La lapide daziaria del 30 aprile 1751
La memoria storica e l’orgoglio identitario si esprimono con la tutela e la salvaguardia dei beni storici e architettonici della Città: la lapide daziaria del 1751, restaurata, ritorna nel sito originario
di Stanislao Scognamiglio
PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – ’Ncoppo ’o furno, all’odierno civico n.8 di via dell’Università alle ore 14 di venerdì 14 maggio, finalmente è tornata nell’originario sito la lapide “dazaria”.
Sono occorsi ben diciassette mesi per portare a termine il delicato restauro del prezioso documento, primo esempio di calmiere dei prezzi e di aiuto nei confronti dei commercianti che avevano subito “ingiustizie” dagli esattori doganali. In un così largo lasso di tempo, i tecnici della acf restauri srls di Torre Annunziata dell’ingegner Fabio Talpa, sotto l’attenta guida del direttore tecnico restauratore Aurelio Talpa, hanno lavorato su una pietra parlante, che «… si presentava in uno stato di conservazione pessimo, in particolare nella zona alta della lapide dovuto allo stato zuccherino del marmo che nel tempo ha reso a buccia d arancio la superficie marmorea in origine liscia», ha riferito l’artista restauratore, il quale ha anche sottolineato la particolare procedura adottata, presentando la lapide un’accentuata curvatura nella parte centrale. La lastra di marmo, staccata dalla parete, «… è stata consolidata con appositi silicati dati fino al rifiuto. Ripulita dagli strati di sporco e smog accumulati nel tempo, poi, è stata montata su un pannello a nido d’ape su una struttura di ferro acciaioso zincato. Nel vuoto della curvatura è stato iniettato un poliuretano a espansione a consistenza. in modo da formare un cuscino di allettamento».
All’epoca del distacco, sono emersi i due artistici piedini in marmo su cui, anticamente poggiava la lapide. L’averli inconsapevolmente murati, al disotto dei diversi strati di intonaco, che nel tempo hanno rinverdito la facciata dello stabile, rimasti occultati per oltre un secolo, sono tornati alla luce, incorrotti nel loro primitivo splendore.
In passato, i produttori e i venditori dei casali di Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano da qualche tempo erano vessati da alcuni spregiudicati appaltatori del dazio di consumo. Questi, non si accontentavano più di gravare sui tributi locali con il cosiddetto “diritto di Piazza” o “di mercato”, che esigevano puntualmente sulle vendite fatte nel comune. Per ciò, avevano trovato conveniente per loro far corrispondere ai produttori e ai venditori di Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano tale diritto anche per le vendite che si effettuavano fuori comune. In questo modo un contadino che vendeva una salma di fagioli fuori paese, era sottoposto al diritto di piazza come se l’avesse venduta nei casali di Portici, di Resina o di Torre. I continui ladrocini e ogni altro abuso perpetrati dagli assuntori daziali avevano quindi indotto il sovrano Carlo di Borbone, a intervenire drasticamente. A protezione dei produttori e dei commercianti, alla data dell’1 dicembre 1750, il re di Napoli Carlo di Borbone sanzionava un regio decreto, con cui stabiliva dettagliatamente il quantum che gli appaltatori potevano riscuotere dai mercanti. Così, con il reale rescritto, emesso il 30 aprile 1751, veniva regolarizzata l’annosa questione dell’esazione dei dazi. Infatti, non solo erano stati stabiliti i diritti e le tasse da esigersi quale diritto di piazza imposti ai venditori nei precitati casali, ma venivano proibite anche le arbitrarie esazioni, comminando una penale di 100 ducati per ogni infrazione.
La Regia Camera Superiore, subissata dai numerosi continui reclami sull’arbitraria esazione del diritto di piazza, ordinava l’applicazione del decreto reale emanato nel dicembre dell’anno precedente. Per scongiurare ulteriori pagamenti di tasse non dovute e, allo stesso tempo, e conservare il provvedimento immutato nel tempo, a futura memoria, faceva incidere su una lastra di bianco marmo il testo del decreto, in parte scritto in latino e in parte in volgare. Per dare agli interessati immediata contezza, la lapide, il 30 aprile 1751, veniva fatta murare sulla facciata del primo palazzo a destra, all’inizio della salita di Sant’Antonio, l’attuale via dell’Università, dove avevano sede la Dogana e l’Ufficio comunale.
