Per una Città veramente sostenibile
di Fortuna Iannone
PORTICI (NA) – Nell’Aula Consiliare del Palazzo Comunale in via Campitelli lo scorso martedì 17 luglio si è tenuto l’incontro pubblico per illustrare la metodologia utilizzata e le finalità proposte nell’aggiornamento del DOS (Documento Orientamento Strategico), nell’ambito dello sviluppo urbano-asse X PO FESR Campania 2014/202, perché sia veramente una Città sostenibile.
L’incontro ha lasciato margini di perplessità, non tanto sulle strategie presentate, ma su una carenza partecipativa: cittadinanza zero, ma anche l’assenza di tecnici ed operatori del settore, a parte qualcuno che, forse, ancora crede si possa finalmente restituire un futuro migliore alla città, soprattutto nell’aspetto formale, meno squilibrato di quello che stiamo vivendo adesso.
Si continuano a proporre previsioni che ogni volta finiscono con l’andare a scapito delle attuali esigenze del contesto cittadino e di chi è destinato ad usufruirne, che nell’immediato avrebbe bisogno di garanzie certe, e non solo per una migliore prospettiva futura per la città.
Sostanzialmente la maggior pecca di questo modo di operare è proprio continuare a tralasciare il pregresso, ignorando le criticità presenti che si sono accumulate, forse per impotenza o per un continuare ad addebitarsi colpe perse nel tempo o per superficiali disattenzioni nelle realizzazioni che contribuiscono a far trascendere Portici in una condizione di degrado.
Ho cercato di esternare le mie perplessità chiedendo all’Amministrazione di provvedere anche a porre soluzioni al disordine e allo squilibrio crescenti, rivedendo i progetti in maniera più sistematica al fine di restituire organicità, continuità, dignità ai luoghi, così da rendere visibile da subito tutto quello che si è realizzato e che si sta cercando di realizzare.
Se gli interventi continueranno a non avere una visione generale complessiva, che possa garantire il recupero delle identità delle parti – che ora sono frammentate: una “storica” con le sue eccellenze del ‘700, dell’800 e anche del ‘900, in contrapposizione a quella “nuova”, frutto della speculazione selvaggia della metà del 1900 e in più la “periferia”, che non avrebbe ragion d’essere in una città di così minima estensione – gli scompensi saranno destinati ad aumentare.
Si è visto che ottimizzando al meglio le opere si possono raggiungere obiettivi, come l’Asse Mercatale – che resta però con la criticità irrisolta del Mercato Coperto – o l’asse viario da Via Gravina a Via Pagliano con Piazza Gravina, intervento che si è cercato e si è di fatto concluso nel 2009, nel pieno rispetto di regole e corrispondenze fra tutti gli elementi presenti, o Via Moretti. Il resto è stato realizzato all’insegna della casualità. Tra i tanti, Via Naldi, la parte alta Via Giordano e Via Ernesto della Torre, dove le opere non sono riuscite a restituire a quei tratti la dignità che avrebbero meritato, visto che sono impianti strutturati ed esistenti fin dal 1700, cui si aggiunge lo scompenso di fabbricati per la gran parte privati, che prospettano su queste aree.
Questo dimostra che dal Pubblico al Privato la condizione di degrado continua a manifestarsi nel modo superficiale di approcciarsi al bene comune, con la conseguente perdita del senso civico generale, che potrebbe ancora essere recuperato con semplici accorgimenti, riducendo le criticità in maniera sostanziale, in modo da ritrovare il senso di appartenenza ai luoghi da parte di ognuno.
Ho provato ancora una volta a ribadire la necessità di dover predisporre uno Strumento di Conoscenza della Città, la Catalogazione del Patrimonio Edilizio – anche le pietre ormai, ne avranno sentito parlare – che possa essere in grado di procedere ad una Identificazione dei Luoghi per restituire una visone complessiva del territorio. Un discorso ben recepito dai Progettisti del PUC, che hanno ammesso avrebbe dovuto essere realizzato, anche se tutto sommato lo Strumento proposto, per la sua versatilità, si presta ad essere modificato in qualsiasi momento. La sua realizzazione dipende da una volontà “politica”, perché il potere decisionale spetta alla compagine di turno, che in qualche modo incide, decide e trasforma i contesti cittadini a proprio insindacabile giudizio, continuando erroneamente a pensare che il tutto si debba misurare con il “tanto” fatto, tralasciando il “come” lo si debba realizzare.
Il PCIS (Piano Integrato Città Sostenibile) ambisce a raggiungere un idea di “Città Sostenibile”, dove gli adempimenti sono tesi a migliorare la qualità della vita. Riqualificazioni migliori di strade, piazze, giardini, manufatti di eccellenza, edifici pubblici e privati, potranno contribuire a raggiungere lo scopo, perché la sostenibilità non è conseguenza di uno “stato”, ma il frutto di una “condizione”, che si raggiunge con la partecipazione e la sensibilità di tutti.
Sono portata a pensare che nonostante le apparenze la cittadinanza vorrebbe partecipare, ma quando gli eventi sono poco pubblicizzati e soprattutto vertono su aspetti troppo tecnici, la gran parte pensa che possano essere incomprensibili. Cosa non vera, se solo si riuscisse a dare un impostazione di semplicità agli argomenti trattati.
Quindi propongo all’Amministrazione comunale di indire un nuovo incontro aperto e ben pubblicizzato per affrontare serenamente questi temi.