Cultura

Napoli e gli studi sulla panacea universale

di Michele Di Iorio

La panacea universale o elisir di lunga vita è sempre stata considerata una leggenda, mentre invece è una realtà scientifica.

Diffusa a Napoli antica fino ai nostri giorni, la medicina teriaca o triaca ha realizzato una ricetta universale dalla composizione segreta di un farmaco che segnò il passaggio dalla medicina fideistica teurgica , a base di preghiere all’uso di medicamenti capaci di contrastare le malattie più perniciose.

La Theriaca fu il rimedio universale più famoso dell’antichità. Nato in Asia minore pare a causa del timore di essere avvelenato dai romani di Mitride il grande re del Ponto (13364 a.C.), che chiedeva insistentemente al medico di corte Crautea di metter a punto un farmaco che contrastasse ogni forma di avvelenamento. In origine il medicamento era chiamato mitridatium. La ricetta originale della teriaca era composta da 54 elementi.

Giunse nella Roma imperiale dopo la vittoria di Pompeo e si diffuse enormemente. Migliorato dal medico Andromaco il Vecchio con carne di vipera, venne studiato anche da Plinio il vecchio.

Galeno preparava la Theriaca con il vino Falerno di Mondragone. Nel suo De Antidotis ne illustrò la composizione e la elaborazione: chiamò il medicamento Theriaca, traendo il suo nome dal greco theriaké, rimedio contro i morsi di animali velenosi, o da therionin, vipera.

Le varie ricette di questa panacea vennero studiate alla Scuola Medica di Salerno per volere del sovrano svevo Federico II. In seguito vennero diffuse in tutta Europa dai Crociati reduci dalla Terrasanta e dai medici e speziali dei Cavalieri di Malta, dei Teutonici e Templari. La medicina theriaca veniva praticata in tutti i monasteri europei, dove i monaci studiavano anche l’alchimia e la spagirica.

La Theriaca guariva dai morsi degli animali idrofobi, dalle  punture di insetti e da ustioni provocate da meduse, nonché da malattiw venere e veleni chimici ingeriti o assorbiti da ferite.

Dal 1496 la Repubblica di Venezia dettò il monopolio  sulla cura della Theriaca, importandola dal Medio Oriente, dall’isola di Cipro, ricca di vipere. Al tempo del dominio aragonese, tramite la sede dell’ambasciata a Napoli in Palazzo Venezia, assoldava i viperai, cacciatori di ofidi e di vipere del Meridione,che catturavano le vipere necessarie alla composizione del medicamento detto panacea universale.

Nella capitale partenopea era attivo  il gruppo sei serpai e viperai del quartiere Forcella, che prese il nome dalla forcella dei rabdomanti, radioestesiti e viperai.

A Napoli ne scrissero il Cardano, Pompeo Magno e Della Porta.

Oltre alla Theriaca veneta, iniziò cosìa diffondersi in tutta Europa anche quella napoletana, su spinta del Governo imperiale asburgico austriaco, che voleva contrastare il monopolio della Serenissima. Investì quindi molto  nella ricerca farmaceutica, incentivandola nelle università di Salerno e Napoli e costituì la Farmacia dell’Ospedale degli Incurabili.

L’idea fu di Antonio Magliocco, giurista e governatore degli Incurabili: creando quel capolavoro che tutto il mondo conosce, rivoluzionò l’Ars medicinae usando i farmaci teriaci per curare ogni malattia.

La Farmacia degli Incurabili è composta da due sale si trovavano i grandi scaffali in legno che contenevano i vasi di porcellana e ampolle in vetro con i costituenti più antichi.

Nell’ambiente retrostante la farmacia c’era invece la grande urna, opera di Crescenzio Torchese, che conteneva la ricetta originale della grande panacea che curava tutti i mali, la theriaca o triaca.

La scuola napoletana portò a 76 gli elementi medici e alchemici costituenti. Se ne interessò nei suoi studi anche il grande filosofo nolano Giordano Bruno, praticandola e sperimentandola all fine del ‘500, quando era a San Domenico Maggiore di Napoli, al tempo sede universitaria.

In era borbonica, dal 1734 fino al 1760 studiò laTheriaca il grande medico napoletano Domenico Cotugno, medico personale di re Carlo e Maggiordomo di corte, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi in via Foria a Palazzo Teresa, odierna sede del Museo.

Fece ricerche sulla theriaca anche il grande scienziato e vulcanologo inglese lord Guglielmo Hamilton tra 1764 e 1799, ambasciatore d’Inghilterra a Napoli, i cui studi vennero seguiti da un filosofo e letterato d’eccezione, il principe Raimondo de Sangro di Sansevero.

Così il  grande clinico Antonio Cardarelli, direttore dell’Ospedali degli Incurabili, continuò la tradizione napoletana, approfondendo le ricerche.

Con l’avvento degli antibiotici, la Theriaca perse la sua importanza e diffusione, anche se si continuò a studiarla. Ai giorni nostri si sta riscoprendo questa panacea attraverso la medicina erboristica, spagirica, omeopatica e naturale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *