Si può morire di vaccino anti-Covid?
Dal nostro medico Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi (Na), ove è titolare di Incarico professionale di consulenza, studio e ricerca di Adolescentologia: dubbi e certezze della campagna vaccinale anti-Covid
Il vaccino anti-Covid prodotto da AstraZeneca/Università di Oxford ha avuto una storia travagliata, culminata con l’attuale bufera circa le sospette problematiche emocoagulative e casi di morte dopo la sua somministrazione, con conseguente ritiro cautelativo di alcuni lotti in diversi Paesi.
A fine fase sperimentale, il vaccino ha dimostrato una capacità di prevenzione del 100% della malattia grave causata dall’infezione da Sars-CoV-2, cioè di prevenire l’ospedalizzazione e la morte in tutte le fasce di età, al pari degli altri vaccini già autorizzati, Pfizer-BioNTech e Moderna.
Al momento della approvazione i dati circa la prevenzione delle forme leggere riportavano invece un’efficacia del 60% nei soggetti fino a 55 anni di età. Caratteristiche vantaggiose sono la possibilità di conservarlo in un frigorifero comune fino 6 mesi e quella di somministrare la seconda dose dopo 3 mesi, in quanto già quattro settimane dopo la prima dose si raggiunge un livello di protezione efficace che si mantiene fino alla 12esima settimana.
Dati preliminari delle vaccinazioni effettuate in Scozia e nel Regno Unito indicano, a differenza degli studi iniziali, elevata efficacia in tutte le fasce di età, compresi gli anziani.
L’agenzia regolatoria europea (EMA) ne ha approvato l’utilizzo senza limitazioni di età e patologie, mentre quella italiana (Aifa) lo ha approvato inizialmente solo per la popolazione 18-55 anni e in buona salute, ma successivamente il Ministero della Salute, dopo il parere del Comitato tecnico scientifico dell’Aifa e le precisazioni del Consiglio superiore della sanità, tenendo conto delle nuove evidenze scientifiche che riportano stime di efficacia superiori a quelle iniziali, e del parere gruppo consultivo di esperti sull’immunizzazione (Sage) dell’Oms, lo ha autorizzato anche per i soggetti di età compresa tra i 55 e i 65 anni e, in una ulteriore circolare, anche oltre i 65 anni e anche per i soggetti con condizioni che possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di Covid-19, escluso solo le persone definite estremamente vulnerabili in ragione di condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici o per patologia concomitante che aumenti considerevolmente il rischio di sviluppare forme fatali di Covid-19, per le quali vengono indicati i vaccini mRNA.
Poi, la bufera: le sospensioni in via precauzionale di un lotto sospetto del vaccino anti-Covid di AstraZeneca in Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia (ABV5300, mai arrivato in Italia), l’annuncio della Danimarca della sospensione di tutti i lotti, la decisione di Aifa di ritirare su tutto il territorio nazionale un solo lotto sospetto (ABV2856).
Il motivo, anche se al momento non sono state provate correlazioni dirette con la vaccinazione, sono alcuni episodi di trombosi venose profonde multiple ed embolia polmonare occorsi in persone sottoposte alla vaccinazione. I campioni del lotto incriminato sono oggetto di analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità. Gli accertamenti si stanno svolgendo in coordinamento con l’agenzia regolatoria europea Ema.
Astrazeneca ha comunicato in risposta a questi eventi che da un’analisi dei dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi Nazione in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro Covid-19.
Intanto, in Inghilterra, sono state vaccinate 11 milioni di persone con AstraZeneca, con 275 decessi tra le persone vaccinate, ma non è stata presa alcuna decisione di sospensione, considerandoli casi che rientrano nella mortalità naturale della popolazione senza dimostrato nesso di causalità col vaccino. Infatti, una percentuale di mortalità dello 0,025% viene considerata pari a quella della popolazione non vaccinata, e quindi un’associazione casuale.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità è entrata in campo dichiarando ufficialmente che non ci sono motivi per non usare più il vaccino anti-Covid AstraZeneca.
Ema al momento ha solo raccomandato di inserire tra gli effetti collaterali anche anafilassi e ipersensibilità, sulla base di una revisione di 41 segnalazioni di possibile anafilassi (reazioni allergiche gravi): dunque, un fenomeno diverso dai problemi di coagulazione che hanno portato alla sospensione dei lotti.
Nuovi interrogativi sorgono in merito all’ipotesi che chi ha già gli anticorpi naturali e riceve il vaccino potrebbe andare incontro al fenomeno ADE | Antibody-Dependent Enhancement, un’amplificazione della risposta infiammatoria mediata dagli anticorpi. Ne deriverebbe l’indicazione, secondo qualche studioso, ad eseguire un sierologico quantitativo prima del vaccino. Al momento però questa resta solo un’ipotesi speculativa senza nessuna prova a confermarla.
L’auspicio è che questi dubbi non creino una pericolosa frenata della piena adesione della popolazione alla campagna vaccinale, unico strumento al momento universalmente riconosciuto per uscire dall’emergenza pandemica.