Figli di Portici famosi: Raffaele Cassitto
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Raffaele Cassitto è nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 15 settembre 1803, da Francesco Paolo Cassitto e da Irene Gasparri.
Discendente da una nobile famiglia di patrioti irpini, originari di Bonito, giovanissimo, con il padre e i suoi due fratelli, ha sostenuto la rivolta del luglio del 1820.
Verso la fine del 1820, è arrivato a Napoli per seguire gli studi di Giurisprudenza.
Conseguita la laurea in legge, seguendo le orme paterne, ha intrapreso la carriera forense. Per qualche anno ha esercitato «… con molta lode d’ingegno e di zelo l’ufficio d’avvocato». Purtroppo, però, a seguito dell’arresto assieme al genitore e ai suoi due fratelli da parte della polizia borbonica, ha dovuto abbandonare l’attività legale. Scarcerato nel 1824, per i successivi quindici anni, si è ritirato nella vicina Alberona, sui monti della Daunia.
Durante il volontario esilio alberonese, si è dedicato allo studio della mineralogia e della geologia, riportando risultati tali «… che gli valsero l’alta rincuorante estimazione e una visita del celebre naturalista molisano Leopoldo Pilla».
Per far fronte al pagamento delle esorbitanti multe, «… inflitte al padre e ad altri congiunti per motivi politici dal governo borbonico”, è stato costretto a svendere l’intero patrimonio di famiglia.
Per lenire il continuo assottigliamento delle risorse finanziarie, ha scelto di dedicarsi agli impieghi pubblici: dal 1832 al 1837, quindi, ha ricoperto l’incarico di consigliere distrettuale a Foggia, «… dopo di avere disimpegnati con molta lode diversi incarichi municipali e provinciali», nel 1846, ha ottenuto il posto di consigliere d’Intendenza, a Potenza.
In tali occupazioni, ha sempre dato «… prove non dubbie di attitudine e di operosità, in grazia delle quali fu nel 1859 chiamato a Napoli presso il Ministero dell’interno».
Il 16 dicembre 1857, un disastroso sisma si è abbattuto sull’Italia meridionale, devastando, in particolar modo la Val d’Agri in Basilicata, provocando diverse migliaia di vittime.
In tale tragica occasione ha dato un fulgido esempio di abnegazione, prodigandosi oltre le umane possibilità, nella gestione dell’emergenza del dopo terremoto.
Alto funzionario ministeriale, per la sua probità e lealtà, al tempo dell’Unità d’Italia, è stato mantenuto nel suo incarico.
Immediatamente dopo, avendo dato ulteriore «… dimostrazione di fedeltà ai suoi nuovi padroni», il 28 febbraio 1861, dalla Regia Luogotenenza è stato nominato dapprima governatore della Calabria Ultra e, poi, «… promosso alla carica di governatore di Reggio Calabria».
Nel corso del 1861, l’«… antico impiegato borbonico», per il suo esemplare stato di servizio, è stato nominato commendatore della Corona d’Italia e insignito della croce di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
L’1 aprile 1862, per concomitanti ragioni di salute e familiari, è stato obbligato a porsi in aspettativa.
Ciò nonostante, per le sue dichiarate qualità umane e professionali, richiamato in servizio, progressivamente, è stato prefetto di Noto (9 ottobre 1862 – 15 agosto 1863), e, poi, di seguito, Pesaro e Urbino (12 febbraio 1865), Grosseto (24 agosto 1865), Massa Carrara (4 aprile 1867), Benevento (28 febbraio 1870 – 28 luglio 1872).
Aggravatosi, quindi «… costretto dagli anni e dalla malferma salute a chiedere onorato riposo, questo gli venne conceduto nel luglio 1872 dal Governo del Re».
Pochi mesi dopo, l’essere stato posto in congedo, il sovrano Vittorio Emanuele II (1820 – 1878) «… premiò in modo speciale le benemerenze», eleggendolo, il 9 novembre, senatore del Regno d’Italia, in rappresentanza del collegio di Capitanata.
Colpito da apoplessia, si è ritirato dapprima in Napoli e poi a Portici.
Per un improvviso secondo e più funesto colpo di apoplessia, il settantenne senatore Raffaele Cassitto muore a Portici, di giovedì 4 dicembre 1873.
Raffaele Cassitto, per la sua svariata e solida cultura, è stato: «… membro corrispondente della Società reale di Napoli; socio corrispondente dell’Accademia di belle arti di Carrara; membro della Società economica della Lucania; membro della Società economica della Capitanata; membro della Società economica di Noto; membro della Società economica di Avellino».
Per i suoi servigi allo Stato è stato insignito delle onorificenze di:
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
Cavaliere dell’Ordine dei SS Maurizio e Lazzaro.
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