Ma tu, lo faresti il vaccino AstraZeneca?
Il nostro medico Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi (Na), ove è titlolare di Incarico professionale di consulenza, studio e ricerca di Adolescentologia, rassicura sul vaccino AstraZeneca
In molti mi hanno chiesto se fossi disposto a farmi iniettare il vaccino AstraZeneca. Provo a rispondere razionalmente alla domanda, in base ai fatti.
Innanzitutto, è arrivato l’atteso verdetto dell’Ema, l’Agenzia Europea per i Medicinali: il vaccino anti-Covid di AstraZeneca è sicuro, possono riprendere le somministrazioni negli oltre 20 Paesi europei che le avevano sospese (tra cui Italia, dove la prima dose è stata somministrata a circa 1 milione di persone, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Islanda e Danimarca).
Questo blocco precauzionale ha causato in Unione europea rallentamenti preoccupanti della campagna vaccinale anti-Covid, già più lenta rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, dove non c’è stata alcuna interruzione. Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano dell’Ema ha dichiarato che il vaccino ha un favorevole rapporto beneficio/rischio, è efficace e sicuro, escludendo una associazione con incremento del rischio complessivo di coaguli di sangue (eventi tromboembolici), che resta inferiore a quello previsto nella popolazione generale.
Ha inoltre escluso, sulla base dei dati disponibili, problematiche legate alla qualità di lotti specifici (ad esempio in Italia Aifa aveva sospeso all’inizio uno specifico lotto, ABV2856, prima di sospendere tutti) o a particolari siti di produzione.
Su circa 20 milioni di persone che nel Regno Unito e nello Spazio economico europeo hanno già ricevuto il vaccino, sono stati segnalati 25 eventi trombotici: 7 casi di coaguli di sangue in più vasi sanguigni associati a trombocitopenia (coagulazione intravascolare disseminata) e 18 casi di trombosi venosa cerebrale (tra cui l’evento molto raro di trombosi della vena sinusale), che in 9 casi hanno provocato la morte dei pazienti. Si è trovata una frequenza statisticamente maggiore, nella fascia di età inferiore ai 55 anni, di questi casi particolari di trombosi di quanto ci si aspetterebbe.
Tuttavia, non è stato stabilito nessun nesso di causalità con il vaccino. Già l’agenzia britannica del farmaco (Mhra), che non ha mai sospeso le vaccinazioni con Astrazeneca (vaccinate nel Regno Unito circa 13 milioni di persone) aveva escluso formalmente alcuna prova di un legame fra vaccino e casi di trombosi (sono stati esaminati 5 casi di rara trombosi dei vasi cerebrali).
Nel dubbio di una relazione col vaccino, i medici e i pazienti devono essere consapevoli della remota possibilità di problemi di coagulazione. Sono già state prese misure per aggiornare in merito le informazioni su scheda tecnica e foglietto illustrativo del vaccino. I medici devono essere edotti del rischio di trombocitopenia, coagulazione intravascolare disseminata e trombosi anche in siti insoliti come a livello della vena mesenterica o della vena cerebrale/seno venoso cerebrale.
Per i pazienti, i sintomi da considerare degni di nota sono: affanno, dolore al petto o allo stomaco, gonfiore o senso di freddo a un braccio o una gamba, mal di testa grave e persistente o visione offuscata, sanguinamento protratto, ecchimosi. I sintomi destano più allarme se perdurano oltre 4 giorni dal vaccino. Possono manifestarsi entro 16 giorni.
In definitiva, il danno causato dalla privazione delle persone dell’accesso al vaccino sarebbe molto maggiore del rischio di disturbi della coagulazione che restano, se pur dovessero essere collegati al vaccino, cosa che non è detta, comunque un evento molto raro. In pratica, anche se considerassimo un rischio trombotico di 5 casi per milione di persone vaccinate, va considerato che il tasso di mortalità per Covid è di 1000 morti per milione di infetti.
Non si sa perché si manifesterebbero questi disturbi della coagulazione. Poiché una caratteristica del Covid-19, nelle fasi avanzate e complicate, sono fenomeni di coaguli ed emorragie, un’ipotesi inquietante è che i pazienti con trombosi dopo il vaccino abbiano avuto un’infezione da Covid-19 prima di essere vaccinati e il vaccino possa aver innescato una reazione eccessiva da parte del sistema immunitario, che altera il sistema del complemento e la coagulazione. Ciò per il rischio che chi ha gli anticorpi naturali e fa il vaccino possa andare incontro al fenomeno dell’ADE (Antibody-dependent Enhancement: amplificazione infiammatoria della risposta derivata dagli anticorpi), per cui si propone di fare preventivamente l’esame sierologico. Ma non ci sono indicazioni ufficiali in quanto si tratta solo di un’ipotesi non verificata.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, in ampie campagne di vaccinazione, è normale che siano segnalati potenziali eventi avversi a seguito dell’immunizzazione, ma ciò non significa necessariamente che gli eventi siano legati alla vaccinazione stessa, per cui dal primo momento ha raccomandato di continuare le vaccinazioni con AstraZeneca.
Certamente, tutto quello che è accaduto ha inficiato la fiducia della popolazione nel vaccino AstraZeneca, che è stato, fin dall’inizio della sua autorizzazione all’uso, il vaccino delle incertezze: in Italia, prima era solo per gli under 55, poi fino ai 65, poi oltre i 65 e fino agli 80, prima solo per le persone in buona salute poi anche con co-morbidità.
Cosa fare ora? Molti pazienti pensano di assumere un farmaco antinfiammatorio o anticoagulante in profilassi per evitare gli effetti trombotici, come aspirina o eparina, ma non ci sono assolutamente indicazioni a farlo. Come non c’è indicazione a fare uno screening della coagulazione prima di eseguire il vaccino.
A parte i supposti effetti sulla coagulazione, l’Astrazeneca causa gli effetti transitori e non gravi comuni anche agli altri due vaccini anti-Covid in uso, Pfizer e Moderna, quali febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. La febbre è stata segnalata con maggior frequenza dopo la seconda dose rispetto alla prima.
La frequenza cumulativa di segnalazioni è sovrapponibile per i tre tipi di vaccino: dalla banca dati dell’Ema, secondo i dati aggiornati al 13 marzo, l’incidenza è leggermente più alto nel caso di AstraZeneca, 0,37%, 0,24% per Pfizer e 0,16% per Moderna. Gli eventi segnalati sono insorti prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo.
Riguardo al rischio di allergie, negli USA, dove non usano ancora Astrazeneca, i casi di anafilassi sono 4,7 ogni milione di dosi somministrate per il vaccino Pfizer e 2,5 ogni milione di dosi per il vaccino Moderna.
In Italia, da fine dicembre a fine febbraio sono state denunciate 25 segnalazioni di casi di shock/reazione anafilattico/anafilattoide, tutte relative al vaccino Pfizer, verosimilmente in relazione anche al maggior numero di dosi somministrate.
Per AstraZeneca, Ema raccomanda di inserire tra gli effetti collaterali nel foglietto illustrativo anche anafilassi e ipersensibilità, in base alla revisione di 41 segnalazioni di possibile anafilassi su 5 milioni di vaccinazioni nel Regno Unito.
Un altro problema di AstraZeneca è che, secondo gli ultimi dati pubblicati dal New England Journal of Medicine, la sua efficacia contro la variante sudafricana del virus è pari a solo il 10,4%, contro l’efficacia del 66,7% contro il virus originario.
In conclusione, sì, lo farei il vaccino di AstraZeneca. E invito a farlo. È efficace, sicuro al pari degli altri, facile da gestire ed economico. Gli effetti pericolosi se pure ci fossero sono rarissimi di fronte alla protezione del 100% su ospedalizzazione e morte da Covid-19. Cosa importante in un momento in cui, secondo il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità relativo al periodo fra il 12 e il 18 marzo, il tasso di occupazione nelle unità di terapia intensiva a livello nazionale è in forte aumento e sopra la soglia critica, quello in aree mediche è arrivato alla soglia critica con una forte crescita nel numero di persone ricoverate, mentre si osserva un ulteriore aumento dell’incidenza a livello nazionale, che supera la soglia di 250 casi settimanali per 100.000, e l’indice di trasmissione continua a superare il valore di 1 (1,16), con il triste bilancio dei morti è di 300-500 al giorno circa.
Ogni persona vaccinata potrebbe essere una persona salvata.