Luigi Tenco, l’acchiappanuvole
NAPOLI – Al Nuovo Teatro Sanità di piazzetta San Vincenzo sabato 6 alle 21 e domenica 7 febbraio alle 18 Carlo Vannini e Giosi Cincotti al piano e fisarmonica faranno rivivere l’indimenticabile cantautore piemontese Luigi Tenco attraverso lo spettacolo Io sono uno.
Luigi Tenco, la storia di un acchiappanuvole. Io sono uno è di e con Carlo Vannini, regia a cura di Gennaro Cuomo. In scena, Vannini e Cincotti, la musicista che ha curato anche la direzione musicale dello spettacolo. Musica e parole racconteranno la storia di un uomo, delle sue debolezze, dei suoi desideri, degli amori, fino al tragico e misterioso epilogo di Sanremo nella notte del 27 gennaio 1967.
La pièce prende vita dalle canzoni di Tenco ma non segue la struttura del recital, come si potrebbe pensare. Piuttosto introduce immediatamente al racconto di un ragazzo alla soglia dei trent’anni e della sua solitudine.
Le parole di Tenco si mescolano a quelle dell’autore tratteggiando l’artista e l’uomo: l’amore, la famiglia, l’infanzia, un padre mai conosciuto, il successo, il conflittuale rapporto con l’RCA e il mondo del mercato discografico, le difficoltà incontrate sul proprio percorso sono gli elementi necessari a disegnare la complessa personalità di uno dei maggiori protagonisti della scena cantautorale italiana.
I quadri in cui si snoda lo spettacolo disegnano istantanee di un’esistenza in cui non mancano i momenti più introspettivi e malinconici, insieme a quelli più divertenti, come i ricordi goliardici delle notti insonni trascorse con gli amici, seduti ad un tavolo da poker.
E poi la musica, tanta musica, protagonista in scena, capace di descrivere il lato forse meno noto dell’artista, ossia quello delle canzoni scomode, ironiche, dissacranti e dal risvolto sociale.
Ha spiegato il regista Gennaro Cuomo: «Sono passati più di quarant’anni da quella sera in cui misteriosamente si spegneva una delle luci più accecanti di quei tempi un po’ troppo grigi e formali. Eppure, ancora oggi Luigi Tenco con le sue parole rappresenta pienamente la precarietà e le contraddizioni dei nostri giorni. Con la sua eredità appare tremendamente attuale e dissacrante. Io sono uno è un viaggio nella sua vita attraverso la sua musica, le sue lettere, le scelte fatte a malincuore e un amore perduto».
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