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La solitudine degli Italiani

di Carlo Alfaro

La solitudine fa aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, depressione e ansia, riduce la qualità della vita e causa morte prematura rispetto alle attese di vita: sono le drammatiche conclusioni di uno studio presentato il 10 giugno scorso a EuroHeartCare 2018, il congresso infermieristico annuale della Società Europea di Cardiologia.

«Viviamo in un’epoca in cui la solitudine è più presente e gli operatori sanitari dovrebbero tenerne conto nella valutazione del rischio per la salute», ha detto Anne Vinggaard Christensen, ricercatrice del Copenhagen University Hospital, che ha condotto lo studio. Purtroppo, secondo i dati Eurostat, Istituto europeo di statistica che ha diffuso nel 2017 i risultati di una survey sulla solitudine delle persone, relativi al 2015, gli Italiani si sentono soli più del doppio che negli altri Stati europei.

In Italia il 13% degli adulti dai 16 anni in su dichiara di non avere nessuno cui chiedere aiuto nel momento del bisogno e il 12% di non aver nessuno con cui parlare dei propri problemi, mentre la media europea è del 6%. In pratica, un italiano su otto si sente drammaticamente solo.

Per analizzare meglio questi dati, Infodata li ha incrociati con indicatori economici e sociali, trovando un forte rapporto tra povertà ed esclusione sociale: col crescere della povertà aumenta la percentuale di solitudine. La stessa correlazione si trova tra tasso di disoccupazione e grado di isolamento.

La quota di persone che si dichiarano sole aumenta anche con l’età, mentre diminuisce con l’istruzione: chi ha un titolo di studio ha meno rischio di soffrire di solitudine. I dati di Eurostat e Infodata sono confermati dalle ultime rivelazioni Istat, secondo cui sono quasi 9 milioni gli Italiani che hanno paura di restare soli al momento del bisogno, e sono soprattutto persone anziane, con basso titolo di studio e scarso reddito.

Tra le Regioni, al primo posto nella paura della solitudine la Campania, con il 20,4% dei cittadini che temono di restare soli e senza aiuti. La solitudine degli Italiani si esprime anche nell’aumento delle persone che vivono da sole, che secondo i dati Istat sono passate dal 21,5 per cento del 1997-1998 al 31,6 per cento del 2015-2016. Questi nuovi single non sono felici: sono infatti quelli che manifestano punteggi più bassi di soddisfazione per la propria vita.

La solitudine viene sempre più mascherata dall’appartenenza a una community virtuale. Tuttavia, nel virtuale si sperimenta una solidarietà solo a parole, che non infonde sicurezza e protezione ma anzi aumenta l’isolamento e la disperazione di fronte a giudizi sterili e privi di reale empatia, senza presenza, ascolto, contatto, indispensabili a trarre dalla relazione un autentico conforto. I “like” diventano allora emblema del vuoto compiacimento di sé e i “selfie” triste e patetico trionfo di solitario narcisismo, mentre si posta sui social nella vacua attesa di riscontri e riconoscimenti che in realtà non vanno molto oltre la pura cortesia o la distratta consuetudine o la doverosa ipocrisia e non riscaldano il cuore che per un effimero e inconsistente momento, nella devastante assenza di un abbraccio vero.

Il dottor Carlo Alfaro, sorrentino, 54 anni, è un medico pediatra Dirigente Medico di I livello presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi della ASL NA3Sud, Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientifica SLAM Corsi e Formazione, e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA). 

Inoltre è giornalista pubblicista, organizzatore e presentatore di numerosi eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio, direttore artistico di manifestazioni culturali.

 

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