La recensione: Il cacciatore e la regina di ghiaccio
di Francesco “Ciccio” Capozzi
Il potere dello Specchio gestisce la vita della Strega Ravenna. La sorella Freyase ne vuole rimpadronire: lì è imprigionata Ravenna dopo la sconfitta a opera di Biancaneve.
Questo film (USA, ‘16) è nato per sfruttare e di Biancaneve e il Cacciatore (‘12), tra l’altro utilizzando la stessa protagonista, la splendente Charlize Theron; ma tiene presente anche l’impostazione rivoluzionaria di Maleficent (‘14). In cui il punto di vista è rovesciato: cioè è della “cattiva”.
Nel film odierno abbiamo la cattivissima che è tale pur in assenza, in quanto ne determina gli sviluppi: Ravenna c’è solo all’inizio e alla fine. È la vendicativa Freya che conduce apparentemente il gioco: ma che scopriremo essere vittima dell’impostura dell’altra. E qui siamo nei paraggi di Frozen. In mezzo ci stanno il Cacciatore e una Cacciatrice, che in realtà sono “i valletti” che ricongiungono le due presenze di Ravenna.
Come si vede, è una trama complicata: però a me il film è piaciuto. In quanto il vero protagonista è lo Specchio: è l’architrave ideologico del film. Qual è la metafora? È che siamo sempre e solo noi stessi a “muovere”, evocare e a dialogare con le forze oscure: esse abitano “dentro” di noi. Ravenna, nel suo rivolgersi allo Specchio è sola, e desidera spasmodicamente che Freya, sua sorella, diventi come lei.
Le attrici sono di grandi sfaccettature gestuali: oltre alla Theron, c’è Emily Blunt. Mentre i due umani, perfetti per il ruolo, si caratterizzano per una forte componente passionale.
Il regista di questo grande macchinone è Cedric Nicolas-Troyan, che viene dalla direzione delle Second Unit di diversi film, compreso il prequel del ’12, e dagli Effetti Speciali.
Da sottolineare la fotografia, dell’ottimo Phedon Papamichael.
E ricordate: lo specchio delle nostre brame è in noi.