La trasmissione del Covid-19
Il nostro medico Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi spiega come avviene la trasmissione del virus e come prevenirla
La principale fonte di trasmissione del Sars- CoV-2 sono le persone ammalate con sintomi e quelle nella fase pre-sintomatica, quando sono cioè asintomatiche ma di lì a poco svilupperanno la patologia, soprattutto nelle 48 ore antecedenti all’esordio dei sintomi.
La quantità di virus diffusa da una persona infetta differisce da un individuo all’altro: su 100 persone infettate dal virus, 90 hanno una limitata capacità di trasmettere l’infezione mentre gli altri 10 infettano e tra loro ci sono dei “super-diffusori”, che saranno responsabili dell’80-90% delle nuove infezioni. Purtroppo, i super-diffusori non hanno delle caratteristiche cliniche che permettono di identificare la loro peculiarità.
Per infettarsi, un individuo deve inalare almeno 1.000 particelle virali. Il contagio avviene se si è esposti a una grande carica virale o se si resta a contatto per molto tempo con una persona infetta: entrambe le condizioni rendono possibile il raggiungimento dell’esposizione alla soglia delle 1.000 unità virali.
La trasmissione del Sars- CoV-2 può avvenire attraverso diverse modalità, la cui conoscenza è importante per attuare le strategie per prevenirne la diffusione:
- Trasmissione attraverso le grandi gocce di saliva, “droplets”, ≥ 5micron di diametro. E’ la via più frequente e nota. Le goccioline cariche di virus sono espulse dal tratto respiratorio di un soggetto infetto con tosse o starnuti o soffiandosi il naso, e possono infettare se vanno a depositarsi sulle mucose nasali o orali di un soggetto suscettibile che si trovi a distanza entro 1 metro. Un singolo colpo di tosse rilascia circa 3.000 goccioline, che possono viaggiare a 80 chilometri all’ora. Un singolo starnuto rilascia addirittura circa 30.000 goccioline, che possono raggiungere la velocità di 300 chilometri all’ora. Le goccioline degli starnuti sono generalmente più piccole di quelle della tosse e coprono maggiori distanze. Dato che ogni gocciolina può contenere numerosissime particelle virali, se una persona alberga il Sars-CoV-2, con un singolo colpo di tosse o uno starnuto può disperdere nella stanza fino a 200 milioni di unità virali che si diffondono in ogni direzione. La maggior parte delle goccioline di grandi dimensioni precipita rapidamente a causa della gravità, ma alcune possono restare nell’aria per qualche minuto e raggiungere chi è nei pressi, altre si depositano sulle superfici.
- Via “aerosol” o “airborne”, cioè attraverso goccioline con diametro < 5 micron, che si emettono respirando o parlando e si trasmettono a lungo raggio, fino a 8 metri. Anche all’interno di queste micro-particelle è stata rilevata la presenza di particelle di Sars-CoV-2 con capacità di infettare. Questo tipo di trasmissione può essere rilevante negli ambienti chiusi, soprattutto quelli affollati e con ventilazione inadeguata. Risulta più probabile in caso di procedure mediche che possono generare aerosol, che quindi vanno eseguite in un ambiente adeguato (stanza di isolamento con pressione negativa) e con utilizzo di dispositivi di protezione individuali (DPI) adeguati da parte del personale sanitario. Uno studio uscito sul NEJM ha documentato che in una normale conversazione si disperdono queste goccioline di saliva, più piccole di quelle emesse nel tossire o nello starnutire, e in numero ridotto, di cui alcune precipitano al suolo, altre si disidratano e rimangono sospese nell’aria comportandosi come un aerosol, dove possono persistere fino a 3 ore. L’esperimento ha anche dimostrato che parlando con un volume di voce alto rispetto ad un volume basso e con la pronuncia di specifici fonemi (es. th) viene prodotto un maggior numero di goccioline, mentre coprendo la bocca con un panno il numero di goccioline emesse rimane simile a quello registrato negli intervalli di silenzio. Respirare rilascia un numero minore di goccioline che parlare, e la respirazione nasale rilascia una quantità di goccioline più bassa di quella a bocca aperta. Differentemente che la tosse e gli starnuti, fonazione e respiro non espellono particelle virali provenienti dal tratto respiratorio inferiore. Parlando, vengono rilasciate circa 200 goccioline al minuto: la dose di 1.000 goccioline per infettare una persona raggiunta in circa 5 minuti. Respirando, vengono emesse 20 particelle virali al minuto e quindi servono 50 minuti di permanenza assieme all’infetto per assumere le 1.000 particelle necessarie per il contagio. Ma se l’individuo infetto canta, le particelle emesse sono molte di più che in una normale conversazione, e se anche la persona suscettibile canta, come accade in un coro, la respirazione profonda facilita il passaggio delle goccioline in profondità nei polmoni.
