Napoli spudorata
Riceviamo e pubblichiamo il testo di Michele Caccamo Sergio Rubini e la verità spudorata di Napoli
Sergio Rubini mi ha fatto ricordare che quando sono arrivato neanch’io ero intero, che anch’io ero incompiuto; me lo ha ricordato componendo, con il suo film, l’universale di Napoli. Ha messo in scena noi, Leopardi fragili; facendo risaltare il fardello assoluto dei nostri limiti umani.
Ci ha spiegato che il Poeta a Napoli non cercava il riscatto e la cura, cercava una verità spudorata, e che magari gli tornasse una vita che fosse teatro, che avesse il senso dell’umano nella sua crudezza e meraviglia.
Rubini ha colto questo significato in modo magistrale, e ha posto Leopardi e Ranieri al centro di un luogo che non cerca altro che l’essere umano. È il dono di Napoli, accogliere e lasciare nudi.
Napoli non ha nessuna intenzione di salvare, di redimere; è una città che non vuole essere geografica ma esistenziale.
È qui che si incontrano l’infinito e il limite. Ed è nel limite che la Ginestra canta la grandezza dell’uomo, la resistenza collettiva, la dignità quando si è vicini al disastro. Infinito e limite, come l’anima di Leopardi. Napoli non gli ha offerto consolazione ma un contesto dove il suo pensiero è diventato più vivo, più allegro del reale. Quell’essere spezzato ha trovato nei vicoli e nel popolo la pratica della vita, fatta di compromessi, cadute, slanci, fragilità e bellezze. E l’ha trovato con la complicità di Ranieri, un pulcinella onesto, che attraverso il caos gli ha ricentrato la vita. Napoli è fatta di queste cose. È stata così con Virgilio, il Poeta della misura, che la scelse come eternità, facendogli trovare nella quiete sentimentale la fuga verso una forma più profonda di comprensione. È stata così con Caravaggio, proteggendolo dagli uomini e dal suo tormento. È stata così con Wilde, tenendolo anonimo e libero dopo i giudizi del mondo. È stata così con Goethe, lasciandolo in una felicità tangibile, lontana dalle astrazioni. Napoli si offre così com’è. Senza perfezione eppure completa, senza ordine eppure armonica. Qui l’uomo smette di difendersi e inizia a conoscersi. Napoli non chiede a nessuno di cambiare, di essere forte e degno, offre spazi per il proprio compimento. Rubini lo ha rappresentato con delle scene sublimi che hanno superato ogni stereotipo sulla fragilità, sul pessimismo, sulla tristezza cosmica. Io lo sto imparando. Leopardi lo ha capito trovando nel proprio limite la sua patria.
Michele Caccamo. Scrittore, poeta, paroliere e drammaturgo italiano. Le sue opere sono state tradotte in oltre dieci lingue.