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In vino antichitas

POMPEI (NA) – Ecco l’appuntamento tradizionale con la XVIII edizione del taglio dell’uva, che si rinnova mercoledì 25 ottobre alle 11 con la vendemmia nel vigneto del Triclinio Estivo. Per l’occasione, sarà aperto al pubblico anche quello del Foro Boario.

Orto della Casa della fontana, by Ciro Fusco

Il progetto nasce in via sperimentale nel 1994 su un’area limitata degli scavi, grazie ad una convenzione tra il Parco Archeologico di Pompei e l’azienda vitivinicola campana Mastroberardino, che oltre a prendersi cura dei vigneti produce il pregiato vino Villa dei Misteri.

Il direttore generale Massimo Osanna e il professor Piero Mastroberardino saranno insieme al vigneto del Triclinio estivo per celebrare la giornata della raccolta dell’uva che rinnova questa ormai consolidata collaborazione volta alla valorizzazione del territorio archeologico e delle sue peculiarità.

Le aree interessate ad oggi comprendono tutti i vigneti delle Regiones I e II dell’antica Pompei, per un’estensione di più di un ettaro ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una resa potenziale di circa 30 quintali d’uva.

Il vino Villa dei Misteri, prodotto con uve Piedirosso e Sciascinoso, presenta caratteristiche uniche in quanto realizzato secondo le tecniche di viticoltura di duemila anni fa. Oltre ad essere un vino eccellente, rappresenta un modo per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica e quale elemento di valorizzazione e al tempo stesso di difesa del territorio, del paesaggio e dell’Ambiente.

Il sole, il fertilissimo terreno vulcanico ricco di zolfo, il clima hanno sempre favorito viticoltura, che ebbe grande impulso in epoca romana, prima dell’eruzione vesuviana del 79 d. C. Nel secolo successivo la viticoltura riprese: non si puntò più sulla quantità di prodotto, ma venne operata una selezione qualitativa. Lentamente le esportazioni ripresero, ma in scala ridotta.

I vini vesuviani hanno origini antiche: pare che i Greci impiantassero alle falde del vulcano il vitigno Aminea gemella Linore, progenitore delle odierne viti. Secondo lo storico Columella, è il vitigno da cui si produce il vino Greco del Vesuvio.

Un affresco pompeiano del I secolo a. C. riporta una raffigurazione di questa uva, il che ne confermerebbe la millenaria origine. Questa ipotesi è confermata anche dal ritrovamento nella Casa di Menandro di strumenti per la trasformazione dell’uva in vino.

La vendemmia al Parco Archeologico di Pompei  fa parte dal punto di vista scientifico di uno dei tanti studi condotti dal Laboratorio di Ricerche Applicate, che da sempre analizza le relazioni tra botanica e archeologia.

 

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