Figli di Portici famosi: Filippo Marsigli
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Filippo Marsigli nasce a Portici, il 15 settembre 1790 da Giovanni Marsigli.
Prima allievo all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi, dal 1833, maestro di pittura nella stessa.
Dal 1808, beneficiando di un sussidio, ha potuto frequentare la scuola di disegno dal nudo.
Nel 1814, ha goduto «… del Pensionato artistico a Roma ove operò quasi fino alla morte, rimanendo estraneo all’ambiente artistico napoletano».
Rientrato a Napoli, nel 1822, ha partecipato al concorso per la cattedra di pittura storica. In detta occasione, tra le altre prove, ha sostenuto quella della pittura a fresco.
Nel 1826, ha esordito alla Biennale Borbonica, dove esponendo due tele giovanili, ha riscosso un immediato successo. Alla predetta rassegna, ha partecipato anche alle successive edizioni (1830, 1833, 1839 e 1843).
Con rescritto reale del 17 settembre del 1827, è stato nominato professore onorario di pittura storica nell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Nell’anno 1844, è stato nominato direttore del pensionato artistico napoletano a Roma.
Nell’ottobre del 1850, ha fatto parte della commissione del concorso a cattedra per il posto vacante di professore ordinario di disegno all’Accademia di Belle Arti partenopea.
Dal 1860, lasciato l’incarico di direttore del pensionato artistico, rallentando di molto la sua attività pittorica, si è dedicato esclusivamente all’insegnamento.
Nel 1861, rientrato definitivamente a Napoli, è stato nominato «… professore emerito dell’Accademia con «… decreto luogotenenziale» del 30 apr. 1861, titolo che gli permise di godere di un modesto contributo annuo».
Il pittore Filippo Marsigli muore a Napoli, l’8 maggio 1863.
Pittore neoclassico di chiara fama, preferendo «… i temi bucolici e sacri», su commissione reale o di privati, ha realizzato numerosi affreschi. Le sue mirabili decorazioni ancora visibili:
- in un altare laterale di una delle chiese del cimitero Nuovo di Poggioreale in Napoli: La Resurrezione di Cristo, nel 1836;
- nella sala d’Amore, interna al nuovo appartamento delle feste del palazzo reale di Napoli, oggi sala di lettura della Biblioteca nazionale: Tersicore che invita le Ore alla danza, La danza delle Ore, Prigionia di Cupido, Fuga di Cupido, nel 1841;
- sugli stalli del coro nell’abside della nuova cattedrale di Caserta: Resurrezione del figlio della vedova di Naim, nel 1842;
- nell’abside della cattedrale di Salerno: Interno di un tempio in cui è raccolto il popolo ad ascoltar la divina parola, predicata da un sacro oratore;
- nel sipario del teatro San Carlo di Napoli, nel 1844.
Tra i suoi dipinti, in particolare, si ricordano:
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- Omero cieco che canta ai pastori, conosciuto anche con il titoloOmero che racconta al pastore Glauco le cose sofferte nei suoi viaggi all’isola di Scio: dipinto a olio su tela, eseguito «per Leopoldo di Borbone principe di Salerno firmato e datato 1818». Un’opera definita dal pittore napoletano Domenico Morelli (1823 – 1901) «… un quadro, che resterà nella storia della pittura del nostro secolo».
- Morte del conte Ugolino e dei miserandi suoi figli: dipintoa olio su tela, firmato e datato 1823, giudicato dai critici un quadro in cui appare «… un bel componimento, molto effetto di chiaro-scuro, e una felice esecuzione».
Queste due tele, passate per eredità, a far parte della collezione di Henri d’Orléans, duca D’Aumale di Liverpool, sono state poi, nel 1857, rivendute in un’asta pubblica, al Museo Condé di Chantilly.
- La tomba dell’uomo dabbeneo I pastori di Mileto dinnanzi la tomba di Dameta o I pastori d’Arcadia, eseguito nel 1830. Un dipinto a olio, prima ammirabile al Museo di Capodimonte di Napoli, dal 2003 è depositato presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.
- S. Gennaro portato in volo tra gli angeli perché plachi l’ira per la sua terra percossa dalla ruina del Vesuvioe La morte di s. Giuseppe: bozzetti di due futuri affreschi realizzati nel 1833
- Ritratto di Maria Carolina d’Austria, quadroa figura intera, eseguito su «commissione di Francesco I re delle Due Sicilie», esposto nella Reggia di Caserta
- L’alba del 21 ag. 1824 a Carbonizza, ove si difende vigorosamente il corpo di Marco Botzaris: dipinto di grandi dimensioni, eseguito con la tecnica della pittura aolio su tela, del 1839, già in esposizione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è oggi visibile al Musée Benaki, Athens
- L’Immacolata Concezione che protegge Napoli e la dinastia borbonica: grossa tela realizzata nel 1852, conservato al Museo di Capodimonte di Napoli.
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