La festa delle galline
di Michele Di Iorio
PAGANI (SALERNO) – La Campania è piena di tradizioni e feste che affondano le radici in tempi remoti. Non fa eccezione Pagani, la più antica e bella città dell’agro nocerino, che domenica 3 aprile è stata meta di una magnifica escursione organizzata dall’associazione culturale Anima di Napoli.
Pagani, cara alla tradizione cavalleresca, è il luogo che diede i natali a Ugo de’ Pagani, marchese di Bracigliano e patrizio di Pagani e di Nocera, fondatore nel 1118 dell’ordine equestre della Milizia di Gesù Cristo, i Templari.
Sono questi i giorni magici della cittadina salernitana: è la festa della Madonna delle galline. Le vie infiorate di Pagani si sono animate dall’alba, già impregnate dal profumo dei carciofi arrostiti, distesi sulla brace dappertutto: sui balconi, addobbati con la “coperta buona”, nei cortili infiorati, ovunque ci sia un piccolo spazio disponibile.
La statua della Madonna è “uscita” dalla chiesa alle 18 del Venerdì Santo dopo la funzione, per poi rientrare poco dopo. Fuori l’hanno accolta da fedeli e tammorari provenienti da tutta Italia, in particolare da Roccarainola, Cicciano, Somma Vesuviana, Pomigliano, Sant’Anastasia e latri paesi della Campania, con in testa il famoso Angelone, fruttivendolo, tammorraro e inventore di strumenti musicali.
In questa atmosfera di fede genuina e suoni serratissimi non poteva mancare Enzo “Tammuriello” Esposito di Secondigliano. Classe 1986, musicista, attore teatrale, esecutore di villanelle e canti popolari. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, racconta che iniziò la sua carriera come musicista di strada a 9 anni. Dal 1996 partecipa alla festa della Madonna delle Galline.
Il suono delle tammorre e delle nacchere di legno ritma l’attesa della Vergine Maria del Carmelo tra i toselli, tipici altari allestiti in ogni quartiere. Un brusio fa da sottofondo: sono i pigolii dei pulcini, le voci di giostrai e urla eccitate, inframmezzati dai botti dei fuochi d’artificio.
I fedeli giunti da ogni parte, anche dall’estero, sono coinvolti nelle antiche danze polari che risalgono al 1400. In questa atmosfera ci si sente veramente fratelli, come a casa propria. È un appuntamento annuale che richiama un gran numero di persone, tanto che alcuni dormono per strada. Riecheggia il canto preparatorio tradizionale a fronna ‘e figliola … Dopo aver fatto visita ai toselli ed edicole sacre dei quartieri storici della città si ritira al tramonto in chiesa…
La domenica di Pasqua dal santuario parte la processione con i capiparanza in testa e giunge alla Basilica. Qui i capofila battono sette colpi con i pugni sul grosso portone di legno: simboleggiano le 7 le porte e le 7 “Madonne sorelle” care alla tradizione campana. Invocazioni e canti e la porta si apre. Scrosciano gli applausi: ecco che ‘a Maronna “esce”.
La statua della Vergine si rifà al quadro della Madonna nera del Carmelo ritrovato tra galline che razzolavano nella città salernitana di Tramonti agli inizi del 1600. Per tre volte l’immagine fu posta in salvo e infine portata a Pagani dai fedeli.
In ricordo di quel miracoloso rinvenimento il simulacro ancora oggi ha ai suoi piedi galline, galli e un pavone. Sulle spalle, braccia e perfino sul capo sono posate bianche colombe, che stranamente non lasciano la statua. Tutt’intorno volatili di ogni tipo: sembrano scortare e proteggere la Madonna che avanzerà tra petali di fiori, coriandoli e lo scoppio dei mortaretti.
Le campane delle chiese suonano a distesa: il carro della Madonna, seguito dai fedeli, sarà accompagnato dalle Forze dell’Ordine e dai cavalieri dell’Arciconfraternita di Santa Maria del Carmelo, con mantelli bianchi che ricordano quelli templari.
I tammorrari depositano ai piedi del simulacro in segno di rispetto i loro strumenti, togliendoli alle 9.15, quando il corteo finalmente si muove.
La processione della Madonna delle galline parte e quindi si ferma davanti la chiesa di Sant’Alfonso dove avviene il consueto scambio di doni con i Padri Redentoristi: la Vergine riceve due gallinelle e gli alfonsini altrettanti galli o colombe. Poi prosegue il suo cammino attraverso via Matteotti, abbascio ‘a lamia, fino a via Nova.
Alcune case del centro storico offrono gratuitamente ai visitatori una grande varietà di vino e cibo, dal dolce al salato, mettendo a disposizione gli alloggi per riposare.
I fedeli pregano, chiedono grazie, mettono bigliettini ai piedi della Madonna, porgono i loro bambini per la benedizione.
La processione sosta davanti lo storico tosello “madre” del cortile Califano, risalente al 1609. Dopo i rituali 7 copi al portone si sciolgono i canti a figliola e le tammorre suonano con un ritmo in crescendo. Poi un momento di commozione: il ricordo di Franco Tiano, allievo di Gioacchino Moscariello di Casa Marrazzo. Tiano, detto l’Africano, storico capotosello, tammorraro, poeta, morto nel 2008 a 54 anni, stese il programma dell’attuale festa della Madonna delle galline.
Infine la statua della Vergine rientra in basilica. È tardissimo: il popolo continua a ballare fino a notte alta con ritmi frenetici compiendo i famosi cerchi collettivi dell’amore.
La festa è finita, ma già si pensa a quella dell’anno prossimo …