Con il passar del tempo, l’antica lapide “daziaria” come appariva alquanto sporca a causa dei residui di ossido di carbonio emessi dalle autovetture, depositatosi tra le lettere incise, si dava corso a una approssimata pulitura. Nel corso dell’anno 2000, l’Associazione Pianeta Donna Onlus, si era fatta carico di procedere alla pulizia del vetusto monumento. Affidata la commessa a esperti del settore, completati i lavori, eseguiti in loco, la lastra di marmo si presentava tanto bianca che «… più bianca non si può». Ciò perchè, avendo trattato la candida lastra marmorea con particolari solventi, l’incisione non si leggeva più: tolto anche l’inchiostro, si intravedevano appena soltanto i solchi delle lettere incise, pezzi delle singole parole.
Avvicinandoci ai nostri giorni, la lapide “daziaria”, si presentava piuttosto «… gonfia nella parte centrale e tendeva a spaccarsi al centro», per cui era palesemente a rischio crollo. Richiedendo un urgente intervento, era stata già presentata «… una richiesta di verifica e messa in sicurezza alla soprintendenza» ai beni e alle attività culturali, competente per territorio.
L’Associazione culturale Portici Borbonica, riferisce il presidente ingegner Alessandro Caramiello, si prefigge di «… tutelare e salvaguardare i nostri beni storici e architettonici, potenziali attrattori che, se ben pubblicizzati ,potrebbero creare turismo attirando cittadini da tutto il mondo così come già avviene per il puttino di Bruxelles o la sirenetta di Copenaghen». Perseguendo gli scopi statutari, in data 19 dicembre 2018, il portavoce della citata Associazione, anche in qualità di Consigliere comunale di Portici, denunciava lo stato di degrado e di abbandono della lapide sia all’ufficio tecnico del Comune di Portici sia alla Soprintendenza ai beni e alle attività culturali di Napoli.
Accertato lo stato di pericolosità, l’Amministrazione civica, a mezzo dell’Ufficio tecnico, provvedeva alla messa in sicurezza parziale della marmorea memoria. Accentuandosi i segni di cedimento, il 15 febbraio 2019, esponenti della citata Associazione unitamente ai tecnici della Soprintendenza effettuato un sopralluogo, constato lo stato di estrema pericolosità, stendevano «… una relazione approfondita al comune chiedendo d’intervenire quanto prima per mettere in sicurezza la lapide settecentesca». Di li a poco, il 12 luglio 2019, «… il Dirigente di settore, con Determina Dirigenziale n° 1070 affidava a una ditta il restauro» di due significativi monumenti della storia cittadina: la lapide “daziaria” e l’Epitaffio, primo manifesto di protezione civile al mondo, eretto nel gennaio del 1632 a ricordo della tragica eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, che provocò la morte di 4.000 Porticesi.
Il 13 gennaio 2020, la lapide veniva staccata dai tecnici del laboratorio assegnatario e si procedeva a mettere in atto gli opportuni interventi di restauro conservativo.
Nei primi giorni di maggio 2021, sulla parete ripristinata, i tecnici procedevano a preparare i punti di fissaggio e di appoggio indispensabili a sostenere la lapide restaurata.
Questo il testo originario dell’iscrizione:
CAROLUS. DEI. GRATIA. REX
UTRIUSQ. SICILIAE ET HIERUSALEM INFANS HISPANIAE
DUX PARMAE PLACENTIAE ET CASTRI
AC MAGNUS PRINCEPS HAEREDITARIUS ETRURIAE
BANNO DE PARTE DELLA S. R. M. E DEL SUO TRIBUNALE DELLA R.
CAM.
