La Doula e il figlio di Harry e Meghan. A colloquio con Oksana Shvet
di Carlo Alfaro
Lauren Mishcon, inglese, 40 anni, madre di tre figli, è la Doula, figura assistenziale non sanitaria che segue e offre sostegno a una donna incinta durante tutta la gestazione e nel periodo successivo al parto, sulla base della sua esperienza di mamma e in seguito a dei corsi professionali) più famosa del mondo, perché ha assistito la duchessa di Sussex, Meghan Markle, moglie del principe Harry d’Inghilterra, per la gravidanza e il parto dell’attesissimo royal baby, Archie, nato il 6 maggio 2019.
Ma anche in Penisola sorrentina abbiamo una Doula “doc”, Oksana Shvet, che da anni svolge questo lavoro con estrema passione e competenza, dopo essersi formata con l’associazione italiana Mondo Doula, integrando il percorso con altri studi e un suo cammino personale.
«Penso che quasi tutte le donne siano un po’ “Doule” l’una per l’altra. Chi vuole mettere in gioco il proprio istinto di accudimento e solidarietà femminile e intraprendere questa strada, può approfondire l’argomento nella “Scuola delle Doule”. Ma a tutte le mamme che alla notizia che la duchessa Meghan Markle ha assunto una Doula per la sua gravidanza e il parto, hanno pensato che solo avendo il sangue blu si possa fare una cosa simile, garantisco che no, ogni donna comune è speciale e merita di avere una Doula affianco!»
La figura della Doula è molto diffusa da anni nei Paesi del Nord Europa e negli Stati Uniti, ma si sta piano piano affermando anche nei Paesi dell’Est Europa, Asia e Sud America. Spiega Oksana: «La Doula è una figura professionale che assiste e accompagna una madre durante la gravidanza (certe volte anche prima), nel travaglio, nel parto e nel post-parto, solitamente fino al primo anno della vita del bambino. Il termine Doula deriva dal greco e significa “colei che serviva alla madre“, una donna che fornisce il suo supporto ad un’altra donna incinta o col bambino piccolo. Essere affiancati da una Doula che ti guarda, ti ascolta senza giudizio, si prende cura di te, ti protegge e ti sostiene nel periodo più delicato della tua vita di donna, può davvero fare la differenza durante la maternità.»
Una sorta di “tata” della mamma, dunque. In ogni periodo della vita di una madre, la Doula svolge un ruolo specifico mettendo in atto azioni e compiti di sostegno e tutela, come sottolinea Oksana: «In gravidanza, l’aiuto della Doula comprende l’accompagnamento alle visite mediche, un sostegno nelle decisioni, un appoggio per i momenti di sfogo e una risposta pratica per i dubbi. Può essere utile nel reperire le informazioni necessarie e aiutare negli acquisti per il bambino. Può organizzare con le amiche e i parenti della donna nella prossimità del parto la festa “Blessingwey“, per celebrare la futura madre e darle una giusta carica di positività per affrontare il cambiamento nella sua vita. Nel travaglio e nel parto, la Doula accompagna la coppia in modo continuativo, creando un lavoro di squadra, offrendo la reperibilità e sostegno non solo alla mamma ma anche a tutti i membri della famiglia, che possono sentirsi un po’ spaesati, e si assicura che i desideri e i bisogni della mamma siano rispettati. La Doula è utilissima anche quando si rientra a casa dopo la nascita. Nei primi giorni è un prezioso aiuto nel sostenere l’allattamento, il riposo della mamma, l’acquisizione da parte del papà del suo nuovo ruolo. Può fare le faccende di casa, sbrigare le commissioni, permettere alla mamma di fare una doccia o accompagnare il fratellino grande a scuola. Può aiutare ad elaborare l’esperienza del parto e se la mamma desidera, preparare il “’Rebozo“. So che destano molta curiosità queste strane feste del Blessingway e del Rebozo.»
Oksana spiega che sono riti antichissimi completamente dedicati alle future mamme e alle neomamme, e precisa: «Blessingway letteralmente vuol dire “Via della Benedizione“, è un antico rito Navajo. Adesso è diventata una vera e propria festa per celebrare la futura mamma che sta per accompagnare in questo mondo una nuova creatura. Diventa un’occasione speciale per far sentire alla donna di essere preziosa, accompagnata e sostenuta. Di solito questa festa viene organizzata dalla sua Doula con le altre donne care alla futura mamma, con quali sente di avere delle affinità. Circondata da loro, sarà caricata di sensazioni e ricordi positivi per affrontare con serenità e con “la forza delle donne“ questo passaggio della sua vita. Gli elementi della festa possono essere tanti: tisane, oli profumati, massaggi e coccole, la realizzazione insieme della collana del parto, disegni sul pancione, piccoli doni delle amiche per ricordare la solidarietà tra donne, canti, danze e tante altre attività che fanno stare bene la futura mamma. Per questo ogni Blessingway è diverso dall’altro: si organizza in base al carattere e le esigenze della futura mamma. Invece la CHIUSURA NEL REBOZO si pratica dopo che la donna già ha dato alla luce il bambino, e si riferisce alle difficoltà della donna che ha concluso un ciclo e non si riconosce più: la gravidanza è finita e nessuna è più quella che era prima, né quella che è stata durante la gravidanza… Conclusa la gestazione con la nascita si chiude a tutti gli effetti un ciclo, il grande rito di passaggio della nascita è concluso e celebrare la chiusura di quel ciclo ha un grande valore. Non si tratta solo di un chiudere un ciclo, ma di “chiuderci“ dopo una apertura fisica ed emotiva profondissima ‘rimettendo insieme i pezzi, i pezzi di noi stesse. Celebrare quindi la chiusura dopo il parto consente di richiamare l’energia a sé, per tornare a sentirsi integre e incamminarsi nella maternità con onore e nuovo vigore.
Quella del Rebozo post parto è una pratica antichissima che consiste nell’avvolgere e chiudere dalla testa ai piedi, ogni zona del corpo che si è aperta, durante il parto, con l’ausilio del Rebozo, un rettangolo di tessuto tipico dell’abbigliamento femminile messicano, realizzato in cotone, lana o seta. Quello del Rebozo è in realtà, un rito che si può offrire a chiunque senta la necessità di chiudere un ciclo della vita, sia per un evento piacevole, come la nascita, ma anche per un cambiamento di vita: lavoro, trasloco o, qualcosa che ha provocato una rottura, un dispiacere, come una malattia, una separazione o perdita. Il sentirsi racchiusi nel tessuto dà una sensazione di contenimento, calore, rifugio e sicurezza, che associato al movimento ritmico e al cullamento, porta a un profondo rilassamento. Dopo questa cerimonia le mamme avvertono la sensazione di una nuova integrità e ricarica che permette di tornare dal loro bambino con rinnovate l’energia e la consapevolezza di sé. Sembrano diversi, ma questi due festeggiamenti sono finalizzati a far stare bene la donna divenuta mamma, a farle ricordare la sacralità del suo ruolo e ricordarle che ha dentro un mondo.»
L’utilità del ruolo della Doula è scientificamente provato, come ricorda ancora Oksana: «Da anni le ricerche scientifiche, riportate su Pubmed, sottolineano che la presenza della Doula affianco a una donna durante il travaglio riduce la durata dello stesso e la possibilità che insorgano complicazioni. Inoltre si riduce del 60% la richiesta di analgesia epidurale, del 50% il ricorso al cesareo, del 30% il ricorso all’anestesia generale. Secondo le ricerche, inoltre, il suo supporto attutisce il “trauma“ del rientro a casa e la depressione dopo il parto. Le mamme si sentono meno sole e angosciate. Oggi sempre più donne sperimentano la depressione post-partum, perché nelle società moderne ci si allontana sempre di più dalla nostra vera natura, dall’intuizione, dalla condivisione con i nostri simili, infine da sé stessi. Fatichiamo a cogliere in tempo i segnali di malessere emotivo, che nasce dalla sottovalutazione dei propri bisogni e necessità, figuriamoci a prevenirli. Chiedere aiuto pensiamo sia un segno di debolezza anziché un’estrema saggezza e maturità. Abbiamo messo da parte la nostra natura, la nostra essenza, i nostri sogni. Ci siamo ritirati dal confronto con gli altri, dalla condivisione. Penso che la mancanza dei semplici rapporti umani, di una amichevole chiacchierata, di un abbraccio fraterno o del sorriso incoraggiante, sia alla base di tutte le forme di depressione, e ancor più in quella del post-partum, perché la fragilità di una donna in puerperio è intensa e va accolta e sostenuta moltissimo.Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’assistenza intrapartum, aggiornate nel 2018, a tutti gli effetti fanno rientrare le Doule tra gli accompagnatori a cui tutte le donne hanno diritto durante il travaglio. Tuttavia non dimentichiamo che la Doula è una figura sì professionale ma non sanitaria, regolamentata dalla legge 4 del 14 gennaio 2013. In nessun modo si sostituisce a medici e ostetriche, bensì collabora con loro, affinché la donna possa vivere l’esperienza della maternità da protagonista e in modo positivo.»
Caratteristica del lavoro della Doula è il personalizzare il suo intervento a seconda del tipo di madre e dei suoi bisogni. Chiarisce la Shvet: «La Doula si adatta a qualsiasi bisogno della mamma o futura mamma, che può variare da donna a donna. Lei può aver bisogno di una tazza del thè profumato o di un pasto caldo, del sostegno fisico nel travaglio oppure del massaggino rilassante quando si fanno sentire i dolori alla schiena. Anche quando una donna necessita di essere ascoltata, supportata nelle sue scelte, sostenuta nelle sue ricerche, coccolata e abbracciata nei momenti della sua fragilità, incoraggiata mentre nasce madre, una Doula si troverà al posto giusto.
Può capitare che qualche mamma chieda il supporto della Doula quasi 24 ore su 24 per tutto il tempo della gravidanza, altre richiedono solo un paio d’incontri prima di partorire, qualcuna vuole assolutamente una Doula affianco durante travaglio e parto, invece tante altre cercano sostegno subito dopo essere diventata mamme. In ogni caso, il rapporto che si instaura tra la Doula e la donna è bellissimo! La Doula qualche volta viene chiamata “La Mamma della Mamma“, il che rispecchia proprio il suo ruolo di accudimento. Ma oltre questo, la Doula è una donna che crede in un’altra donna, che l’aiuta a trovare le sue qualità e i suoi punti di forza.»
La Doula lavora molto anche sul partner, il futuro padre, affinché sia collaborativo e presente. Il principe Harry è stato per esempio ben istruito dalla Doula su ciò che doveva fare durante il parto per supportare la moglie. La Doula e il padre devono lavorare in sinergia, come chiarisce Oxsana: «Nel percorso di diventare madre, viene naturale cercare una condivisione tra donne, un confronto con una figura materna, per rendersi consapevole della propria identità femminile e conoscere la natura della propria forza creativa in quanto donna. D’altronde, il partner inevitabilmente è coinvolto emotivamente, perché insieme al bambino nasce anche un papà, con le sue insicurezze e fragilità. Qui la Doula diventa un collante che aiuta la coppia a vivere questo momento insieme. Anche i papà vanno informati e preparati, anch’essi meritano di essere ascoltati e supportati.»
E Oxsana conclude con un messaggio forte: «Si è detto: “Se vi importano i figli, prendetevi cura delle madri“. E le Doule da sempre hanno nel cuore questo concetto.»