La solfatara dei Campi Flegrei
La solfatara fa parte di un sistema vulcanico esteso su un’area di 65 km² che comprende anche vulcani sottomarini
di Antonio Vitale
La Solfatara è uno dei tanti vulcani presenti nell’area vulcanica flegrea. Il loro nome si deve ai Greci: denominarono la regione geografica da loro colonizzata Campi Flegrei, ovvero campi ardenti.
Insieme formano un sistema vulcanico la cui attività è iniziata più di 60mila anni fa. La loro storia eruttiva è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana di 39mila anni fa e del Tufo Giallo Napoletano di 15mila anni fa, che hanno determinato la formazione di una caldera complessa. Insieme ai vulcani sottomarini costituisce un distretto vulcanico concentrato in un’area di 65 km².
In particolare la Solfatara è un cratere ancora visibilmente attivo: presenta fumarole e getti di fango con emissioni di anidride solforosa. Dà sfogo alle attività vulcaniche di tutti i Campi Flegrei, che contano circa 40 vulcani.
Nella Solfatara è presente un pozzo d’acqua minerale della profondità di circa dieci metri che varia nei vari periodi a seconda delle precipitazioni piovose e del bradisismo, fenomeno vulcanico caratteristico dell’area flegrea, che consiste in un lento movimento di sollevamento (bradisismo positivo) e abbassamento (bradisismo negativo) del suolo.
La temperatura dell’acqua del pozzo, che agli inizi del 1900 era di 70º, oggi oscilla tra i 100° e i 140° e presenta un caratteristico sapore aspro.
Il pozzo fu realizzato nell’Ottocento per attingere l’acqua per scopi terapeutici termali, ma anche per ricavare elementi chimici come allume, ossido di zolfo, solfati di calcio, magnesio, ed altri minerali.
L’ acqua termale della Solfatara veniva adoperata per la cura dei reumatismi, dolori articolari e per la cura della sterilità femminile.
Veniva utilizzata anche per il vomito e i dolori gastrici. Inoltre aveva proprietà terapeutiche contro la scabbia, curava patologie dei nervi, migliorava la vista e riduceva febbre e brividi.
La Solfatara è chiusa dal 2017, quando avvenne la tragedia del bambino che scavalcò le transenne e fu inghiottito da una voragine insieme ai genitori che tentavano di salvarlo.
Un sito che esercitava un fascino unico, dove era possibile ammirare i tanti fenomeni vulcanici e capire la storia di questo luogo. Nonostante la presenza di questi fenomeni naturali sicuramente pericolosi, ha visto il susseguirsi di varie civiltà in due millenni: dai Greci ai Romani fino ai giorni nostri, attingendo da questo patrimonio gli aspetti curativi suggestivi della Natura.