- Contatto diretto: avviene se si toccano le mani della persona infetta contaminate dalle sue secrezioni (saliva, secrezioni nasali, espettorato), attraverso esempio la stretta di mano, e poi si toccano, con le mani contaminate, la propria bocca, il naso o gli occhi, oppure si tocca una superficie contaminata dalle secrezioni del paziente e si portano le mani non lavate sulle proprie mucose. Questa modalità di contagio appare marginale rispetto al contagio diretto. Il tempo di sopravvivenza del virus su superfici inanimate dovrebbe oscillare da 48 ore fino a massimo 9 giorni, in dipendenza della matrice/materiale (3 ore in un tessuto e su una superficie porosa, 4 ore su rame e legno, 24 ore nel cartone, 48 ore su metallo o acciaio inossidabile, 72 ore sulla plastica), della concentrazione, della temperatura e dell’umidità (resiste di più in condizioni di freddo, umidità, oscurità). Gli studi però si riferiscono alla rilevazione di RNA del virus e non al suo isolamento in forma infettante. Si verifica comunque un decadimento esponenziale del titolo virale nel tempo.
- Lacrime: una ricerca condotta all’Ospedale Spallanzani dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio, sia in fase precoce che tardiva, dato che i tamponi oculari possono essere ancora positivi quando i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus. La Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia ha pubblicato su European Journal of Ophthalmology il primo caso pediatrico di identificazione di Sars-CoV-2 in un campione oculare di un paziente di 11 anni, positivo al tampone faringeo, con sintomi oculari.
- Via oro-fecale: in studi cinesi l’RNA virale è stato rilevato nelle feci nel 30-50% dei casi e in alcuni casi è stato possibile ottenere anche il virus vitale in coltura. In altri studi la positività del test fecale è persistita anche dopo la completa negativizzazione del tampone naso-faringeo. Ma in ogni caso viene considerata poco probabile la possibilità di trasmissione del virus attraverso gli alimenti o altri oggetti per via orale, purché sia rispettata l’igiene delle mani.
Misure per evitare la trasmissione contemplano:
- Igiene: il lavaggio delle mani con acqua e sapone per almeno 60 secondi o l’utilizzo di disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 70% o meglio al 75% o a base di cloro all’1% (ad es. candeggina) o meglio al 5% sono in grado di inattivare il virus. Una ricerca della Brigham Young University pubblicata sul Journal of Hospital Infection dichiara che i disinfettanti per le mani alcol-free sono efficaci quanto quelli con alcol: in particolare, quelli con benzalconio cloruro o altri composti di ammonio quaternario sono risultati in grado di eliminare almeno il 99,9% del virus entro 15 secondi. Il White Paper di Ascom riporta una ricerca dell’Università del Galles del Sud secondo cui dall’esame di 250 smartphone di dipendenti ospedalieri, il 99,2% era contaminato da agenti patogeni, per cui è cruciale la pulizia dei dispositivi mobili.
- Distanza inter-personale ed evitamento di assembramenti e sovraffollamento. La gran parte dei contagi avvengono tra persone che hanno un contatto diretto e ravvicinato in ambienti chiusi, come famiglia, luoghi di lavoro, ospedali, case, scuole, trasposti pubblici, eventi sociali, ristoranti, negozi, supermercati e centri commerciali, soprattutto se per tempi prolungati. Il rischio di contagio aumenta se il lavoro impone di parlare (o peggio, urlare) a distanza ravvicinata dall’interlocutore (es. per rumore ambientale) o se si è costretti a fare respiri profondi e a distanza ravvicinata (es. sport al chiuso).
- Uso delle mascherine: in base ai numerosi studi condotti nel 2020, c’è consenso diffuso tra gli scienziati di tutto il mondo che l’uso sistematico delle mascherine protegga dall’infezione da Covid-19.
- Ventilazione efficace degli ambienti, filtrazione dell’aria ad alta efficienza, mantenimento del giusto grado di umidità (nel range 40-60%).
- Luci germicide ultraviolette e applicazione di calore: in ambienti deumidificati, asciutti, caldi e luminosi la carica virale subisce un drastico decadimento dall’emissione dei droplets.
- Lavaggi nasali e gargarismi con soluzioni debolmente alcoliche: lo suggerisce un lavoro italiano pubblicato sull’International Journal of Immunopathology and Pharmacology per abbassare la carica virale nelle vie aeree superiori.
- Igiene degli alimenti: non serve disinfettare le confezioni alimentari, ma fare attenzione alle contaminazioni delle mani.
- Non scuotere abiti, lenzuola, oggetti per non disperdere le eventuali goccioline.
- Non praticare aerosolterapia ai soggetti ammalati in casa.
- Non scaricare il water con la tavoletta sollevata per non vaporizzare particelle virali.
- In auto, quando ci si ritrova a viaggiare con qualcuno al fuori dalla propria cerchia familiare, secondo una ricerca della University of Massachusetts Amherst, pubblicata su Science Advances, abbassare il finestrino anteriore sul lato destro (passeggero) e quello posteriore sul lato sinistro (guidatore) protegge al meglio dalla circolazione del virus, in quanto crea una corrente d’aria dalla parte posteriore alla parte anteriore dell’abitacolo passando per il centro dell’automobile.