Pompei, ritrovati amuleti contro la malasorte
Al Parco Archeologico di Pompei nel corso degli scavi della Regio V nella Casa del Giardino sono stati rinvenuti in un cofanetto amuleti contro la malasote e pendenti femminili
POMPEI (NA) – Amuleti, gemme ed elementi decorativi in faïence (ovvero un tipo di maiolica), bronzo, osso e ambra sono riemersi dallo scavo della Regio V. Erano monili e piccoli oggetti legati al mondo femminile, utilizzati per ornamento personale o per proteggersi dalla cattiva sorte, ritrovati in uno degli ambienti della Casa del Giardino.
Custoditi in una cassa in legno, da poco sono stati riportati al loro splendore dalle restauratrici del Parco Archeologico di Pompei. Erano una parte dei preziosi di famiglia, che forse gli abitanti della casa non riuscirono a portare via prima di tentare la fuga.
La traccia del cofano in legno che conteneva i reperti, le cui cerniere bronzee si sono ben conservate, a differenza della parte lignea decompostasi, è stata individuata accanto all’impronta di un’altra cassa o mobile nell’angolo di uno degli ambienti di servizio, probabilmente usato come deposito.
Sul fondo dell’impronta sono stati rinvenuti i numerosi oggetti preziosi, tra cui due specchi, diversi vaghi (ovvero grani di collana), elementi decorativi in faïence, bronzo, osso e ambra, un unguentario vitreo, amuleti fallici, due frammenti di una spiga di circa 8 cm e una figura umana, entrambi in ambra, probabilmente dal valore apotropaico (ovvero con il potere di allontanare la cattiva sorte), e varie gemme, tra le quali una ametista con figura femminile e una corniola con figura di artigiano.
Diversi pezzi si contraddistinguono per la qualità pregiata dei materiali, oltre che per la fattura. Tra le paste vitree, due sonostraordinarie: quelle con incise su una la testa di Dioniso e sull’altra un satiro danzante.
Alcuni oggetti preziosi sono stati rinvenuti anche in una altra stanza della casa, nell’atrio, dove sono stati documentati i resti scheletrici di donne e bambini, sconvolti da scavi clandestini di età moderna (XVII – XVIII secolo), probabilmente finalizzati proprio al recupero dei preziosi che le vittime portavano con sé. Solo un anello in ferro, ancora al dito della vittima, e un amuleto di faïence sono casualmente sfuggiti a questo saccheggio.
Considerate le straordinarie condizioni di conservazione e la particolare qualità dei manufatti è stato possibile donar loro una nuova vita mediante un intervento di semplice pulitura e consolidamento con materiali reversibili.
Presto i monili saranno esposti, con altri gioielli pompeiani, presso la Palestra Grande del Parco Archeologico di Pompei, in un’esposizione che si propone come seguito di Vanity, la mostra da poco conclusasi, e dedicata finora al confronto di stile e manifattura di gioielli dalle Cicladi e da Pompei, oltre che da altri siti campani.
Ha spiegato il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna: «Si tratta di oggetti della vita quotidiana del mondo femminile e sono straordinari perché raccontano microstorie, biografie degli abitanti della città che tentarono di sfuggire all’eruzione. Nella stessa casa, abbiamo scoperto una stanza con dieci vittime, tra cui donne e bambini, di cui stiamo cercando di stabilire le relazioni di parentela e ricomporre la biografia del gruppo familiare, attraverso le analisi sul DNA. E chissà che la cassetta di preziosi non appartenesse a una di queste vittime. Particolarmente interessante è l’iconografia ricorrente degli oggetti e amuleti, che invocano la fortuna, la fertilità e la protezione contro la mala sorte. E dunque i numerosi pendenti a forma di piccoli falli, o la spiga, il pugno chiuso, il teschio, la figura di Arpocrate, gli scarabei. Simboli e iconografie che sono ora in corso di studio per comprenderne significato e funzione.»