Culturaracconti

Ingabbiato

Veniva da lontano: arrivato attraverso il mare, si ritrovò in un habitat sconosciuto e finì ingabbiato …

di Giovanni Renella

A vederlo così, dimenticato in un angolo, nessuno lo avrebbe valutato poco più di qualche centesimo; eppure vantava antiche e nobili origini mediterranee.

La cittadina di Calangianus, nel nord della Sardegna, si era rivelata, nel tempo, il luogo ideale dove mettere le radici.

Nel caldo clima di quel luogo, in cui viveva godendo del sole e del refrigerio del vento che lo accarezzava, mai avrebbe immaginato le trasformazioni che un fato avverso gli riservava: un destino tanto spietato da farlo finire rinchiuso in un’angusta gabbia di metallo.

Da piccolo gli era giunta l’eco della storia di un suo avo ridotto in cattività nell’antica Atene del V secolo avanti Cristo, ma non aveva mai voluto dare credito a quella che si ostinava a credere fosse una fandonia raccontata dagli adulti ai più piccini, solo per il sottile e sadico gusto di farli spaventare.

Purtroppo, si era dovuto ricredere.

Appena divenuto maturo, era stato strappato dal suo habitat e trasformato nell’aspetto.

Messo insieme ad altri suoi simili, era stato trasportato in continente e da lì era cominciato il suo viaggio che, attraverso le Alpi, si era concluso in Francia.

In quella terra straniera, uomini di cui non conosceva la lingua lo avevano marchiato a fuoco, compresso e ingabbiato per non farlo muovere.

Tenuto prigioniero da una capsula metallica, era stato costretto ad un’immobilita forzata per un lungo periodo.

Poi, quando ormai disperava di poter tornare a essere libero, una mano all’apparenza pietosa, lo aveva svincolato dalla gabbia di metallo che lo teneva prigioniero.

La gioia, però, era durata solo pochi istanti perché, quella stessa mano, che poco prima gli era sembrata così caritatevole, ora gli stava stringendo il collo e sentiva di essere sul punto di affogare da un momento all’altro.

Al tentativo di strangolamento seguì una pressione intensa e altrettanto dolorosa, esercitata da un pollice che gli premeva sotto la gola: quello strazio, per fortuna, durò solo pochi istanti.

Alla fine il povero turacciolo di sughero, stappato dalla bottiglia di champagne e volato lì per terra, riuscì, dimenticato da tutti, a riacquistare la libertà perduta.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n. 7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. Sempre, nel 2020 i suoi racconti“Il sogno”, “Innocente evasione” e “Mamme!”sono stati premiati e inseriti nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik. 

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