Portici 1906, oltre un secolo di amore per lo Sport
di Maurizio Longhi e Tonia Ferraro
La piccola città che si affaccia sul Golfo di Napoli, ha più di una vocazione: certamente marinara e culturale, ma anche sportiva. Ecco la breve storia di questo aspetto porticese, antico e poco conosciuto. Proprio a Portici, nel 1906, vivevano Alberto De Biasio, Gennaro Carpinelli, Arturo Scarano e Giuseppe Papaleo, quattro amici con la passione per lo sport. Si allenavano insieme, correndo nel Bosco della Reggia. De Biasio, l’animatore del gruppo ebbe l’idea di fondare una società, la S.S. Portici, il necessario biglietto da visita per l’iscrizione alle gare podistiche che si tenevano sul territorio. Pare di vederli: in maglietta rimediata e pantaloncino, scarpette tecniche (per l’epoca), calzini arrotolati alla caviglia, lo sguardo determinato…
Macinarono chilometri per anni, senza che nessuno si accorgesse di loro. Pian piano comminciarono ad uscire dall’anonimato, come riporta il giornalista Pasquale Lignelli nel suo prezioso libro S.S. Portici: 80 anni di storia 1906|1986.
La S.S. Portici, nata come società di Podismo, non solo in pochi anni incrementò il numero di iscritti, ma annoverava altre discipline sportive, come Nuoto e Ciclismo, e in seguito le altre specialità dell’Atletica Leggera, la Lotta, il Pugilato, anche con lusinghieri risultati. Dal 1910 cominciò a fare capolino il Calcio.
Dopo la stasi dovuta alla parentesi bellica, la S.S. Portici riprese con entusiasmo la sua attività. Sebbene il sodalizio sportivo fosse sempre alle prese con problemi economici, i risultati in tutte le specialità praticate dagli atleti porticesi non si fecero attendere. Il Calcio prendeva sempre più piede, ma il Podismo rimaneva al centro delle attività della Società.
Tanti i nomi che andrebbero citati: tra tutti il mitico Nino Schiavon, nuotatore, mezzofondista e anche calciatore, che per anni imperversò sulla scena sportiva porticese.
Come sottolinea Lignelli nel suo volume: «Gli anni immediatamente successivi al 1924 videro profonde trasformazioni in tutti i settori della società italiana, non escluso lo sport … [che] … divenne un pilastro dell’ideologia del regime» di Mussolini. Anche la società sportiva porticese dovette adeguarsi e si chiamò Società Giovinezza Portici. La sede sociale fu trasferita nella Casa del Fascio in corso Garibaldi, poi divenuta Palazzo Comunale. Nei locali a piano terra venne allestita una Sala di Boxe, sport che «… rispondeva ai concetti di aggressività e di forza virile tipica dell’ideologia dell’epoca». Anche in questa disciplina i risultati non si fecero attendere: pugili di punta raggiunsero i più alti livelli.
Fu solo dal 1930 che la Portici cominciò a dedicarsi maggiormente al Calcio partecipando a tornei, ma senza un campo: partite e allenamenti, tra grandi difficoltà, si disputavano su uno spiazzo nella parte alta della città, ‘ncopp’a rattacaso – detto poi, chissà perché, Capoccia – e talvolta nell’area della Pallacorda del Bosco superiore della Reggia.
C’era però l’esigenza di un vero campo, che venne costruito a via Marittima, lo stadio Perez, che dopo la II Guerra mondiale venne intitolato al saltatore in alto della S.S.Portici Salvatore Cocozza. Il campo di gioco non era regolamentare, ma era già qualcosa: dovevano passare ancora molti anni perchè venisse costruito lo Stadio San Ciro.
Intanto «Furono decisi i colori sociali, giallo e rosso, mentre la denominazione della squadra comportò maggiori discussioni. Pro Portici o Sportiva Giovinezza Portici?»
Comunque sia, da quel momento nel cuore dei tifosi porticesi c’è stato semplicemente il Portici!…
Era l’11 ottobre 1986 quando fu inaugurato lo stadio San Ciro, un gioiello, un tempio dello sport, un fiore all’occhiello per tutta la Portici sportiva. Una struttura invidiabile, così rappresentativa della città da essere dedicata al suo Santo Patrono.
Lo stadio di via Farina ha vissuto momenti di grande gloria. Il Portici 1906 vi ha giocato partite memorabili, quando la squadra affrontava club blasonati di serie D, categoria che gli azzurri hanno riconquistato lo scorso anno dopo un purgatorio lungo ben 22 anni.
Ma il Paradiso presenta scale infinite e il sogno è quello di salire sempre più su, onorando la reputazione di una città che vanta primati storici, ma questa è una sana ambizione che accomuna tutti i tifosi porticesi, che già sono in trepidazione. Per cosa? Per l’imminente riapertura dell’amato Stadio San Ciro, dal momento che per troppi anni è stato abbandonato all’incuria e al degrado diventando una struttura fatiscente.
Si sono aspettati 22 anni per ritornare nel dilettantismo nazionale ed è stato un peccato essere itineranti, giocando le gare casalinghe a Mugnano. Per questo, era necessario far partire i lavori per il rifacimento del manto erboso, optando per l’erba sintetica, che ricopre il rettangolo di gioco della maggior parte degli impianti della regione.
Sembra un sogno, eppure manca pochissimo per vederlo realizzato, così da rinverdire l’osmosi tra la tifoseria e la principale squadra calcistica del territorio. È vero che il San Ciro, nei suoi 31 anni di vita, ha coltivato talenti non solo nel calcio ma in tante altre discipline, quasi in segno di riverenza verso quel lontano 1906, ai primordi di una S.S Portici che nacque come una polisportiva.
Però, se il calcio è lo sport che va per la maggiore in Italia, possiamo ricordare con fierezza la ribalta che ha avuto il nostro stadio: quando nel 1987 ha ospitato la Nazionale Militare di Vialli e Mancini, i dioscuri che qualche anno dopo sarebbero stati autentici protagonisti dello storico scudetto della Sampdoria, quando dieci anni dopo ha ospitato un altro storico evento come l’amichevole contro il Napoli.
E tanti club di serie A sceglievano il San Ciro per la seduta di rifinitura alla vigilia della partita al San Paolo. Per questo motivo, è stato un dolore negli ultimi anni, vedere il San Ciro in condizioni pietose, tant’è che la squadra è stata costretta ad elemosinare ospitalità in diversi comuni della provincia.
Negli stessi anni il San Ciro ospitava quasi tutte la gare federali di Atletica Leggera campana sia del settore assoluto che di categoria. Sulla pista rossa dello stadio porticese sono anche passati nomi importanti dell’atletica nazionale, come Maria Guida, olimpionica della Maratona e campionessa Italiana dei 10.000 netri.
Attualmente, inoltre, nella palestra dello stadio da oltre cinque anni si pratica anche la Scherma, disciplina nella quale sono stati raggiunti risultati di livello nazionale.
Finalmente il San Ciro è pronto a ritornare agli antichi splendori: per renderlo perfetto ci vorrebbe almeno un settore coperto dotato di un’area stampa visibile e circoscritta e, soprattutto il rifacimento della vecchia pista di Atletica, in modo che all’indubitabile bellezza possa essere abbinata una maggiore professionalità.
Chissà che non sia il prossimo pensiero: per il momento ci godiamo la ritrovata agibilità. Era ora!
(Un sentito grazie va a Pasquale Lignelli per la gentile concessione di materiale e notizie)