Il Teatro, What do you want?
NAPOLI – Al Teatro Elicantropo dopo la recente presentazione nell’ambito della rassegna Quartieri di vita giovedì 11 gennaio alle 21 (repliche fino a domenica 14) debutterà lo spettacolo What do you want? scritto e diretto da Stefano Scognamiglio, che vedrà interpreti Florence Omorogeva, Becky Collins, Jennifer Omigie, Tessy Akiado Igiba, Osman Nuhu, Israel Emovon, Ibrahim Diallo, Wadud Husseini.
Otto attori in scena, quattro uomini e quattro donne provenienti dall’Africa occidentale, impegnati in una pièce che è una dichiarazione d’intenti: la vita non si racconta, si vive, si canta, si danza, possibilmente insieme.
Presentata da Cultural Video Production, What do you want? è una commedia dolce e amara che racconta frammenti di vita vissuta e sognata. Testimonia un modo di stare al mondo nel tentativo di svelare l’intima verità di ciascuno degli attori, verità che in quanto tale sfugge, si costruisce attraverso il dubbio, lo scontro, l’incontro e, principalmente, l’ascolto di sé e degli altri.
Il laboratorio teatrale del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, protagonista da anni anche di numerose attività artistiche, si è posto da subito un obbligo di ascolto profondo nei confronti di quattro uomini appartenenti alla S.P.R.A.R. (Servizio Protezione Richiedenti Asilo Rifugiati, organismo del Ministero dell’Interno) e quattro donne, alcune mogli di napoletani, arrivando alla stesura di un testo in italiano, cucito su ciascun interprete, tramato di pidgin english con incursioni di benin e esan nigeriani, twi ghanese e walof senegalese.
Così il regista e autore Stefano Scognamiglio: «La scrittura scenica che avevo in mente si è sviluppata, volta per volta. Con loro il risultato è un lavoro non tradizionale, giacchè non esiste una trama definita, piuttosto si procede per immagini e suggestioni, per frammenti di vita vissuta e di vita un po’ sognata. Nonostante l’assenza di un nucleo narrativo definitivo, c’è un piano di immanenza emotivo comune, che scaturisce dai singoli racconti di ognuno di loro».
L’ascolto è l’unica possibilità per esserci senza etichette, a prescindere dallo status, la voglia di pensare all’oggi e al domani, per reinventarsi ogni giorno. L’insofferenza alle continue richieste di raccontarsi punta dritto al teatro, nel compimento di ogni atto, gioioso o drammatico che sia, senza nessun filtro: vita per la vita, vivere o niente.
Poco spazio, dunque, alla narrazione tradizionale in What do you want?, a vantaggio della storia dei protagonisti. L’esperienza personale viene mescolata con quella altrui e distillata per la scena, nei gesti, nei suoni. Qualche frammento a tratti, tuttavia, brilla, ma non ha il tempo di compiersi, immerso nel fluire feroce e comico dell’esistenza.