Figli di Portici famosi: Luigi Crisconio
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Luigi Crisconio è nato a Napoli il 22 gennaio 1893, da Francesco Crisconio e da Annamaria Calise.
Nel 1911, rimasto orfano del padre, a malincuore gli è subentrato nella gestione della cartoleria in piazza della Borsa, di cui era proprietario. L’amore per la pittura, lo ha portato a dedicare ogni momento ai pennelli, allontanandolo spesso dal bancone, fino a ignorare le richieste dei clienti. Questo suo comportamento, purtroppo, lo ha portato inevitabilmente a trascurare la cura del negozio. Pertanto, la madre si è vista costretta a vendere l’esercizio commerciale.
Nell’anno 1913, «… grazie all’aiuto di Vincenzo Serpone, noto commerciante di arredi sacri e pittore dilettante», si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Però, nutrendo una forte avversione all’insegnamento accademico, presto, ha pensato di abbandonare gli studi. Ciò nonostante, si è diplomato nel 1919, ma non ben disposto nei confronti della pittura ufficiale, si è formato «… nell’ambiente napoletano, pur senza aderire in modo attivo alle vicende dei gruppi artistici operanti nella città».
Singolare cacciatore di immagini, vagabondando per spiagge e campagne, ha «… dipinto e dipinto e dipinto sempre, con frenesia selvaggia, dall’alba alla notte. Si recava in campagna, al sole ed alla pioggia, colla sua pesante cassetta di colori, percorrendo chilometri a piedi, alla ricerca di una emozione viva, con l’umiltà dei grandi e con l’ostinazione degli autentici lavoratori».
Di sè stesso, «… a sottolineare la sua formazione autodidatta», era solito ripetere «… sono un operaio della pittura, sono un servo del colore».
Pittore istintivo e impressionista, «… è stato l’ultimo, grande, prestigioso e popolare rappresentante della gloriosa scuola pittorica “La Repubblica di Portici”».
Sebbene la sua sia stata una difficile pittura di frontiera «… che viaggia sullo spartiacque tra il realismo, ma senza indulgere al bozzettismo degli epigoni del secolo precedente, e i progetti delle avanguardie». Tuttavia, «… pur perseguendo una ricerca solitaria e personale, ebbe importanti riconoscimenti ufficiali».
Dopo un lungo peregrinare in lungo e in largo per la Campania, «… alla ricerca degli angoli più intimi della Campania e dei motivi più congeniali alla sua visione del paesaggio», assieme alla madre, il 23 gennaio del 1934, ha deciso di trasferirsi a Portici.
L’artista, trovato finalmente il «… luogo ideale per la sua ispirazione», ha lasciato la casa natia, al corso Umberto di Napoli e, ha fissato la sua dimora in Villa Perrone, all’odierna via Emanuele Gianturco.
Nel 1927, ha conosciuto Elisabetta Amato, che non solo è divenuta la sua modella esclusiva, ma anche la sua fidanzata. Perdutamente innamorato, ha riprodotto Elisa in una lunga serie di opere, tra cui dei nudi, dipinti «… “illegalmente”, in quanto la relazione era osteggiata dalla madre e da alcuni amici che si erano proposti un’azione moralizzatrice» nei suoi riguardi.
Nel 1936, senza curarsi di tale strenua opposizione, ha sposato Elisa. Dopo le nozze, l’aver condiviso con la sposa di risiedere nella stessa casa abitata dalla madre, ha segnato «… l’inizio di una difficile coabitazione nella casa materna, che esasperò le tensioni preesistenti».
Con un proprio personalissimo timbro pittorico, ha dipinto paesaggi, marine, nature morte, autoritratti e ritratti. Per realizzare quest’ultimi, la «… modella preferita era la moglie Elisa, ma non mancano le facce di anonime porticesi, tutte aperte e carnali».
Il pittore Luigi Crisconio, mentre lavora al cavalletto «… in quella casa ove aveva lavorato per moltissimi anni con amore ed entusiasmo», muore a Portici, di lunedì 28 gennaio 1946.
Una congestione cerebrale è stata la causa dell’improvviso e prematuro decesso dell’artista.
Diffusasi la notizia del decesso, «… la sua casa fu invasa da amici ed ammiratori: operai per la più parte. Era tutto il suo mondo, che egli ha saputo esprimere ed interpretare in modo stupendo, che si moveva intorno al suo letto. Guardandolo con gli occhi umidi di pianto, questi lavoratori, sentivano che Crisconio era uno dei loro, uno dei più buoni tra loro».
Le spoglie mortali vengono sepolte al cimitero di Portici. Successivamente sono traslate al cimitero di Napoli.
Nel corso dell’attività, dal 1920, anno in cui ha partecipato alla selezione per il pensionato artistico a Roma, al 1946, ha preso parte a mostre di rilievo nazionale e internazionale.
Infatti, ha esposto le sue tele alla:
- Bottega di poesia, Milano – LVI Permanente del Circolo Artistico e Politecnico di Roma (1926)
- II Mostra d’Arte della provincia Littoria a Sabaudia – I nove del Novecento – Personale Circolo Artistico della villa (1927)
- I Mostra Primaverile del GUF (Gruppi universitari fascisti),Napoli (1928)
- XVI, XVII, XIX, XXI, XXII, XXIII Biennale di Venezia (1928, 1930, 1934, 1936, 1940, 1942); nella sua ultima presenza alla mostra veneziana ha avuto una sala personale con 15 opere
- Mostra Sindacale, Napoli (1929, 1934, 1936, 1941)
- Esposizione Universale d’Arte, Barcellona (1929)
- I, II, III, IV) Quadriennale, Roma (1931, 1935, 1939, 1943)
- VI Interprovinciale Sindacale, Napoli – Luigi Crisconio, Galleria Giosi, Napoli (1935)
- II Mostra Nazionale Sindacale, Napoli (1937)
- Casa d’Artisti, Milano XI (1941)
- I Mostra Artisti liberi Napoletani, Galleria Forti, Napoli (1944)
- Galleria Florida, Napoli – Collettiva di Artisti, Galleria Accinni, Napoli – Mostra dell’arte moderna italiana, Varsavia (1946).
Oggi, le sue opere «… oltre ad essere richieste con insistenza da ricchi collezionisti, si trovano esposte in molte gallerie pubbliche e private».
Ancora in vita, l’artista napoletano non ha ottenuto la giusta attenzione dei critici. A partire dal 1947, con l’organizzazione di specifiche retrospettive, è stata rivalutata la sua arte. Al punto che, negli ultimi decenni, da alcuni è stato considerato il più grande tra i protagonisti della pittura napoletana del primo Novecento.
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