Pompei e Procura firmano un protocollo d’intesa
Siglato da Pompei e Procura della Repubblica un modello pilota per contrastare il saccheggio e il traffico di reperti archeologici
TORRE ANNUNZIATA (NA) – Alla sede della Procura della Repubblica giovedì 1 agosto il Procuratore F.F. Pierpaolo Filippelli e il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna hanno firmato il protocollo d’intesa per un modello pilota per contrastare il saccheggio e il traffico di reperti archeologici.
Filippelli e Osanna hanno poi illustrato i vari punti dell’accordo e gli impegni reciproci.
Contrastare il fenomeno criminale è l’obiettivo alla base dalla collaborazione istituzionale tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, già avviata con successo da tempo e che si è formalizzato, con la firma di un protocollo d’intesa tra i due enti.
Il territorio di competenza del Parco Archeologico di Pompei, in particolare l’area suburbana dove sono presenti vari insediamenti (tra cui alcune ville e necropoli), la cui tutela è anche tra gli obbiettivi di natura giurisdizionale della Procura, è stato interessato negli anni da diversi episodi di danneggiamento e di furto.
Scopo del protocollo è l’attivazione di un costante e rapido canale di scambio di informazioni e notizie e l’attuazione di procedure condivise, nel rispetto delle reciproche attribuzioni e competenze, volte ad interrompere l’azione criminosa e arrestare la spoliazione di siti archeologici, spesso reiterata, e soprattutto scongiurandone la prosecuzione.
L’ efficace operazione congiunta degli scorsi anni, che ha visti impegnati il Parco e la Procura, assieme agli investigatori del Comando Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata e del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli per salvare il patrimonio archeologico in pericolo presso l’area suburbana di Civita Giuliana (nella zona Nord fuori le mura del sito archeologico di Pompei), oggetto di cunicoli clandestini, ha sottolineato l’importanza di formalizzare le buone prassi operative avviate, allo scopo di creare uno strumento modello da riproporre in diverse situazioni.
In quel caso la Procura che da tempo aveva rilevato l’esistenza di attività illecite di tombaroli aveva richiesto al Parco archeologico di avviare un vero e proprio scavo, per le acquisizioni probatorie, che ha consentito tra l’altro di portare in luce ambienti di una ricca villa suburbana oltre al rinvenimento di importanti reperti archeologici e scientifici.
Tra i principali punti dell’accordo:
la Procura si impegnerà a trasmettere tempestivamente e formalmente al Parco tute le notizie in proprio possesso relative ad attività clandestine nelle aree di competenza ed eventualmente a richiedere la realizzazione di saggi archeologici o vere e proprie attività di scavo. Sul cantiere sarà autorizzata la presenza di ufficiali della Polizia Giudiziaria autorizzati a ispezionare tunnel e cunicoli, a sequestrare gli oggetti e strumenti di reato, oltre che a prendere visione dei reperti rinvenuti, che saranno affidati in custodia al Parco.
Il Parco, per sua parte, si impegnerà ad attivare in caso di richiesta, procedure di somma urgenza per avviare i relativi scavi, nell’area di interesse investigativo. Le attività di scavo, oltre a garantire il rispetto di tutti gli standard di intervento scientifico, contribuiranno a fornire tutti gli elementi di prova di attività illecite, utili alle indagini.
Dovrà fornire, inoltre, periodicamente una carta archeologica aggiornata del territorio di pertinenza, con indicazione delle aree d’interesse non esplorate e suddivise per tipologia (necropoli, ville suburbane, monumenti infrastrutturali ecc), eventuali scavi legalmente condotti e re-interrati, o anche scavi clandestini precedenti, di cui si abbia avuto notizia.
E ancora il Parco Archeologico di Pompei fornirà un dettagliato elenco dei beni trafugati, anche quelli che attraverso varie fonti risultino attualmente esportati in territorio estero, al fine di consentire una visione complessiva e aggiornata del fenomeno e poter meglio orientare le azioni investigative.
La validità del protocollo sarà di due anni, con possibilità di rinnovo.