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La Riflessione, Lacci

Sentimenti, paure, angosce, vigliaccherie, debolezza umana davanti al ricatto: Lacci di Domenico Starnone

di Ettore Sannino

Lacci di Domenico Starnone, una “feria d’agosto” sovvertita e densa di misteri.

In centotrenta pagine vengono toccati praticamente tutti i temi che riguardano la famiglia, argomenti che hanno riempito milioni di pagine di libri, hanno fatto discutere sociologi, psicologi, religiosi, giornalisti negli ultimi quarant’anni.

In centotrenta pagine Starnone riesce a raccontarci i sentimenti, le paure, le angosce, le vigliaccherie, la debolezza umana davanti al ricatto morale, alla paura, ai rimorsi, le gioie, che derivano dal bisogno atavico dell’uomo di costruire la propria vita in relazione al focolare domestico, al bisogno di procreare, al bisogno di amare, al diritto, almeno presunto, di poter essere felici.

Ed il tutto è collocato nel contesto del rito più abusato di sempre, il matrimonio.

Il racconto si sviluppa su tre piani differenti, scanditi da un filo conduttore che li unisce nella cronologia dei fatti.

Non ci troviamo in presenza di una storia dove si possa individuare una figura positiva ed una negativa, non ci sono buoni e cattivi, semmai, al contempo, ognuno è vittima e carnefice, ognuno sfoga sugli altri la propria vigliaccheria, la mancanza di coraggio a portare avanti le proprie scelte, eticamente giuste o sbagliate che siano.

Il racconto è un autentico pugno nello stomaco per tutti quelli che, nella loro vita, hanno lasciato qualcuno, hanno scelto o tentato di cambiare la loro esistenza, di inseguire il bisogno di rinnovare, con altre persone, un sentimento che si era spento.

Scegliere in modo giusto chi ti dovrà accompagnare nel corso della tua vita, chi dovrà condividere con te le gioie e le sofferenze di una vita in comune, chi dovrà collaborare con te all’educazione dei propri figli, è un’impresa ardua, ma stando al racconto, sembra essere impossibile.

Soffermandosi a pensare a quando o a come si incontri colui/colei con cui ci si lega e poi si sposa, ci rendiamo conto di come la scelta sia stata ristretta, condizionata, motivata più da emozioni che da criteri selettivi, ci su può rendere conto di come sia difficile che possa essere stata la scelta giusta, di come sia invece semplice che, col passare del tempo, emergano le diversità, le incompatibilità caratteriali o  più semplicemente che quel sentimento che ci ha spinto a compiere il passo successivo, quello del vincolo, sia poi scemato, cambiato, perfino scomparso.

È il tempo che ci cambia, a volte si è troppo giovani per capire: amare è una cosa complessa, ma ancora più complicato è amare qualcuno per tutta la vita.

Specialmente in considerazione del fatto che, spesso, nello scorrere della nostra vita ci capita di allargare la cerchia delle relazioni sociali, di conoscere altre persone, altre realtà, altri mondi.

Ma non sempre è necessario andare così lontano, a volte la necessità di cambiamento nasce anche in contesti molto più ristretti quali il quartiere, il condominio, la nostra famiglia stessa. E non ultimo, semplicemente in noi stessi.

Divagare su questi argomenti sembra ci porti lontano dal libro di Starnone, ma molti altri temi potrebbero essere toccati.

È la conferma che stiamo parlando di un romanzo eccezionale, dove, partendo da una situazione delle più classiche, con un linguaggio asciutto, senza fronzoli, scopriamo tutto l’universo che si nasconde dietro una cosa così scontata per i nostri tempi, come l’adulterio, il tradimento, l’abbandono.

Scopriamo come, per sopperire alla nostra mancanza di autocritica e di responsabilizzazione, si usino i figli come arma di ricatto e di pressione verso chi se ne va.

Scopriamo come i sensi di colpa possano distruggere, annichilire, la nostra capacità di analisi e farci sentire infelici anche quando viviamo appieno la nostra conquistata felicità.

Gli errori si accumulano, si perde di vista l’etica del ruolo genitoriale, si cerca di comprare l’amore dei figli, si cerca di trovare qualsiasi compromesso per assopire quella voce interna della nostra coscienza, che ci rimprovera di essere stati egoisti e di avere anteposto il nostro benessere al benessere dei figli, della famiglia.

I figli non hanno colpe, non hanno chiesto di nascere: questo luogo comune rasenta la stupidità più assurda. Ma c’è anche una verità in tutto ciò!

I figli vengono troppo spesso manipolati dai genitori che si separano, vengono messi in condizione di giudicare, di soppesare il valore del genitore colpevole, ma alla fine dei conti, i figli giudicheranno tutto con il loro metro e l’unica cosa che saremo stati capaci di provocare sarà stata quella di averli resi più deboli, più vittimisti.

Ed allora tenderanno a scaricare sulla separazione dei genitori  le loro incapacità, le loro colpe e tenderanno a deresponsabilizzarsi per gli errori commessi, derivanti esclusivamente dalle loro scelte.

I fallimenti dei figli diventano i fallimenti dei genitori.

Avere cura di una cosa preziosa richiede attenzione, impegno, sacrificio, a volte rinunzia, differentemente, prima o poi quella cosa si romperà, e più minuscoli saranno i frantumi, più difficile sarà rimettere insieme i cocci, ed anche ammesso che ci si riesca, la rottura sarà sempre visibile e probabilmente il suo utilizzo ne sarà definitivamente compromesso.

Vorrei chiudere con un simpatico aforisma, per stemperare il clima: L’amore ti fa fare cose pazze. Io ad esempio mi sono sposato! (Buddy Sorrel- Dick Van Dycke show)

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, città che gli è rimasta nel cuore, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

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