Massimo Troisi continua a vivere nei cuori, anche dopo 25 anni
di Maurizio Longhi
Sono passati 25 anni, il vuoto resta incolmabile ma il suo ricordo è intramontabile. Massimo Troisi vive ancora e vivrà sempre nei cuori di chi ha apprezzato la sua arte, la sua comicità, il suo incommensurabile talento, la sua capacità di far ridere come solo lui poteva fare. 25 anni e la sua voce sembra riecheggiare ancora, come se provenisse da un angolo remoto e imperscrutabile, come se la sua eco non si fosse mai spenta.
Sì, sono passati proprio 25 anni dalla sua scomparsa, lui che era un attore nato per stupire e per emozionare. Aveva una caratterizzazione che lo rendeva unico, una mimica che conquistava, una abilità eccezionale di trasformare una battuta apparentemente priva di senso in una capace di provocare fragorose risate. Roba da predestinati.
L’associazione culturale di San Giorgio a Cremano, A casa di Massimo Troisi, si propone di perpetuare la memoria del grande artista tenendo aperta e rendendo accessibile a tutti la sede, all’interno di Villa Bruno, in cui vengono custoditi oggetti cari appartenuti al grande Massimo. Nonostante siano passati 25 anni dalla sua dipartita, viene sempre ricordato con nostalgia, come se rievocarlo lo rendesse ancora presente colmando quel vuoto enorme che ha lasciato.
Eh sì, quando si spegne un grande artista, si ha subito la sensazione di aver perso tantissimo, ci si sente più poveri, espropriati di un tesoro inestimabile. Pensarlo anche a distanza di venticinque anni conferma il valore umano e artistico di chi è andato via, nel caso di Massimo troppo presto. 25 anni di ricordi, di sorrisi ripensando a quella scena lì, a quella battuta lì, a quell’espressione rimasta impressa nella memoria e capace di muovere le corde più profonde dell’animo.
Solo i grandi riescono a fare tutto ciò, solo un grande come Massimo Troisi è capace di far parlare ancora di sé dopo un quarto di secolo dalla sua scomparsa, se non è questo un esempio di grandezza, cosa lo sarà mai? L’attore sangiorgese ha rappresentato la grandezza, lui che è inserito nel novero dei giganti dell’arte partenopea come Totò ed Eduardo, giusto per citare due nomi di altri colossi dotati di un talento innato, riconosciuto e sempre esaltato.
4 giugno, una giornata venata di tristezza ma che si è trasformata nell’occasione in cui ci si riunisce, chi fisicamente e chi spiritualmente, nel ricordo di un fuoriclasse, di una forza della natura, di un uomo che ha fatto della propria vocazione artistica non un lavoro, bensì un capolavoro.