Figli di Portici famosi: Guglielmo Ferrero
di Stanislao Scognamiglio
Si parla spesso di personaggi porticesi per nascita dei quali si sta perdendo il ricordo. Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Guglielmo Ferrero è nato a Portici il 21 luglio 1871, da Vincenzo Ferrero e da Candida Cioffi.
Completati gli studi, si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pisa.
Dall’aprile del 1889, arrivato a Torino con un gruppo di condiscepoli, è stato ospitato del medico psichiatra Cesare Lombroso. Da questi è stato persuaso a proseguire gli studi universitari a Torino, dove, nel 1891 ha conseguito la laurea,
Nel 1893 ha ottenuto anche la laurea in lettere all’Università di Bologna.
È divenuto «… celebre pubblicista e storico», sociologo e criminologo di fama internazionale.
Ventiduenne, «… discepolo e collaboratore di Lombroso, professore all’Università di Ginevra», ha scritto il trattato su La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, in collaborazione con Cesare Lombroso.
Nel 1901 ha sposato Gina Elena Zefora Lombroso, conosciuta nel 1889.
Alla vigilia dell’avvento del fascismo, nel 1921, ha pubblicato La ruine de la civilisation antique (La rovina della civiltà antica) e nel 1922-23, insieme a Cesare Barbagallo, Roma antica. Con Leo Ferrero ha scritto Julius Caesar.
Nel 1925. «… particolarmente attento alle questioni del potere e della sua legittimazione», ha posto alle stampe il volumetto La democrazia in Italia, che è stato prontamente requisito dalla censura fascista.
Oppositore di Benito Mussolini, «… rifiutatosi di appoggiare il regime fascista, fu posto agli arresti domiciliari». Ha scelto, però, l’esilio prima negli Stati Uniti e poi in Svizzera, dove dal 1930 ha insegnato storia moderna nell’Università di Ginevra.
Autore di saggi politici e di novelle, tra le sue importantissime e interessantissime opere, citiamo: «I Simboli, L’Europa giovane, Grandezza e Decadenza di Roma, Il Militarismo».
Nell’opera in 5 volumi, «… Grandezza e decadenza di Roma capovolse le chiavi di lettura correnti, privilegiando l’importanza dell’economia rispetto al carisma dei Cesari; gli specialisti di regime naturalmente si indignarono». Ritenerla il suo capolavoro è un giudizio non da tutti condiviso; infatti, l’opera è stata «… considerata dalla critica specialistica “frutto di dilettantismo giornalistico”».
Singolari e di «… grande rilievo anche le trilogie di romanzi storici sulla terza Roma e sul dominio napoleonico». In quest’opera, l’Autore «… sviluppò un’altra tesi controcorrente: “i Napoleoni turbano la pace, i Talleyrand ci liberano dalle paure”».
Guglielmo Ferrero muore esule in Svizzera, a Mont-Pelerin de Geneve, il 3 agosto 1942.
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