La notte prima dell’esame
di Maurizio Longhi
«Chissà se riusciremo a dormire», se lo chiedono i tanti maturandi che domani affronteranno la prima prova dell’esame di Maturità. Inevitabile provare ansia, avvertire tensione ma, nello stesso tempo, bisogna avere la consapevolezza che il loro valore l’hanno dimostrato nel corso degli anni e non lo si dimostra solo all’esame. La tensione di queste ore, che magari va avanti da settimane se non da mesi, sarà rimpianta tra qualche anno, ci si ricorderà di questi momenti e si pagherebbe oro per riviverli.
Ciascun maturando, adesso, non vede l’ora di mettersi alle spalle banchi e aule e iniziare la vacanza più lunga, ma una emozione così grande non la rivivranno più. Gli esami potranno continuare all’Università ma la Maturità resta unica, perché è il primo vero traguardo. Ci si chiede se la propria preparazione sia adeguata o meno per fare bella figura dinanzi alla commissione, si ripete in continuazione per evitare di essere divorati dai sensi di colpa, si esce per liberare un po’ la mente dai pensieri ricorrenti e opprimenti. L’aria estiva ormai è arrivata, la si percepisce soprattutto dalla finestra aperta mentre si è con la testa immersa nei libri, mentre si scrivono riassunti sul quaderno, mentre si fa una ricerca in rete per arricchire la tesina.
La notte prima degli esami è una notte insolita, ognuno la vive a modo suo, c’è chi chiama la fidanzata/o, chi si riunisce in comitiva, chi ascolta la propria musica preferita, chi vede un film e anche chi seguita a ripetere, ignaro che serve a poco. La mente è già satura: non può incamerare altro e, nell’imminenza dell’esame, necessita solo del giusto riposo, senza chiederle sforzi ulteriori di quelli già sostenuti. Non è una notte come tutte le altre, ci si rende conto che si cresce, c’è chi chiuderà gli occhi e ripercorrerà tutti i momenti più significativi degli anni trascorsi tra i banchi, quell’interrogazione che tanto faceva paura ma poi andata bene, quel compito così difficile, quelle risate fuori alla scuola, quella cena con i professori e la felice scoperta del loro carattere al di là del contesto professionale.
Che sia ben chiaro un concetto: non è un esame a rendere maturo un giovane, proprio per questo la Maturità va affrontata con solerzia e responsabilità ma senza alcuna forma di mitizzazione. I docenti dotati di empatia sono pronti a comprendere lo stato emotivo degli studenti, ciò che non tollerano è il disinteresse e la negligenza, in questi casi il rigore non è mai abbastanza.
«Questa notte è ancora nostra», cantava Antonello Venditti nel celebre testo su cui si rispecchiano i maturandi. Eh sì, questa è la vostra notte, tenetevela stretta perchè porta con sé una magia che, dal vostro cuore, non andrà più via.