Figli di Portici famosi: Melchiorre Delfico
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Melchiorre Delfico è nato a Teramo, il 28 marzo 1825, dal conte di Longano Gregorio De Filippis Delfico e dalla marchesa Marina Delfico.
Compiuti i primi studi alla Pubblica Scuola di Disegno di Teramo, dove è stato allievo del pittore neoclassico Pasquale della Monica (1798 – 1867), si è trasferito a Napoli per completare la sua formazione.
Sedicenne, è arrivato nel capoluogo partenopeo, dove ha studiato musica ed è stato attratto dalla pittura. Incerto se seguire la sua passione di illustratore o la sua formazione musicale, ha tentato di percorrere entrambe le carriere, intrecciando inevitabilmente l’attività di caricaturista con quella di musicista e compositore.
In campo musicale si è espresso sia come compositore che come esecutore.
Compositore, è stato autore di testi e di partiture di melodrammi giocosi senza, però, mostrare gran talento. Pur tuttavia, alcuni fra questi, sono stati rappresentati con lusinghiero successo, come le commedie musicali La Fiera e il Parafulmine. Quest’ultima opera, «… dopo il lusinghiero successo ottenuto a Portici, fece il suo debutto ufficiale a Napoli il 28 marzo 1876 nel teatro della Società filarmonica con esecutori di prestigio tra cui i fratelli De Bassini».
Cantante lirico, spesso è salito agli onori delle cronache mondane per le sue improvvisazioni canore e per i suoi virtuosismi. In tal senso, «… Portici udì i suoi canti belli e semplici come il suo cuore, vide i prodigi della sua matita diabolica, le espressioni del suo mutevole riso, in Portici egli educò un’eletta schiera di «suonatori, facendo di ogni comune «orecchista» un perfettissimo esecutore, per girovagare eseguendo le sue spigliate serenate».
Come giornalista umorista ha dato il meglio di sè, e, soprattutto, con «… la caricatura napoletana, nella quale è divenuto un autentico caposcuola”. Nelle sue caricature «… l’attenzione è concentrata sul personaggio e soprattutto sulla situazione nella quale il personaggio viene collocato. L’ambientazione è quasi completamente assente, se c’è, rimane in secondo piano, sfocata. Elementi ambientali vengono rappresentati, e comunque mai in modo particolareggiato, solo quando sono essenziali alla lettura della situazione».
La «… sua è una caricatura “situazionale”, concentrata non tanto sulle particolarità fisionomiche del personaggio quanto sulla sua impronta caratteriale e sugli atteggiamenti di quest’ultima rispetto al mondo esterno».
I soggetti presi di mira, vittime predilette dei suoi strali satirici, sono imperatori, politici risorgimentali e postunitari, nobili, prelati, cantanti, librettisti, compositori, attori, artisti, critici del mondo lirico e teatrale, personaggi simboli della vita sociale e culturale napoletana, italiana e, non solo.
I suoi disegni umoristici occupano le pagine delle varie testate per le quali ha collaborato: dal 1855 l’Omnibus Pittoresco; dalla fine del 1860 l’Arlecchino e il Giornale – caos di tutti i colori; fra il 1862 e il 1863 l’Arca di Noè e il Pulcinella; dal 1881 il Caporal Terribile.
I suoi disegni, indiscusso «… principe della caricatura napoletana», sotto la sigla di Delf, sono stati ospitati pure dai periodici francesi La Caricature e Charival e dal londinese Punch.
Nel corso della carriera, spesso autofinanziati, ha realizzato alcuni album: Album di caricature in 24 tavole; Album per ridere; Strenna dello Stenterello; Pompei.
Negli anni ’50, come “alunno d’ordine”, ha rivestito incarichi nel Ministero dell’Interno, nonostante i suoi fratelli, Troiano e Filippo, noti rivoluzionari, fin dal 1848, fossero costretti all’esilio e nonostante la stessa madre Marina svolgesse attività antiborbonica.
Nel 1857, a Napoli, ha conosciuto il celebre maestro Giuseppe Verdi. Tra i due, da un forte sentimento di reciproca stima, è nata una profonda amicizia che li ha tenuti legati per tutta la vita. Da allora, direttamente o indirettamente, ha seguito le vicende artistiche del grande musicista di Busseto e, di ognuna di essa ha realizzato una «… propria interpretazione caricaturale, tanto da divenire noto come il caricaturista di Giuseppe Verdi».
