Ospedale degli Incurabili, 500 anni di storia e assistenza
Sui passi della Beata Maria Lorenza Longo che 500 anni fa fondò l’ Ospedale degli Incurabili, tra i più antichi d’Italia
CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Dalla visita alla ruota degli esposti nell’Ospedale della SS. Annunziata, passando per la mostra Pianeta Pandemia. Storie virali di contagi e rimedi nella Sala del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace fino al Complesso degli Incurabili.
Un percorso ideale che tra i tre antichi ospedali napoletani che hanno fatto al Staoria della Medicia, cui hanno preso parte le nuove generazioni con l’ IC Confalonieri di Forcella, il Ristori, il liceo artistico, l’IC Regina Coeli), ma anche medici, infermieri, associazioni, cittadinanza.
Con questa iniziativa il Museo di Arti Sanitarie e Storia della Medicina ha celebrato i 500 anni dalla Fondazione dell’Ospedale degli Incurabili.
Era il 23 marzo 1522 quando una lunga processione di pazienti e notabili della città guidata da Maria Lorenza Longo passa nel nuovo ospedale di Caponapoli intitolato a Santa Maria del Popolo degli Incurabili.
Il Museo ma anche il Monastero delle Trentatré e ben quattro associazioni del territorio hanno deciso di iniziare un percorso camminando sui passi della Longo che 500 anni fa, in tempo di guerra ed epidemie, ha avuto il coraggio da grande manager e da grande dama del ‘500 di aprire con forza questo Ospedale, ha sottolineato il professor Gennaro Rispoli, direttore scientifico del Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina di Napoli – Noi siamo qui per accendere i riflettori su un antico ospedale che merita un recupero, sia per la parte sanitaria sia per la parte culturale. E oggi ci sono cinque direttori di musei importanti d’Italia: Napoli, Venezia, Roma, Firenze, Milano, che sono venuti qui a raccontare la fondazione delle istituzioni ospedaliere più antiche d’Italia. Che significa fondare un ospedale? Ospedale non è un palazzo normale, come non lo è una caserma né una scuola. L’uomo deve riflettere sul suo futuro e anche sul suo passato e sul valore etico di cui abbiamo molto bisogno soprattutto oggi in tempo di guerra e di pandemia. Una lezione importante oggi l’abbiamo offerta con una passeggiata e una mostra straordinaria sulle epidemie, camminando nei luoghi e nelle corsie dove i nostri antenati sono nati, sono stati curati e guariti e sono morti. Adesso dobbiamo prenderci cura noi delle ferite degli Incurabili.
Una tappa anche al Museo delle Arti Sanitarie che custodisce ferri chirurgici e strumenti medici d’epoca che raccontano l’evoluzione tecnica delle discipline mediche, la tradizione medica di Domenico Cotugno, Antonio Cardarelli, Giuseppe Moscati, per citare solo alcuni dei nomi più noti.
Un secondo momento della giornata nella sala Maria Lorenza Longo del Monastero delle Trentatrè con il convegno Antichi Ospedali. Storia, Memoria, Futuro, introdotto dal professor Rispoli e dalla abadessa Rosa Lupoli, la quale, nel ricordare la figura della beata Longo ha dichiarato: Ci sentiamo come sentinelle poste sulle mure di questa Gerusalemme napoletana che per tutto il giorno e la notte non tacciono mai. Pregheremo il Signore fino a che non sia ristabilita la sorte degli Incurabili e non abbia ricevuto la dignità che gli spetta.
A portare un saluto Maria Filippone, vicesindaco del Comune di Napoli, Adolfo Russo vicario episcopale per la Cultura della Diocesi di Napoli e direttore del Museo Diocesano, Gianni Iacovelli presidente dell’Accademia di storia dell’Arte Sanitaria di Roma, Nadia Barrella, professoressa di Museologia all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.
All’evento presente l’Acosi | Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani che vuole vincere la “sfida” di lasciare inalterata la parte della bellezza culturale degli ospedali e, al contempo, di lasciare aperta la parte assistenziale. Cinque le strutture antiche da salvaguardare: la Scuola Grande di San Marco a Venezia, la Ca’ Grande di Milano, Santa Maria Nuova di Firenze, il Santo Spirito in Saxia a Roma e il Museo delle Arti Sanitarie
Così Edgardo Contato, direttore Ulss 3 Serenissima di Venezia e presidente Acosi: Siamo cinque operatori della sanità e cerchiamo di renderci partecipi di quello che la storia ci ha consegnato. La grande forza deve essere quella di cogliere il bisogno in ogni momento: nella pandemia, nella cronicità, nel cambiamento che deve essere presente nelle nostre strutture. L’auspicio che posso portare e nell’impegno che noi, come associazione porteremo avanti nell’unire tecnologia, salute e bellezza, è quello di sapere trovare anche per questa struttura quel giusto equilibrio per dare una risposta adeguata ai cittadini di Napoli che se la meritano e che sia funzionale ai tempi che oggi stiamo vivendo.
Angelo Tanese, direttore generale AslRoma1 ha ribadito: Sono convito che queste nostre cinque realtà che stanno diventando molte di più, avranno un futuro radioso perché hanno avuto un passato forte e solido che parla da solo e noi dobbiamo solo dare voce a chi prima di noi ha costruito quella storia. Ho appreso oggi che il 9 ottobre è la data di beatificazione di Maria Lorenza Longo. Vi comunico che il 9 ottobre è la data con la quale vorremmo organizzare quest’anno la prima giornata degli ospedali storici italiani. E l’abbiamo scelta perché casualmente è stata la data della prima assemblea nazionale dell’Associazione che siamo riusciti a fare nel 2020 in un momento di fine della pandemia che però stava riprendendo.
Chiara Bartolini in rappresentanza di Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova di Firenze ha illustrato con immagini un ospedale modernissimo che ha avuto un ruolo importante nella gestione del covid di Firenze e che ha alle spalle uno splendido museo. Dal 2016 abbiamo messo su un percorso museale, cercando di valorizzare la storia di questo ospedale antico fondato nel 1288 da Folco Portinari.
Mario Po’ direttore del Museo Scuola Grande San Marco di Venezia ha comunicato: A fine settembre, inizio ottobre, realizzeremo un festival che culminerà con la Giornata Nazionale degli Ospedali Storici. Un festival che a Napoli e a Venezia ci consentirà di parlare di salute e storia della salute perché se c’è qualcosa che anche gli eventi di questi giorni ci illustrano è questo: pensavamo di essere usciti dalla storia ma non è così. Bisogna stare nella storia, perché se ne abbiamo la padronanza della storia siamo consapevoli anche delle criticità.
A concludere Carmen Caccioppoli (Museo di Arti Sanitarie) che ha parlato di 500 anni di assistenza alle donne e Sara Oliviero che ha presentato il catalogo sui beni storico – sanitari realizzato al Museo delle Arti Sanitarie per la Regione Campania.
La giornata è terminata con i saluti del professor Fernando Gombos, odontoiatra, e riflessioni di chi per una vita ha lavorato nelle corsie degli Incurabili.