Real Albergo dei Poveri, hub di eccellenze del Sud
Il grande cuore di Napoli diventerà contenitore delle tante eccellenze del Sud? Pare di si. Il progetto presentato dal Movimento Neoborbonico alle Istituzioni
di Tonia Ferraro
Il Real Albergo dei Poveri, chiamato tradizionalmente dai napoletani ‘o serraglio, è la costruzione monumentale più grande di Napoli ed una delle maggiori del ‘700 in tutta l’Europa. Carlo di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 – Madrid, 14 dicembre 1788) nel 1751, diede incarico a Ferdinando Fuga di progettare un edificio che ospitasse tutti i poveri del Regno.
L’architetto Fuga (Firenze, 11 novembre 1699 – Napoli, 7 febbraio 1782) progettò una fabbrica mastodontica, articolata in pianta rettangolare, con cinque cortili lineari e la chiesa al centro, con pianta radiale a sei bracci; l’opera rimase incompiuta, per cui l’attuale estensione, che si sviluppa su una superficie di 103mila m², con più di 9 km di corridoi, oltre 430 stanze, una facciata lunga 354 metri (all’incirca cento metri in più del prospetto della Reggia di Caserta), con 20.000 m² di spazi all’aperto, è solo una parte del progetto originale di Fuga che, invece, prevedeva dimensioni ben maggiori: il prospetto doveva estendersi per 600 metri, con una larghezza di 135 metri.
La facciata si presenta lineare, con una scalea all’ingresso principale; sul timpano centrale è posto un orologio e sul fronte è posta l’iscrizione: Regium Totius Regni Pauperum Hospicium.
La fabbrica non venne mai completata, vuoi per i costi altissimi, vuoi perché Ferdinando IV aveva una visione più lungimirante e pragmatico rispetto al padre: era convinto che quest’immensa opera caritatevole rimanesse fine a se stessa, e preferì dare un taglio più pratico al progetto: come per San Leucio, decise di impiantare un produzione manifatturiera.
Per collocare le macchine tessili erano necessari ampi ambienti, quindi incaricò della realizzazione l’architetto Francesco Maresca (Napoli, 22 febbraio 1757 – Napoli, 8 luglio 1824). Il Maresca eliminò i due grandi cortili laterali, previsti nel progetto originario, riducendo il numero delle stanze per creare locali idonei: i più grandi misuravano 40 metri di lunghezza, e larghi e alti 8 metri.
A partire dal 1802, si volle dare ai diseredati non solo i mezzi di sussistenza ma soprattutto l’apprendimento di un mestiere che li avrebbe potuti rendere autosufficienti. E cosi, nella Napoli città rinascimentale, Il Real Albergo dei Poveri divenne centro rieducativo per giovani che, recuperati alla vita sociale, ricevevano l’avviamento pratico ai mestieri.
Nel 1819 i lavori di ampliamento vennero definitivamente sospesi.
Nel corso degli anni la fabbrica del Real Albergo dei Poveri ha avuto molteplici destinazioni: nata come Istituzione di Carità, voleva assicurare la sopravvivenza a circa ottomila tra giovani e mendicanti del Regno che non avevano lavoro né fissa dimora. Voleva offrire, dunque, un’alternativa alla strada.
L’Albergo dei Poveri ebbe anche altre funzioni: a fine ‘700 fu scuola per sordomuti, nel 1830 fu scuola di musica con insegnanti di valore come Caravaglios. Tribunale dei Minori, vero e proprio carcere ed archivio. Non perse mai del tutto, comunque, la sua originaria funzione assistenziale.
Come centro di osservazione minorile, comprendeva due giardini, due palestre, l’infermeria, un refettorio con cucina, un’officina, un laboratorio artigianale, una scuola elementare e di psicotecnica, la direzione didattica e vaste camerate dove dormivano gli ospiti.
