Cultura

L’avvento della primavera

Una delicatissima riflessione dell’indimenticabile preside Grillo, che ora certamente si trova in un luogo dove la primavera è eterna

di Sante Grillo

Penso che siano pochi coloro che ricordano un inverno più triste, direi più crudo ed acerbo di questo: il freddo, l’umido, il vento hanno irrigidito le nostre mani ed il nostro viso, infiacchite le nostre menti, intristito i nostri pensieri. Nel paese del sole il maggior protagonista delle nostre belle giornate ha disertato la scena ed ha preferito tenersi dietro il triste sipario di nuvole tempestose.

Eccoli là, gli alberi ancora spogli, le braccia contorte, le dita mostruosamente allungate , protese come a mostrare una deturpazione che susciti pietà. Il cuore si intristisce ancor di più e ci sentiamo avviliti, appiattiti sotto il peso di un incubo che non vuole disincantarsi .

E così, nostalgicamente, rivolgiamo la nostra mente alle primavere già trascorse e ci riscaldiamo al calore del ricordo che la fantasia può fornirci in un attimo di illusione un po’più calda della realtà presente.È come un generoso focherello al cui tepore rinvigoriamo le nostre speranze e consolidiamo i nostri desideri. Solo così ci è consentito di vedere prati smaltati di fiori, cieli azzurrini, colline di smeraldo; solo così ci è permesso di ammirare un ritorno alla festosità della vita che accelera le nostre pulsazioni, che imprime una maggior forza alle nostre azioni e che ci dà ancora una volta  la coscienza di esistere partecipando alla gioia, al gaudio di tutta la natura fremente per un nuovo e misterioso vigore. Non so da che e da chi ti possa esser dato, ma ti viene come una sensazione strana e dolce nello stesso tempo che si traduce in impulsi altrettanto misteriosi.

Un bel mattino ti alzi, apri i balconi e vedi il primo albero fiorito; ieri era ancora freddo e funereo, oggi invece è palpitante di vita in una festosa e variopinta corona di corolle aperte al cielo e si impinguano dell’aria che aleggia fra gli alberi e le cose, che sfiora gli uomini e li accarezza e li blandisce.

Nei giardini, nella macchia lussureggiante come per incanto riprende dapprima timidamente poi sempre più intensamente la vita di tutti i suoi abitanti: gli uccelli sono i più rumorosi, ai piedi degli alberi, fra le foglie marcite dalla pioggia invernale miriadi di insetti  riprendono tacitamente il loro ciclo vitale, e con loro i topi campagnoli, i ghiri, la faine, gli scoiattoli, i ricci e nei boschi più solitari le volpi.

Anche  l’uomo corre all’opera: è felice, guarda i laboriosi voli degli uccelli che stanno costruendo il proprio nido ed in cuor suo sorride comprensivo: anche lui lavora per il suo nido ed al pensiero l’animo  gli si intenerisce.

Anche il poeta  guarda, ammira e poi… poi come saltellanti ruscelletti le parole scendono rapide in armoniose composizioni :

Primavera vien danzando

vien danzando alla tua porta.

Sai tu dirmi che ti porta?

Ghirlandette di farfalle,

campanelle di vilucchi,

quali azzurre, quali gialle;

e poi rose, a fasci e a mucchi.

 La terra freme e palpita come se una più rapida linfa scorra nelle sue vene; i fiumi , i laghi, si colorano di azzurro per l’ampia volta del cielo divenuto più  chiaro, più fresco e più cristallino.

I fiori dopo aver volto al cielo il viso, si chinano festosi a specchiarsi nell’argentino scintillio dei ruscelli e in tutto questo turbinio i giovani si sentono più forti, i vecchi tornano a sorridere al sole come i fiori, come gli alberi, come tutto il creato e sono certi che vivranno ancora per un anno.

Tutto è gioia e festa, tutto acquista i colori smaglianti della speranza, quando giunge Primavera.

 

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