Solstizio d’estate a Pompei
Da leggende e miti fino ai riti cristiani e all’astronomia: nel Sito Archeologico di Pompei si indaga sul solstizio d’estate
Il solstizio d’estate (dal latino solstĭtĭum, sōl, «Sole»,e sistĕre, «fermarsi») è il primo giorno estivo e quello più lungo dell’intero anno. Nel gergo astronomico il solstizio il periodo in cui il sole raggiunge la massima distanza dall’Equatore
Il solstizio d’estate è tempo di rinascita, soprattutto per l’agricoltura: dà inizio al raccolto, rinnovando il ciclo della natura. Sono i giorni più lunghi dell’anno: la luce prevale sulle tenebre, ovvero il bene vince sul male. Una commistione di riti arcaici e leggende crea una sorta di suggestione magica, una magia che si fonde con riti cristiani, come la notte di mezza estate di San Giovanni Battista, e così con altri riti come quelli dei Druidi, degli Egizi, dei Maya.
Anche per gli antichi Romani il solstizio d’estate aveva un significato speciale: legato non soltanto al loro calendario, basato sui movimenti sia della Luna che del Sole, era, come per i Greci, un passaggio attraverso il quale gli dei venivano tra i mortali.
Già agli inizi del secolo scorso, l’antiquaria e la ricerca archeologica hanno indagato sull’orientamento urbano di Pompei e sul suo rapporto con quelli astronomici e del sole.
Nell’ambito del più ampio programma di studi sulle città campane, il corso di dottorato del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania unendo astronomia e archeologia e muovendo da dati scientifici, indaga gli impianti urbanistici antichi, da Capua a Calatia a Sorrento.
Il Parco Archeologico di Pompei ha aperto le porte poco prima dell’alba al piccolo gruppo di studiosi composto da Carlo Rescigno, Michele Silani, Carmela Capaldi e Ilaria De Cristofaro. Documentando la città si è festeggiato il solstizio di estate in una Pompei rischiarata dalle prime luci dell’alba, immersi nella storia e nelle sue tante possibilità di conoscenza.
Il sole, nel giorno in cui più a lungo “sta” nel cielo è sorto dalla punta del monte su via di Nola e dell’Abbondanza e da queste strade è stato fotografato nel suo alone accecante.
La città di Atena e di Apollo, di Diana e Venere, si racconta anche dalle linee, in apparenza silenti, dei suoi tanti orientamenti.