Cultura

Napoli delle sirene, città immortale

di Michele Di Iorio

La leggenda delle sirene, le figure mitologiche metà donna e metà pesce è strettamente legata al canto, ma sono anche simbolo della musica delle sfere.

In origine la sua morfologia variava: poteva essere metà uccello o serpente o drago o civetta, un angelo messaggero dell’inconscio che dimorava ai confini del raziocinio. parte di un equilibrio ordinato di non-caos primordiale, di un percorso che conduce verso il Paradiso o un mondo parallello iperunaniano, come sostiene Strabone. Secondo i massimi filosofi greci, come Platone, le sirene sono signore dell’universo e insieme alle tre parche sono custodi del Fato e del Tempo, ognuna deputata a uno degli otto cerchi cosmici di evoluzione animica.  Otto sirene, che con il loro canto generano l’amornia in peso, numero e forma.

Il mito vuole che siano figlie di Acheloo dalla testa di toro. Una leggenda racconta che Ercole gli strappasse il corno e dal suo sangue nacquero le figlie. 8, simbolo dell’infinito.

Le sirene, demoni femminili, creature leggendarie o reali in una Terra parallela oltre il tempo e lo spazio, nate forse con il culto egizio della stella Sirio, la più splendente nel cielo del novilunio, legata al flusso delle inondazioni del fiume sacro Nilo, padre e madre dell’Egitto.

Il canto della sirena inizia l’uomo ai misteri sacri che viaggia in una dimensione onirica attraverso mondi paralleli, dove il suo corpo diventa la porta che introduce in un mondo in cui esiste l’immortalità fisica.

Fu la sirena Partenope che fondò Napoli nel 680 a.C. dando il suo latte al mare …

La leggenda vuole che Morfisia, figlia del dio del Sonno Morfeo, con il suo latte desse vita. È sua l’effigie della fontana dell’Immortalità, fonte di giovinezza, da cui zampillava acqua del fiume Sebeto, che si trovava in piazza San Domenico Maggiore, dove poi nel 1656 fu eretto l’Obeliscodella Peste. La fontana venne smembrata e conservata in sacrestia della basilica dai monaci nel timore che gli antichi culti pagani continuassero ad essere praticati.

Il mito avvolge anche la fontana di Spina Corona, anno 1000 d.C., che si trova in una strada laterale di corso Umberto I, nei pressi dell’Università Federico II: una statua per metà donna e per metà uccello rapace sembra cantare mentre dai suoi seni zampilla acqua. Questa fontana è detta popolarmente ‘a funtana d’e zizze. Si crede che quel liquido miracoloso calmi passioni violente e depressione.

Per Napoli la sirena rimane la massima rappresentazione dell’immortalità, della non-morte.

Secondo Plutarco i coloni ellenici, guidati dalle sirene Parthenope, Leucosia e Ligheia, non più alate ma munite di coda, giunsero all’isolotto di Megaride.

La sirena Parthenope e il greco Cimone vissero un amore virginale e generarono con 12 figli detti sirenei o tritoni: 12 come i quartieri di Napoli. Quindi la sirena genitrice diventa dea madre di Napoli.

Racconta Matilde Serao che non è mai morta e continua a vigilare sulla città, secondo altri invece esiste la sua tomba, che si trova su quella che era l’acropoli della città greca, l’odierna Sant’Aniello a Caponapoli.

E mentre i tritoni si diffondevano in tutto il Mar Tirreno, l’eredità canora delle sirene passò alle Sibille cumane, devote a Apollo e a Minerva o Proserpina lunare. Il vincolo del culto femmineo della dea madre è evidente.

Con il cristianesimo il culto si trasformò in quello della vergine Santa Patrizia, patrona di Napoli, che la tradizione vuole sepolta nell’isolotto di Megaride …

La principessa bizantina giunta ai tempi di Costantino il Grande, dimorò nel monastero basiliano sulle cui rovine è sorto Castel dell’Ovo, sotto il quale il poeta e magista Publio Virgilio Marone nascose l’uovo in ricordo della sirena Parthenope …E da santa Patrizia all Vergine Maria il passo è breve…

Napoli città mitica, Napoli città magica, Napoli città santa… Napoli è immortale.

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