L’arte della fotografia al femminile
di Renato Aiello
NAPOLI – Al Museo Villa Pignatelli mercoledì 26 aprile alle 11.30 sarà presentato il catalogo della mostra L’arte del femminile. Julia Margaret Cameron – Florence Henri – Francesca Woodman, edito da Silvana Editoriale.
Ne discuteranno, insieme al direttore del museo Denise Maria Pagano e al curatore della mostra Giuliano Sergio, la giornalista di Il Mattino Titti Marrone e le artiste Raffaela Mariniello e Rosy Rox.
Il catalogo propone un accostamento inedito tra le tre autrici e approfondisce l’analisi di nuove prospettive di genere in fotografia. Siamo tutti uguali nel fotografare? Ha senso la questione di genere rispetto a un medium impersonale e neutro come la fotografia? Una relazione tra fotografie storicamente lontane offre spunti per indagare lo specifico della rappresentazione femminile? Saranno queste le domande al centro del dibattito.
Il dialogo tra le opere che si sviluppa nelle pagine del catalogo prova a fornire una risposta: le immagini realizzate con tecniche e approcci formali diversi rivelano una sensibilità comune tra le artiste, consentendo un percorso nella visione femminile moderna attraverso centocinquant’anni di storia della fotografia.
La mostra L’arte del femminile. Julia Margaret Cameron – Florence Henri – Francesca Woodman, curata da Giuliano Sergio, è aperta al pubblico fino al 1 maggio ed è stata promossa dal Polo museale della Campania in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte e la Galleria Massimo Minini. Si tratta della prima occasione espositiva che presenta a Napoli 90 opere di tre artiste acclamate internazionalmente per lo straordinario ruolo storico e culturale della loro opera.
Molte rassegne internazionali hanno esplorato gli aspetti legati alla visione femminile che attraversa la storia della fotografia. La critica ha fatto emergere un campo estetico nascosto che analizza la storia del medium con occhi nuovi e coglie aspetti finora solo percepiti, sperimentando accostamenti estetici inediti.
L’arte del femminile. Julia Margaret Cameron – Florence Henri – Francesca Woodman nasce come frutto di questa nuova sensibilità critica e accosta le tre fotografe in una formula inedita: non più una semplice collettiva sulla fotografia al femminile, né una ricostruzione storica, ma un dialogo ideale fra le tre figure maggiori della storia della fotografia che per epoca non si sono mai incontrate.
Cameron, Henri e Woodman sono personalità emblematiche che, a cinquant’anni di distanza l’una d’all’altra, hanno narrato ciascuna la propria epoca, vivendone in prima persona i paradossi e le contraddizioni. Comune è l’autonomia espressiva delle tre autrici che rivelano una sensibilità affine nella rappresentazione della figura femminile, in una continua indagine identitaria attraverso il medium fotografico.
Dall’idealizzazione della cultura vittoriana, all’esaltazione moderna e costruttiva delle avanguardie storiche, fino alla crisi espressiva e sociale degli anni Settanta nel Novecento, le immagini ci accompagnano in un viaggio lungo un secolo e mezzo che ha visto un radicale mutamento nella percezione della donna in seno alla società occidentale.
La fotografia offre uno specchio dove ciascuna autrice misura la propria identità e si confronta con la rappresentazione del femminile.
Julia Margaret Cameron (1815–1879), sublime ritrattista di uomini famosi del suo tempo, traduce la propria personale inquietudine umana nelle attitudini enigmatiche che fa assumere alle sue modelle: figure anonime che inscenano personaggi allegorici rappresentando tutti gli aspetti dell’idealizzazione vittoriana della donna, in uno sforzo continuo di autodefinizione della femminilità.
Florence Henri (1893-1982), con i suoi autoritratti e i suoi nudi, celebra la New Woman degli anni venti e trenta, una rappresentazione che trova nella new photography e nell’uso straordinario del montaggio fotografico gli strumenti ideali per la narrazione del nuovo posto assunto dalla donna tra le due guerre.
Francesca Woodman (1958–1981) alla fine degli anni Settanta raggiunge una straordinaria sintesi: le sue autorappresentazioni sono un compendio iconografico che spazia dalla compostezza classica – evocata e profanata con l’uso del nudo – alla tradizione surrealista che irrompe nelle immagini con una carica corrosiva, fino all’espressività esistenziale che si consuma nella dimensione performativa.