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La Riflessione, Collodoro

Tutte le voci, gli odori, i sapori della Sardegna si intrecciano con la vicenda di Collodoro, fino al punto di trascinare il lettore in quel mondo arcaico

di Ettore Sannino

Non avevo mai letto Salvatore Niffoi e Collodoro, edizioni Adelphi.  È stata un’esperienza del tutto particolare. Con la sua scrittura affabulatoria e con l’uso molto ricorrente del dialetto, ci porta in una Sardegna senza tempo, dove, muovendo i primi passi nella lettura, sembra di essere finiti in una sorta di medioevo, salvo che poi la storia ci collocherà in un’epoca molto più vicina ai nostri giorni. Infatti troveremo i nostalgici di un recente passato: Quando c’era lui!

Il paese di Oropische fa da palcoscenico ad una vicenda in cui si muovono tantissimi personaggi, praticamente tutti i paesani ed  il lettore entra nelle loro case, nelle loro vite, nelle loro colpe, nei loro peccati. Leggere questo romanzo, con tutti i suoi protagonisti dai nomi a volte impronunciabili, mi ha fatto tornare in mente Cent’anni di solitudine.

È un mondo arcaico, senza tempo, è un romanzo in perenne movimento, si muovono gli uomini e le donne del paese, si muovono gli animali, si muove la natura, modellata dal vento e dal freddo, dalla neve, dal caldo torrido dell’estate. Ma, cosa ancor più straordinaria, si muovono i santi, e le madonne, e vivono, respirano accanto agli umani, intercedono per loro, in qualche modo ne determinano il destino.

E Collodoro ne è l’esempio.

La vita che si vive e semplice, umile, terribile, il bene ed il male sono in perenne conflitto tra loro, e non sempre vince il bene.

Si racconta di gente spietata e fragile allo stesso tempo, l’etica e la morale sono costantemente presenti, ma non esiste “il buono”, l’eroe del romanzo. Ognuno conosce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma ognuno sa che dovrà agire non secondo questa logica, ma secondo necessità, non importa che azioni compia.

Oropische ed i suoi dintorni fanno da scenografia alla coralità dei personaggi, paese-radice da cui nessuno esce e nessuno entra, un’enclave senza luogo e senza tempo.

Al punto che quando uno di loro deciderà di tentare la fortuna all’estero, lo troveremo, da isolano qual è, stupirsi nel vedere il mare e la nave. E quando sarà lontano una miscela dannata di nostalgia, gelosia, rabbia e paura, lo spingeranno a ritornare anzitempo al paese, al destino che attende lui e tutti i suoi compaesani.

Ma nella loro semplicità, sebbene chiusi nel loro apparente egoismo, sapranno unirsi contro il malaffare, la politica corrotta, il tornaconto personale dei pochi notabili del paese. E assisteremo all’epico e sanguinario scontro di classe, un paese povero e proletario contro un sistema che, senza alcuna pietà, esige di portare a termine i suoi affari.

Uniti nella lotta troveremo megere, bagasce, giovani dalla testa calda, ubriaconi, sfaccendati, vecchi, giovani e bambini, tutti pronti a combattere per il proprio paese.

E la fine segnerà l’ineluttabile forza del fato, che vince qualunque tentativo umano di cambiare la rotta; ciò che viene tramandato di generazione in generazione non solo non muore, ma è capace di proteggersi.

È un romanzo ostico, apparentemente troppo ricco di sapori, odori, emozioni e sembra quasi difficile stargli dietro: Lo dovrò per forza rileggere, pensavo.

Poi, chiuso il libro dopo avere letto l’ultima pagina e l’ultimo incomprensibile verso, a poco a poco ho cominciato a sentire tutte le voci.

I personaggi come per magia li hai davanti agli occhi ed è come dopo avere mangiato una complessa pietanza popolare di gusti forti e condimenti ricchi, inizi a percepire i singoli sapori da cui è composta, il modo in cui è stata cucinata e, sazio, allunghi le gambe e sorridi.

Ho sempre pensato che un libro è come un viaggio, iniziandolo parti verso una meta, conosci gente, impari nuove usanze ed anche questo è stato un bel viaggio.

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Scrittore appassionato e fecondo, ne 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

 

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