SZN e Pomis, la Posidonia protagonista nell’isola di Salina
Al centro degli studi di Pomis il monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica nell’isola dell’Arcipelago delle Eolie
ISOLA DI SALINA (ME) – La Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, insieme alla Fondazione Blue e all’Aeolian Preservation Fund coordinano scientificamente il progetto Pomis, che ha lo scopo di promuovere il monitoraggio per valutare l’evoluzione dello stato delle praterie di Posidonia oceanica nell’isola dell’Arcipelago delle Eolie –
Al centro di Pomis, progetto nato nei mesi di giugno e luglio 2018, sono le praterie di Posidonia distribuite lungo le coste dell’intero Mar Mediterraneo, creando un habitat che svolge importantissime funzioni per la salute degli ambienti costieri, fornendo i cosiddetti servizi ecosistemici. Tra gli altri la produzione di ossigeno, protezione della costa dal fenomeno dell’erosione e di popolazioni di varie specie ittiche, ’intrappolamento di grandi quantità di anidride carbonica.
Calcoli recenti hanno stimato che ogni ettaro di prateria di Posidonia oceanica può fornire servizi ecosistemici con valori che vanno oltre il milione e mezzo di euro l’anno, ovvero: se l’uomo volesse sostituirsi alla natura, spenderebbe un cifra pari a quella sopra indicata.
Il progetto Pomis ha avuto come obiettivo principale quello di acquisire dati utili per valutare l’evoluzione a lungo termine delle praterie di Posidonia oceanica che crescono intorno all’isola di Salina, e quindi sviluppare uno strumento ambientale a supporto della gestione e della conservazione dell’habitat marino dell’Arcipelago delle Eolie.
Il team della SZN ha raccolto dati ed osservazioni con sguardo indirizzato al futuro, pensando anche ai risvolti sociali delle attività che, attraverso la partecipazione di subacquei volontari, hanno contribuito ad avvicinare i cittadini alla ricerca scientifica e aumentarne così il livello di consapevolezza sulle problematiche ambientali.
Pomis si colloca nell’ambito di una prima fase di monitoraggio strutturata su base annuale, comprendendo anche il controllo delle specie invasive nella zona costiera e dei loro effetti sugli habitat nativi quali, appunto, le praterie di Posidonia oceanica.
Intorno all’isola di Salina sono stati selezionati undici siti, scelti in modo da includere diverse tipologie di fondale marino, a diverse profondità e diverse esposizioni della linea di costa. I siti sono stati anche selezionati per comprendere i potenziali effetti dei tre principali insediamenti umani nell’isola – Santa Marina, Malfa e Rinella – e le principali attività costiere, come porti e nautica da diporto.
Altri siti lontani dall’influenza da attività umane dirette potranno essere usati come punti di controllo e come indicatori di effetti climatici globali.
Da questi approfondimenti è emersa una marcata differenza fra le praterie localizzate lungo la costa orientale e quella occidentale dell’isola. Le prime risultano essere in regressione, in particolare a causa dei danni portati dagli ancoraggi. Infatti, sono evidenti ampie e numerose ampie cicatrici prodotte dalle barche che attraccano nella zona: le ferite esistenti rappresentano bordi di erosione attivi che si possono ampliare a causa della mobilizzazione dei sedimenti e delle correnti di fondo.
Nei bassi fondali l’impatto continuo è testimoniato anche dalla presenza di grossi frammenti di prateria staccati ma ancora vitali.
Nei fondali sabbiosi che circondano questi prati impattati, specie invasive quali l’alga verde Caulerpa cylindracea var. racemosa e la fanerogama Halophila stipulacea, colonizzano ampie zone di fondo.
Il progetto Pomis è stato portato avanti con il coordinamento scientifico del dottor Gabriele Procaccini, direttore del Dipartimento di Ecologia Integrata della Stazione Zoologica, e del dottor Lazaro Marin Guirao, ricercatore all’ente di ricerca napoletano, entrambi esperti riconosciuti a livello internazionale di ecologia ed evoluzione di questi importanti ecosistemi marini.
«L’isola di Salina presenta estese e rigogliose praterie di Posidonia, la cui estensione sembra essere la più grande di tutto l’arcipelago – ha spiegato il dottor Procaccini – La Stazione Zoologica è impegnata da molti anni nello studio di tali importanti ecosistemi, il cui destino è legato ad una corretta gestione della fascia costiera e il cui stato di salute può essere stimato solo attraverso progetti di monitoraggio a lungo termine, quale quello appena iniziato nell’isola di Salina. Non possiamo permetterci di perdere e di danneggiare oltre questa importante risorsa, dalla cui sopravvivenza dipende la qualità ambientale di tutta la fascia costiera, con ricadute importanti sulle attività umane che vi si esercitano.»
Il monitoraggio continuo nel tempo permetterà di discriminare i naturali cambiamenti ciclici dei prati dai cambiamenti indotti dalle attività umane e dai cambiamenti climatici e di monitorare la presenza di specie invasive. Queste informazioni saranno preziose per la corretta conservazione e per una gestione adeguata di questi preziosi ecosistemi costieri nelle Isole Eolie.