Uomini e donne, ragazzi e ragazze venivano sistemati in settori rigorosamente separati. Le sale centrali erano divise in Pro Feminis et Puellis e Pro Viris et Pueris, mentre le attività si svolgevano negli ambienti laterali dell’edificio. I giovani maschi studiavano grammatica, matematica, musica, disegno o si dedicavano all’apprendimento di mestieri manuali come stampatore, sarto, meccanico, calzolaio o tessitore. Le ragazze, invece, oltre che allo studio, erano indirizzate alla tessitura e alla sartoria, oltre che naturalmente all’economia domestica.
I cortili laterali, adibiti a giardini, avevano campetti di calcio, palla a volo, un cinema, e ospitarono officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei Vigili del fuoco e l’Archivio di Stato civile. In particolare, nel 1938 la struttura ospitò alcuni rappresentanti del Congresso internazionale di criminologia, sebbene nel 1929 già si fossero verificati i primi crolli. Per un’edificio tanto antico c’era bisogno di verifiche strutturali, ma non venivano effettuate.
Un terremoto del ’43 provocò il distacco di alcuni solai. Nuovo crollo col sisma del 1980, in cui persero la vita quattro persone.
Nel 1981, la proprietà dell’edificio passò al Comune di Napoli. Dopo anni di degrado e di uso improprio, finalmente doveva ripartire il recupero: i lavori iniziarono nel 1999, procedendo con restauro critico e filologico, ma molto lentamente.
In alcuni ambienti già agibili vennero ospitate manifestazioni e spettacoli. Tra le destinazioni d’uso, la sede della Città dei Giovani, rivolta alla popolazione minorile del quartiere.
Inoltre, l’ambizioso programma comunale prevedeva che sarebbe stato possibile … frequentare corsi di studio universitari o di specializzazione, far teatro, musica, andare al cinema, accedere ad alloggi e atelier a prezzo contenuto, imparare un lavoro, fare sport, avere informazioni e accedere a servizi di assistenza per lo studio e il lavoro, trovare chi ha voglia di ascoltare, incontrare altri giovani provenienti da altri paesi.
Nelle intenzioni, dunque, nel serraglio si dovevano svolgere attività non lontane dalle finalità per le quali fu creato il Real Albergo dei Poveri.
Dopo l’annuncio dell’investimento di 150 milioni del Recovery Fund per il recupero dell’Albergo, il Movimento Neoborbonico ha proposto al Ministero per Il Sud e al Ministero dei Beni Culturali un progetto con al centro la trasformazione del complesso monumentale in Accademia del Sud.
Da tempo il movimento culturale denuncia lo stato di abbandono e di degrado di uno dei siti più importanti dell’ex capitale del Regno delle Due Sicilie, nel silenzio di intellettuali e politici e tra progetti spesso poco rispettosi della sua storia. L’appello alle Istituzioni riguardava, dunque, l’urgenza degli interventi di restauro necessario al complesso monumentale del Real Albergo dei Poveri.
Pare che i ministeri interpellati abbiano confermato che dint‘o serraglio confluiranno 100 milioni di euro: rientra tra gli interventi direttamente finanziati nella componente Turismo e Cultura del PNRR | Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’elaborazione del progetto del Movimento neoborbonico ha coinvolto architetti, storici, archivisti e imprenditori e richiederà anche il coinvolgimento del principe Carlo di Borbone Due Sicilie, Capo della Real Casa.
Il Real Albergo dei Poveri da 250 anni è il simbolo del cuore pulsante di Napoli Può ritornare ad essere un punto di riferimento prezioso dal punto di vista urbanistico, economico e culturale, ritrovando parte dell’identità che possedeva fin dalle sue antiche origini settecentesche, nucleo di cultura e apprendimento di un mestiere tutto napoletano per le persone che non avevano “né arte e né parte”…
Liberamente tratto dall’articolo dell’autrice Tonia Ferraro pubblicato su www.ilmediano.it in data 22/07/2012