nel massiccio del Matese. Secondo la testimonianza del Colletta: «Napoli fu scossa fortemente, così alcune case rovinarono, molte furono fesse, nessuna illesa o poche.»
In questi frangenti le opere del Caravaggio andarono perdute, forse perché distrutte, o forse non ritenute degne di essere trasportate – in quanto non confacenti al gusto del tempo – così come altre suppellettili nella vicina chiesa di Santa Maria di Monteoliveto, che assunse poi l’attuale titolo di Sant’Anna dei Lombardi a Monteoliveto.