STANTINO I RICLAMORI DI PIÙ PERSONE FATTI CON.TRO GL. AFFITTATORI
DEL JUS DELLA PIAZZA DELLA TORRE DEL GRECO, RESINA, PORTICI E CREMANO
PER LA INDEBITA ESAZZIONE DELLE ROBBE ALTROVE
CONTRATTATE, TRATATOSI L. AFFARE IN R.A CAM.A A P.A XBRE
1750 FU ORDINATO QUOD UNIVERSITATES TURRIS OCTAVAE
RESINAE, PORTICI ET CREMANI EORUQ CONDUCTORES JURIS
PLATEAE SE ABSTINEANT AB INDEBITA EXACTIONE SUB NOMINE
DICTI JURIS PLATEAE PRO CARRI CURRICULIS SALMIS ALYSQ
OMNIB.S VEHICULIS TRANSEUNTIB.S PER CASALIA PRAEDICTA
IBIQ.VECTIGALIA ET BONA IMMICTENTIBUS TAM A CIVIBUS
QUAM AB EXTERIS DUMODO NON CONTRACTENTUR VENDEN
DO ET EMENDO IN YSDEM CASALIB.S QUO CASU JUS
PLATEAE PRO D.A CONTRACTATIONE EXIGATUR AB EXTERIS
TANTUM ET AD RATIONEM PRO NUNC SALVIS JURIBUS R.O
FISCO CONTENTAM IN ISTRUM.O DE ANNO 1737 FOL. X ET
BANO A. 1738 FOL. 13 CAP. 6 NEMPE GRANORU
QUATUOR PRO SINGULO CARRO GRANORU DUORU PRO
QUOLIBET CURRICULO AUT SARCINA SIVE SALMA RERU . EM
PTARU VEL VENDITARU AB EXTERIS IN CASALIB. PREDI
CTIS ET EXCEPTIS HERBIS AUT FOLYS VIRIDIBUS VENIEN
TIBUA A PALUDIS NEAPOLITANIS QUAE TRACTARI DEBENT IMMUNES
PRO QUO EFFECTU PUBLICETUR BANNU IN SUPRADICTIS UNIVER
SITATIB.S PRO OBSERVANTIA PRESENTIS DECRETI SUB PAENIS
ADMINISTRATORIB.S ILLARU ET CONDUCTORIB.S DICTI JURIS PLATEAE
OMNIBUSQ CONTRAVENIENTIB.S DUCATORU CENTU QUALIBET VICE
ET TRIREMIU ALYSQ AD ARBITRIU R.E C.AE ET ERIGATUR
LAPIS MARMOREUS PLATEIS DICTARU UNIVERSITATU SUMTIB.S
ILLARU CU INSCRIPTIONE BANNI PREDICTI UT SIT OMNIBUS
AD NOTITIAM – RUOTI – R. FISCUS – SCAROLA
ACT.US – E TRATTATOSI D.O AFFARE DI NUOVO IN QUESTO TRIBU
NALE A 15 DEL PASSATO FEB.O CORRENT’AN. 1751 FU ORDINA
TO ESEQUIRSI IL SUD.O PREIN.O DECRETO PER IL DI CUI
EFFETTO S’È FORMATA LA SEGUENTE TARIFFA, CIOÈ
PER OGNI CARRO DI VETTOVAGLIA E COMESTIBILI CHE
- OGN’ALTRO GENERE DI ROBBA SI CONTRATTA DA FORESTIERI
COMPRANDO O VENDENDO IN CIASCHED.O DI D.I CASALI,
GRANA ==== 4
PER OGNI CARRETTA PROUT S.A ==== GRANA 2
PER OGNI CARICO DI SOMA PROUT S.A ==== GRANA 2
CON TRATTARSI FRANCHE ET IMMUNI TUTTE LE SOME DI
VERDUME CHE DALLE PALUDI DI Q.A CITTÀ SI PORTANO A
VENDERE IN D.I CASALI
PER TANTO PÑTE BANNO S’ORD.A E COMANDA CHE DA
OGGI IN AVANTI PER ESECUZ.E DE SUD.I DEC.TI LI SUD.I
CASALI E LORO AFFITTATORI DEL JUS DI PIAZZA DEBBANO
ASTENERSI D’ESIGERE ALTRI DERITTI SOTTO QUALSIASI TITOLO
FUORCHE L. ESPRESSATI NELLA D.A PREINTESA TARIFFA E CIÒ
SOTTO LE SUD.E ESCRITTE PENE E COSÌ S’ESEGUA PER
QUANTO SI TIENE CARA LA GRAZIA REGIA DATU NEP. EX
REG.A CAM.A SUM.E DIE 30 M.S APLIS 1751
– R. FISCUSUS – D. MATTHEUS DE FERRANTE. M. C. – D. FRAN.S
VARGAS MACCIUCCA ==== DOM.S ANT.S SCAROLA ACT.S
L’iscrizione, volta in lingua italiana, recita:
«Carlo per la grazia di Dio, Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, infante delle Spagne – Duca di Parma e Piacenza e di Castro – Grande Principe ereditario di Etruria – Toscana – Decreta da parte della Sua Reale Maestà e del suo tribunale della Reale Camera, che stante ai reclami di parecchie persone, prodotti contro gli imprenditori delle tasse sulle piazze o dei diritti gabellarii dei Comuni di Torre del Greco, di Resina, di Portici e di Cremano per l’indebita esazione delle merci altrove comperate, discussosi l’affare nella regia Camera ai primi di dicembre del 1750 – fu ordinato che ciascuno dei Comuni della Torre del Greco, di Resina, di Portici e di Cremano e per loro gli assuntori del diritto di piazza si astenessero