Mariano Fortuny, i suoi cento giorni porticesi
La permanenza porticese dell’artista di Barcellona Mariano Fortuny y Marsal raccontata con passione nel libro di Stanislao Scognamiglio
di Maurizio Longhi
Nella gradevole quiete orante del convento di Sant’Antonio di via Università, a Portici, lo scrittore e storico porticese, Stanislao Scognamiglio, grazie alla collaborazione di La Cetra Angelica, organizzazione no profit e promotrice di tantissime iniziative, ha presentato il suo ultimo lavoro Mariano Fortuny e Portici – Cento giorni di felicità, cui manca solo un editore per la pubblicazione.
Si tratta di un lavoro sia storico che narrativo, ambientato nella Portici dell’Ottocento e che pone al centro la figura di Mariano Fortuny, un pittore catalano che sin dalla tenerà età aveva mostrato di essere un predestinato. Il pittore nato a Reus, a pochi km da Barcellona, nel 1874 è rimasto cento giorni a Portici, dimorando in Villa Arata, sita sul Corso Garibaldi, restando così ammaliato dalla bellezza del litorale porticese da ritornare con riluttanza a Roma, diventata da poco Capitale.
E se un pittore, che per natura e professione ama l’estetica, viene rapito così tanto da Portici da preferirla alla città eterna come Roma, allora significa che lì dove nel 1738 Carlo di Borbone fece edificare il Palazzo Reale, si respira un’aria particolare. Quell’aria che catturò Mariano Fortuny venuto dalla Catalogna e che girò il mondo per le tante committenze assegnategli. Era così quotato per il suo talento che le sue opere avevano ormai un prezzo fisso.
Stanislao Scognamiglio offre sia uno spaccato della società dell’epoca ma anche un profilo del protagonista del libro con il suo stile di vita e i tratti caratteriali. Soprattutto nel suo soggiorno porticese, oltre a inviare lettere all’amico Goyena, amava mettersi al lavoro dalle prime luci dell’alba fino a tarda sera e la sua abitazione era aperta ai giovani colleghi, tra cui quell’Eduardo Dalbono cui a Portici è stata dedicata anche una strada.
Si dice spesso che Portici sia una città fagocitata dalla vicinanza con una metropoli come Napoli ma, in realtà, è custode di tante ricchezze, tante storie, come quella di Mariano Fortuny che l’autore, dopo un infinito lavoro di ricerca, è riuscito a ricostruire arricchendola di aneddoti interessanti. Sono tante le opere d’arte partorite da Villa Arata. Straordinario il Desnudo en la playa de Portici, che ritrae un corpo nudo, di spalle, adagiato sulla spiaggia porticese, ma ce ne sono ancora tante altre. Ora si spera che, quanto prima, tutti, porticesi e non, possano fruire di una lettura dal contenuto immenso.
Era Villa Aversa dove soggiornò il pittore non Arata….
Villa Arata, poi Villa Calì, oggi Villa Aversa.