La Riflessione, La tristezza ha il sonno leggero
Una famiglia allargata dove Erri si perde e si ritrova: La tristezza ha il sonno leggero di Lorenzo Marone
di Ettore Sannino
Leggere le storie di Lorenzo Marone porta in sé un che di magico, ma allo steso tempo ci fa entrare nella realtà di tutti i giorni, una realtà che potrebbe tranquillamente essere la nostra, anzi, per brevi o lunghi tratti lo è senz’altro.
Si entra nella storia in punta di piedi, ospiti delle case e delle vite dei personaggi e quasi senza accorgersene ci si ritrova calati in quella realtà, quelle vicende iniziano ad appartenere al lettore, evocano ricordi del proprio passato, e ci si ritrova costretti a fare i conti con noi stessi, con quello che eravamo, che saremmo voluti essere e che invece oggi siamo.
La mano dell’autore di La tristezza ha il sonno leggero, Edizioni Longanesi, è dolce, ma non risparmia nulla alle emozioni, ai sentimenti, ai ricordi, belli o brutti che possano essere, dolci o spietati nella loro crudezza, e la storia diventa così la storia di ciascuno. In un modo o in un altro, in tutto o in parte, ci riconosciamo in essa ed a quel punto la lettura del racconto diventa vita, quella dei meravigliosi protagonisti, quella di Erri, ma anche la nostra vita.
E come la nostra vita deve essere vissuta, compresa, rivoltata, in un crescente senso di necessità, analogamente il racconto non può essere abbandonato, lasciato: non si riesce a chiudere il libro, a prendere le distanze dalla storia e ci si accorge che anche in noi qualcosa può cambiare.
Il coinvolgimento a tratti è totale, ci si scopre a parteggiare per l’una o l’altro, per una situazione piuttosto che un’altra, a chiedersi cosa avremmo fatto in determinati frangenti, la voce di quale cuore avremmo seguito.
In realtà dalla coralità di personaggi tratteggiati magistralmente, Erri, il protagonista della storia, potrebbe essere tutti noi.
I ricordi di Erri sono la miniera delle nostalgie in cui scavare a mani basse per ritrovarsi senza perdersi nulla del passato, conservare tutto, non riuscire a buttare via niente, neanche una vecchia maglietta lisa e stinta.
Erri si innamora continuamente, banalmente a volte, avido di affetto ed attenzioni, mancati durante l’adolescenza.
Una madre autoritaria e prevalentemente concentrata su se stessa, un padre debole, fuggiasco, sognatore, un patrigno saggio ed attento e fratelli, sorelle, sorellastre, tutti a cercare di costruirsi una vita, una dimensione, chi vittima di luoghi comuni borghesi – dove la madre Renata campeggia – chi fuggiasca, ribelle ed anticonformista, chi cinico e disincantato, chi troppo arrabbiato con il mondo per poter seguire la voce del suo cuore.
E poi c’è Erri, un po’ romantico, un po’ bambinone, un po’ spaventato, un po’ vigliacco, in balia di sé stesso, del suo cuore, talmente grande da amare tutte le donne della sua vita, da ricordare minuziosamente tutti gli avvenimenti sentimentali, da evocare immagini del passato, da non serbare realmente rancore verso nessuno. Un Erri talmente contraddittorio da essere semplicemente umano, fin troppo per un romanzo.
Ma è proprio questa umanità che permette di costruire la storia, la sua storia, la storia delle sue famiglie, la storia di tutti noi.
E questo suo vagare tra i ricordi, tra i sentimenti, tra i suoi affetti, alla fine gli permetterà di non farsi più troppe domande, lui che tante se ne è fatte.
Non voglio dire troppo per evitare di togliere a chi mi legge il piacere di leggere un grande scrittore e di potersi sentire toccare il cuore da questa storia, come è capitato a me.
Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.
Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.
Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere
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