Racconto d’inverno
La più classica delle ghost story di Henry James: in Racconto d’inverno s’intrecciano vita e finzione e conducono nei sentieri oscuri dell’anima
CITTÁ METROPOLITANA DI NAPOLI – Il Pozzo e il Pendolo Teatro in piazza San Domenico da sabato 21 gennaio alle ore 21 (in replica domenica 22) presenta Racconto d’inverno di Henry James, per la regia di Annamaria Russo.
Presentato e promosso dallo stesso palcoscenico partenopeo, l’allestimento vede interpreti in scena Andrea de Rosa e Marco Palumbo, con le musiche a cura di Luca Toller, le scene di Elio Rivera, il disegno luci di Amedeo Carpentieri.
Racconto d’inverno è, realmente, la più classica delle storie di paura. Una casa abbandonata, un fantasma che non può trovare pace, una maledizione terribile che cala implacabile su chiunque osi guardare negli occhi quello spettro, devastato da un dolore irraccontabile.
Evocare la paura a teatro è una sfida impegnativa, e l’eterno gioco del teatro nel teatro è sembrato il modo più giusto per affrontarla. La magia della scena vuota, con la sola forza della recitazione, per incanto trasfigura, alludendo, palesando, invadendo. La vita e la finzione s’intrecciano in un groviglio a tratti inestricabile.
Un sentiero già percorso, mille volte, eppure sempre nuovo, sorprendente, emozionante: la messa in scena di Racconto d’inverno parte da qui. Il palco diviene specchio deformante, ma proprio per questo paurosamente veritiero, della vita.
E la vita, prestata al teatro, irrompe con la sua forza devastante in scena, destabilizzando un meccanismo che solo la presunzione registica poteva immaginare controllabile. Nel gioco infinito di rimandi tra realtà e finzione, la messa in scena della vita preannuncia, in realtà, la morte.
La lettura scenica di Racconto d’inverno – spiega Annamaria Russo – muove nel solco antico del gioco teatrale, rivisitando i luoghi della memoria per scoprire orizzonti sempre nuovi e inaspettati e per ribadire, mai ce ne fosse bisogno, che a teatro come nella vita, nulla si crea, nulla si distrugge. Ma ogni frammento di esistenza, come ogni fotogramma di scena, può gettare il seme di una imprevista quanto imprevedibile rivoluzione.
Così in un vecchio teatro abbandonato si smarriscono i confini tra i fantasmi evocati e i fantasmi che ritornano implacabili ad esigere il loro tributo di morte e di dolore.
La forza evocativa della recitazione trascina nei sentieri oscuri abitati dalle anime che non trovano pace. Uno spettacolo nel quale l’eterno gioco del teatro nel teatro scaraventa lo spettatore in una situazione tanto credibile quanto raggelante.