Riapertura della Domus della Gemma
Al Parco archeologico si avvicina l’apertura sperimentale al pubblico della Casa della Gemma
ERCOLANO | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Parte un progetto sperimentale di apertura sperimentale al pubblico della Casa della Gemma, gioiello del Parco Archeologico di Ercolano, caratterizzata da preziosi mosaici pavimentali.
Grazie al recente restauro della pavimentazione a mosaico di questa domus si amplia il percorso di visita del sito archeologico, con il recupero di un’ulteriore porzione del patrimonio culturale dell’antica città romana.
Il progetto sperimentale primaverile di apertura al pubblico partirà il 26 marzo 2022.
La casa della Gemma era originariamente unita alla casa del Rilievo di Telefo ed il grosso complesso apparteneva a Marco Nonio Balbo: le due abitazioni vennero poi separate durante il periodo augusteo. Lavori di restauro furono effettuati sia in età tardo repubblicana quando fu edificato il piano inferiore, sia a seguito del terremoto di Pompei del 62 per riparare i danni da questo provocato. Le colate piroclastiche sprigionate dall’eruzione del Vesuvio del 79 coprirono la casa sotto una coltre di fango: verrà riportata alla luce nel XX secolo, durante le indagini archeologiche condotte da Amedeo Maiuri.
La casa della Gemma e così chiamata per il ritrovamento al suo interno di un gioiello, risalente all’età di Claudio, sul quale è inciso il volto di Livia Drusilla Claudia, sposa di Ottaviano- originariamente era unita alla casa del Rilievo di Telefo.
Il grosso complesso apparteneva a Marco Nonio Balbo: le due abitazioni vennero poi separate durante il periodo augusteo. Lavori di restauro furono effettuati sia in età tardo repubblicana, quando fu edificato il piano inferiore, sia a seguito del terremoto di Pompei del 62 per riparare i danni da questo provocato. Le colate piroclastiche sprigionate dall’eruzione del Vesuvio del 79 coprirono la casa, insieme a tutto il resto della città, sotto una coltre di fango. Verrà riportata alla luce agli inizi del XX secolo, durante le indagini archeologiche condotte da Amedeo Maiuri.
La casa della Gemma si affaccia sulle Terme Suburbane. Costruita su due livelli, le fauci d’ingresso presentano affreschi in terzo stile con pannelli in rosso e pavimentazione in nero con inserti di marmi policromi. Si passa quindi all’atrio tuscanico, con impluvium centrale e pilastri alla pareti che sostenevano il tetto: anche in questo ambiente la decorazione parietale è in rosso, mentre il pavimento è a mosaico con tessere in bianco e nero, bordato in bianco.
Dall’atrium, circondato da alcuni cubicoli, si giunge sia al tablino, delimitato da una fila di colonne doriche, sia ad un corridoio che porta alle cucine ed alla latrina, dove si trova un graffito che così recita:
Apollinaris medicus Titi imperatoris hic cacavit bene
Dal tablino due porte conducono rispettivamente ad un cubicolo, fortemente danneggiato dall’eruzione, ed a una terrazza, in origine dotata di finestre, da cui è possibile raggiungere il giardino, che presenta un triclinio decorato con affreschi in terzo stile, dai colori giallo e rosso e fregi in nero e pavimento a mosaico bianco con bordatura in nero ed al centro un motivo decorativo realizzato tramite disegni geometrici posizionati in venti riquadri.
Gli ambienti del piano inferiore vennero costruiti in età tardo repubblicana, nello spazio prima occupato dalle mura: si presentano con copertura a volta e pavimentazione a mosaico. Queste stanze erano in un primo momento ad uso residenziale, poi, a seguito della costruzione delle Terme e dei vapori da queste sprigionate, vennero destinate alla servitù o al liberto addetto alla struttura termale.
Oltre al medaglione di Livia, nella Domus della Gemma vennero rinvenuti diversi vasi in vetro, un sigillo in bronzo ed una culla in legno con all’interno i resti di un bambino, mentre da altre zone della casa provengono due lastre in marmo che raffigurano una Ercole che combatte l’Idra di Lerna e l’altra una sfinge con corona egizia.
(Fonte: Wikipedia)