Surrat, l’agente segreto sudista
di Michele Di Iorio
Il presidente americano Abraham Lincon venne ucciso con un colpo di pistola alla nuca in un teatro di Washington la sera del Venerdi Santo del 14 aprile 1865 dal sudista John Wilkes Booth, attore e proprietario terriero. Erano passati solo cinque giorni dalla fine della guerra civile americana che ha vide 1500 italiani ex garibaldini schierati nell’esercito nordista e 8000 soldati borbonici deportati dal nuovo governo italiano che combatterono nelle fila sudiste.
Wilkes riuscì a fuggire, ma inseguito dai soldati del 16esimo Cavalleria York venne catturato e ucciso in Virginia e ferito a morte. Sette dei suoi complici vennero arrestati e impiccati.
Il complotto però non era stato interamente risolto: John Harrison Surrat, considerato il mandante dell’assassinio di Lincoln, non era stato preso.
Nato nel 1844 a Clinton, Maryland, Surrat si trasferì con la madre a New York e quindi si schierò coi sudisti della Confederazione americana. Entrò a fat parte del servizio segreto confederato come capitano: aveva il compito di portare dispacci cifrati da Richmond, capitale confederale del sud, attraversando Washington e New York e la secret line, fino a Montreal in Canada.
L’esercito confederato era finanziato dagli aiuti della Gran Bretagna e del Canada, grazie ai quali Surrat organizzò una rete di corrieri segreti. Ebbe contatti con Booth, e progettarono di rapire Abraham Lincoln per poi scambiarlo con 2000 prigionieri sudisti, ma il tentativo fallì.
Quando Surrat apprese della resa del generale Robert Edward Lee e della fine della guerra di secessione a vantaggio del Nord, appoggiò il piano di Booth: uccidere Lincoln avrebbe potuto rovesciare le sorti di una guerra ormai perduta.
Booth ucciso e i complici impiccati, oltre alla madre Mary, Surrat si rifugiò in Canada, dove venne nascosto da sacerdoti cattolici che appogiavano i sudisti.
L’FBI era però sulle sue tracce, e allora s’imbarcò su nave inglese per Liverpool e di qui raggiunse Marsiglia in Francia e quindi Civitavecchia. Si spostò Roma, dove alloggiò in una pensione sotto il falso nome di John Watson. Si arruolò nel Corpo degli Zuavi pontifici, composto da 250 uomini, quasi tutti francesi o nobili borbonici e belgi.
Dopo ulteriori arruolamenti il battaglione raggiunse le 800 unità. La primula rossa americana era soldato semplice, agli ordini del maggiore Attanasio Charette e del capitano don Luigi Di Iorio, che divenne suo amico.
Purtroppo Surrat venne riconosciuto da un suo commilitone, il franco-canadese Henry Ste-Marie, che per 50 dollari lo denunziò a Rufus King, console americano a Roma, che contattò subito il segretario di Stato vaticano cardinale Antonelli per chiedergli di arrestarlo. Il cardinale diede quindi l’ordine di cattura. Surrat era accampato a Veroli con i commilitoni, ma, avvisato da religiosi laziali, riuscì a fuggire. Raggiunse il confine pontificio a Fondi, ove si consegnò come disertore chiedendo di arruolarsi nell’esercito italiano.
Venne scortato in ferrovia a Napoli, ma fu avvisato da agenti segreti napoletani del comitato borbonico che il console americano di Napoli, saputo del suo arrivo, aveva chiesto alle autorità militari italiane di consegnarlo agli Usa.
Surrat s’imbarcò dunque per l’Egitto, ma al porto di Alessandria fu arrestato dagli agenti americani e trasferito in manette a New York, dove venne giudicato dal Tribunale Civile, accusato di essere il mandante dell’assassinio di Lincoln. Fu prosciolto per mancanza di prove e soprattutto grazie a diversi testimoni che lo dissero estraneo all’organizzazione del complotto.
John Harrison Surrat si stabilì nella natìa città di Clinton nel Maryland, dove trovò lavoro al tabacchificio. Poi divenne lettore per un’accademia culturale e insegnante di teologia. Morì a 72 anni nell’aprile del 1916.