La Mostra, Syn-Essenza e Lucia Gangheri
NAPOLI – Nella Sala Foyer del Pan | Palazzo delle Arti in via dei Mille giovedì 16 maggio alle 17.30 si terrà il vernissage della mostra Syn-Essenza dell’artista Lucia Gangheri, curata da Simona Zamparelli.
La serata inaugurale sarà accompagnata dall’intervento teatrale dell’attore Rosario D’Angelo che interpreterà “Seminomena, la parte immateriale del segno“. La mostra è corredata da un nuovo catalogo ragionato edizioni EffEErre (Franco Riccardo Arti Visive) con testi di Simona Zamparelli e Gabriele Perretta.
La personale di Lucia Gangheri intitolata Syn-Essenza è stata, presentata dal critico d’arte Gabriele Perretta e organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, visitabile fino al 3 giugno.
Accostare un pittore,come succede per ogni artista,richiede di collocarsi davanti alla sua opera, valutarne il risultato, ascoltare l’emozione che essa trasmette e reciderne i fili che la legano all’individualità privata dell’autore perché quei legami possono essere fuorvianti.
Nel caso di Lucia Gangheri,tale separazione diventa difficile. Le matrici pittoriche della sua opera, infatti, sono così immedesimate con la sua esperienza umana e con l’ambiente circostante, che la fruizione del suo lavoro è consentita solo a chi tenga presente la vita esistenziale e creativa dell’autore.
Syn-Essenza presenta una molteplicità linguistica attraverso 28 opere in dialogo armonico tra natura e artificio, tra essere dell’opera ed essere appartenenza. Tutti lavori inediti realizzati in PVC e acrilico – testimonianza della continua ricerca sperimentale di Lucia Gangheri – sono accompagnati da 10 disegni tratti dal suo libro d’artista Di-segnare, edito da EffEErrE, presentato lo scorso anno.
L’usufruitore delle opere è “costretto” a volte ad immaginare tante figure,animali e cose appena accennate che lo portano a riflettere sul sentimento della natura con le sue forze primordiali ed in costante mutamento. Il movimento inteso quale principio costitutivo di tutte le cose del mondo e motivi mitico-psichico-spirituale in un incontro cui forse non è estraneo il suggerimento della cultura orientale.
«Lucia Gangheri-scrive Zamparelli- ha realizzato un corpus di lavori frutto della sperimentazione di sé stessa attraverso il simbolo esemplare della vita, della nascita, del mistero riflesso di una porzione di realtà svelata solo attraverso l’estetica … Gangheri, intende donare la bellezza, la purezza, la sessualità, attraverso i suoi fiori, gli animali, la realtà per ritrovare la natura delle cose ed il distacco dalle stesse per riscoprire la sua essenza, un processo che passa in obbligo dalla forma ed arriva al fine ultimo: la nostra natura … Come l’acqua che agita i miei pensieri,-spiega l’artista – ogni piccola onda prende forma e dalla parte più profonda della mia mente, la mano senza intoppo fluida e senza meta, si muove ondeggiando, seguendo il lieve scorrere del mio pensiero e il segno come un fiore si dischiude.Ogni segno come un petalo si apre e prende forma più svariata e tratto dopo tratto il segno si dichiara. Parla della sua volontà e del suo essere al di qua di questo spazio-tempo relativo e contemporaneamente è nel suo spazio-tempo non relativo».
Il lavoro di Lucia Gangheri costituisce un tentativo di ricostruire relazioni invisibili che legano le persone ai luoghi e agli altri individui in uno scambio continuo tra mappatura geografica e mappatura simbolica. Paesaggi dove corpo e mente si incontrano nel loro transito temporale. Mente e corpo, artificiale e naturale sono i temi principali della sua ricerca attraverso fenomeni legati alla percezione e processi cerebrali che permettono di mantenere il ricordo delle esperienze, registrazioni di ricordi visivi che danno vita a complesse sintesi astratte in un senso e figurative in un altro.
«Nell’opera della Gangheri – scrive il critico Perretta- il ritorno della pittura all’ambiente natura è inteso come la banalizzazione delle funzioni e del linguaggio della pittura. Se uno dei principali meriti del ciclo pittorico e “disegnativo” di L. Gangheri è quello di ricordare le differenti specificità di immagine naturale e pratica mediale, in un periodo in cui le due espressioni rischiano di essere confuse o appiattite in un unico senso, un altro è dato dalla modalità rigorosa, per riferimenti, lessico, indagini, con la quale i differenti segni sono stati trattati offrendo, in particolare, la formulazione di diversi possibili paradigmi di riferimento per muoversi all’interno del vasto orizzonte di queste icone distinte, ma non separate. Il ciclo gangheriano rinuncia,infatti, a ridurre il fenomeno della pratica pittorica a una formulazione generica, magari di facile fruibilità ma di scarsa utilità e corrispondenza alla realtà, affrontando la complessità dello stile da prospettive differenti per approcci, riferimenti epistemologici, finalità e interessi, offrendo così un lavoro nel complesso sostanzialmente inedito seppur su di una pratica assai considerata.»