SEA.RE.N.: sotto il mare le origini della Magna Grecia
NAPOLI – Nelle Sale Pompeiane del Palazzo Reale lo scorso 15 marzo il Soprintendente ABAP per il comune di Napoli Luciano Garella insieme a Louis Godart, Accademico dei Lincei, il rettore e il direttore di Studi Umanistici dell’Università IULM, Mario Negri e Giovanna Rocca, hanno presentano il Progetto SEA.RE.N. sulle nuove scoperte subacquee nell’area antistante via Partenope a ridosso di Castel dell’Ovo, dove sono state identificate gallerie e tagli, relativi a un tracciato e un ampio bacino circolare, che, in attesa di verifiche e approfondimenti, potrebbero essere posti in relazione con un approdo della antica colonia di Palaepoli/Parthenope stanziata sulla sommità di Pizzofalcone (metà VII- metà VI secolo a.C.).
Il dibattito è stato moderato da Enrico Angelo Stanco, funzionario della Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.
Il progetto di ricerca Napoli – Rilevamenti geo archeologici subacquei a Castel dell’Ovo è stato finanziato dalla Libera Università IULM di Milano, dipartimento di Studi Umanistici.
La IULM ha coinvolto Marenostrum di Archeoclub d’Italia Onlus, sia come operatività che per la sua concretizzazione scientifica, nella persona del dottor Rosario Santanastasio, responsabile Nazionale Marenostrum. Per il supporto tecnico inerente i rilevamenti e le scansioni 3D in ambiente subacqueo, la IULM ha avuto la collaborazione della EllesseItalia s.r.l., che 2016 ha fornendo anche le attrezzature subacquee.
La mission geo-archeologica vuole sviluppare una serie di operazioni subacquee e di superficie con rilievi diretti per contestualizzare l’area sommersa ed i suoi beni culturali sotto l’aspetto archeologico, storico, geologico, geomorfologico e filologico. L’attività di studi si svolgerà nei prossimi mesi, prendendo spunto dalla prosecuzione della medesima autorizzazione della Soprintendenza e con il supporto di Enti Pubblici e Privati, fra i quali si spera di annoverare fra i patrocinanti, come supporto logistico e adesione, il Comune di Napoli.
Il team di ricerca, data la complessità del lavoro e la particolarità del tessuto urbano su cui si opera, è composto da figure altamente specializzate sotto la guida del professor Louis Godart, consigliere culturale per il Ministero degli Esteri, Accademico dei Lincei e già docente di Filologia Micenea all’Università Federico II di Napoli) è diviso in due settori:
Il settore che si occupa della ricerca sulle fonti storiche e letterarie di Palepoli/Parthenope è composto da:
- professor Mario Negri, rettore della IULM di Milano;
- professoressa Giovanna Rocca, ordinaria di Linguistica e direttrice dell’Istituto Scienze dell’Uomo della IULM;
- dottoressa Erika Notti, ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Umanistici della IULM.
Il settore che invece si occupa dei rilevamenti geo-archeologici subacquei, delle analisi delle strutture sommerse, dei rilevamenti 3D, della relazione geo-archeologica conclusiva è composto da:
- dottor Filippo Avilia, docente a contratto di Archeologia subacquea della IULM, O.T.S.;
- dottor Rosario Santanastasio, responsabile Nazionale Marenostrum e geologo subacqueo;
- avvocato Vasco Fronzoni, responsabile tecnico subacqueo Nazionale Marenostrum, O.T.S.;
- ingegner Vincenzo Landi, direttore tecnico di Elleesseitalia srl.
Le scoperte. Nell’area antistante via Parthenope a circa 4 m di profondità si è rilevato un tracciato stradale scavato nel tufo con ancora le tracce dei carri, un taglio semicircolare e un varco largo circa 36 m. Tutti questi manufatti sono indubbiamente opera dell’uomo. Verso Ponente, ad una profondità fra i 4 e i 6,50 m, si è rinvenuta una cresta di tufo attraversata d 4 gallerie con taglio trapezoidale, larghe circa 1,50 m, alte circa 2,00 m e lunghe fra i 4 e i 7 m..
Ipotesi. Allo stato attuale l’unico dato certo è che si è in presenza di manufatti umani effettuati quando l’area era in emersione. Si potrebbero, ipoteticamente ma è da approfondire, collegare ad un approdo della antica colonia di Palaepoli/Parthenope (vissuto dalla metà del VII alla metà del VI a.C.) stanziata sul monte Echia, la sommità di Pizzofalcone.