dall’indebita esazione suaccennata – Detto diritto di piazza per i carri, i carretti, le some inclusivamente, e per tutti i veicoli di passaggio per i predetti casali, ed ivi si riscuoteranno le gabelle e gli utili per i generi importati tanto dai cittadini, quanto dagli stranieri, purchè non sieno stati contrattati per vendita o per compera nei medesimi Comuni; nel quale caso il diritto di piazza per la detta contrattazione si esigerà dai forestieri in tanto ed in ragione dei diritti non eccedenti quelli dell’istrumento del regio fisco dell’anno 1737, foglio decimo e bando 1738 foglio 13 capitolo sesto, cioè di quattro grana per ciascun carro, di due grana per qualsiasi carretto ovvero peso, ossia salma dei generi dei vicini, o dei venditori dell’estero nei casali predetti, ed eccettuate le erbe o foglie verdi provenienti dalle paludi napoletane, le quali si debbono ritenere immuni da qualsiasi pubblico decreto nelle sopradette università, soggette ai presenti decreti, sotto le pene per gli amministratori e gli assuntori dei detti diritti di piazza ed a tutti i contravventori di cento ducati, in qualunque modo esclusivamente ad arbitrio della Regia Camera, con ordine di erigersi una marmorea lapide nelle piazze di quelle dette università con iscrizione del decreto predetto, affinchè sia a tutti noto – Dalla rota o tribunale – il regio fisco – Scarola agente – E trattatosi detto affare di nuovo in questo tribunale ai 15 del passato febbraio, corrente anno 1751, fu ordinato eseguirsi il suddetto preindicato decreto per il di cui effetto s’è formata la seguente tariffa, cioè: per ogni carro di vettovaglia e commestibili, che di ogn’altro genere di roba si contratti da forestieri, comprando o vendendo in ciascun di detti comuni – grana – 4 per ogni carretta, secondo il numero delle sacca – grana 2 per ogni carico di soma a seconda delle sacca – grana 2 con trattarsi o ritenersi franche ed immuni, ossia senza tassa di gabella, tutte le some di verdura, che dalle paludi di questa città (Napoli) si portano a vendere in detti Casali. Pertanto col presente bando si ordina e si comanda che da oggi in avanti per esecuzione de’ suddetti Decreti, li suaccennati Casali e loro affittatori del diritto di piazza debbono astenersi di esigere altri diritti o tasse sotto qualsiasi titolo, fuorché i notati nella prestabilita tariffa; e cioè sotto le comminate pene, e così si eseguisca detta legge, se vuolsi tener cara la grazia regia. Data in Napoli dalla Regia Camera Superiore il giorno 30 del mese di aprile 1751- Il Regio Fisco – D. Matteo De Ferrante. M. C.- D. Francesco Vargas Macciucca – Domenico Antonio Scarola Agente».
Finalmente si riesce a leggere questa magnifica lapide.lode a quanti hanno contribuito al suo risanamento ed al ripristino del luogo dove tutti potranno ammirarla.
Preg.mo Sig. Cozza
la ringraziamo per l’attenzione e, soprattutto, per la lode da Lei rivolta a quanti tengono a cuore la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale della nostra Portici.
Cordialmente
Stanislao Scognamiglio
Complimenti allo scrittore per queste pagine di storia.E’ evidente che l autore é padrone della materia e della lingua italiana.
Preg.ma Sig. Maria Rosaria Battaglia, la ringraziamo innanzitutto per l’attenzione prestataci e, in second’ordine, per l’apprezzamento espresso allo scritto e all’autore di queste piccole pillole di storia locale.
Cordialmente
Stanislao Scognamiglio