A Napoli, dove ha stabilito la sua definitiva residenza, il 17 settembre del 1862, ha sposato la giovane Concetta Sposito.
Negli anni ‘70 la sua attività caricaturale diminuisce, mentre la musica torna ad essere la sua occupazione principale: compone, fa il direttore d’orchestra, torna persino a cantare in qualità di tenore per salvare una stagione lirica che minaccia di naufragare.
L’1 marzo del 1888, all’amico Giuseppe Verdi ha inviato, «… da Portici (villa Friozzi), una lettera acquarellata, in otto pagine, a spiritoso commento delle impressioni suscitategli dalla rappresentazione dell’Otello a Napoli».
Nello stesso anno, scrivendo alla cognata Michelina Martinetti Bianchi, nelle quattro pagine della lettera «… trova modo di “caricaturare” fratelli, cognati, figli, nipoti e, naturalmente sé stesso».
La perdita dell’amata consorte, avvenuta nel 1890, ha determinato la cessazione di ogni sua produzione. Addolorato si è rifugiato a Portici, dove «… in queste fresche auree egli ritemprò il suo spirito malato, confortato dall’affetto dei familiari e dalla devozione dei suoi amici».
Presagendo la sua prossima fine, il 22 novembre 1891, si è ascritto alla Reale Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione di Portici. Nel registro dei fratelli, è riportato che «… avendo contribuito con lire centocinquanta alle spese di fabbrica e nicchie nella Cappella sepolcrale, come “fratello” avrebbe potuto disporre della sepoltura per sé e per i suoi famigliari».
All’età di settant’anni, il musicista, cantante lirico, pittore e giornalista caricaturista, Melchiorre Delfico, circondato dalle cure e dall’affetto dei figli e dei nipoti nella sua abitazione in via Carlo e Luca Giordano a Portici, muore il 22 dicembre 1895.
Alla notizia del decesso, il municipio di Teramo «… telegrafò la sue condoglianze alla famiglia e si fece rappresentare ai funerali dal sindaco di Portici».
Gli estremi onori resigli «… riuscirono assai imponenti per il numero di amici che vollero seguirne la salma e per l’intervento di tutte le autorità di Portici».
Le sue spoglie riposano nella cappella cimiteriale della Reale Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione di Portici. Purtuttavia, ad oggi «… “non vi è in Portici né nella sua casa, né nella sua tomba niente che ricordi il suo nome tra molti assai men degni…!” intendendo con ciò rilevare che nessuna epigrafe o lapide era stata apposta a perenne memoria del suo valore artistico e della sua geniale versatilità».
Di tanto eclettico personaggio, si ricorda la produzione frutto del suo impegno tra varie attività:
Composizioni teatrali
- Il carceriere del 1793, melodramma semiserio su libretto di Domenico Bolognese, dato al Teatro Nuovo di Napoli, nell’estate del 1845
- Il marito di un’ora, su libretto di Andrea Passaro, dato al Teatro Nuovo di Napoli, nell’ottobre del 1850
- Il consiglio di reclutazione, dato al Teatro Nuovo di Napoli, nel giugno 1853
- Il maestro Bombardone, opera buffa, data al Teatro della società filarmonica, 28 aprile 1870
- Il ritorno a Parigi dopo la guerra, opera buffa, data al Teatro della società filarmonica, 19 aprile 1872)
- La fiera, melodramma giocoso, dato al Teatro Mercadante di Napoli, 20 agosto 1872)
- Isolinao Il parafulmine, commedia per musica, su libretto di Antonio De Lerma, data al Teatro della società filarmonica, 25 marzo 1876.
Musica sacra
Barac, Azione sacra – composta nel 1856 per la festa della Madonna delle Grazie e del Santo Patrono di Teramo
Caricature
- Album di caricature in 24 tavole, del 1860
- Il Carnevale del 1861
- Mondo vecchio. Mondo nuovo, Album di caricature in 24 tavole, litografie a colori, 1861
- Album per ridere, del 1869
- Strenna dello Stenterello, del 1874
- Pompei, del 1891.
Altri profili di porticesi famosi:
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